Sunstein: la democrazia nell’epoca dei social

Sunstein: la democrazia nell'epoca dei social

Edito in Italia da Il Mulino, #republic – La democrazia nell’epoca dei social media è il libro di Cass R. Sunstein, docente presso la Harvard Law School, pubblicato nel 2017.

«In una democrazia ben funzionante, le persone non vivono chiuse in camere di risonanza o in bozzoli di informazione. Ai loro occhi e alle loro orecchie giunge un ampio ventaglio di temi e idee, e sarebbe così anche nel caso in cui non dovessero scegliere di guardare o ascoltare proprio quei temi e quelle idee».

Queste le parole con cui si apre #republic, l’opera di Cass R. Sunstein in cui si spiega perché per il bene del sistema democratico, soprattutto inteso nella sua accezione deliberativa, i gusti, le idee e le emozioni dei cittadini non dovrebbero essere sempre assecondate rispettando il principio della sovranità del consumatore a discapito della sovranità politica.

Infatti, per come si presenta oggi, la rete è composta da tante echo chambers (camere dell’eco) all’interno delle quali gli utenti non fanno che riascoltare tutto ciò che vogliono escludendo tesi ed argomentazioni contrarie al loro punto di vista.

La crescente possibilità degli utenti-cittadini di filtrare i contenuti e la possibilità dei provider di assecondare le loro preferenze, secondo l’autore, è un problema perché porta ad una crescente frammentazione e polarizzazione della società.

Se osservati da una prospettiva economica, tali fenomeni sono naturali dal momento che l’unico e legittimo obiettivo delle aziende private è il profitto. Sarebbe un errore, come riconosce lo stesso Sunstein, accusare Facebook o Twitter di voler rendere l’esperienza del consumatore gradevole dato che massimizzare il suo tempo di permanenza sulle loro piattaforme è ciò che genera un guadagno.

Il problema si presenta quando si osserva tutto ciò dal punto di vista democratico. Ricostruendo l’approccio dei padri costituenti americani, Sunstein spiega come alla base del modello democratico rappresentativo ci fosse l’idea di una cittadinanza informata, pronta a dialogare e giungere ad una sintesi. Una forte fiducia nel dialogo razionale che, tuttavia, presuppone la condivisione di informazioni, spazi (virtuali o fisici) ma, soprattutto, discussioni.

Anni addietro la maggior parte delle persone si informava tramite quelli che Sunstein definisce come «mediatori dell’interesse generale» cioè quotidiani, riviste, emittenti televisive o radiofoniche che obbligavano le persone a leggere, guardare o ascoltare anche argomenti, punti di vista o persone che non avrebbero altrimenti cercato.

A discapito dei mediatori dell’interesse generale, negli ultimi anni si sono affermati i «mediatori dell’interesse particolare» che permettono all’utente di ignorare tutto ciò che non stimola la sua attenzione. Se considerato singolarmente ciò non costituisce un problema e, anzi, è perfettamente ragionevole. Ma se milioni di persone osservano milioni di rappresentazioni diverse della realtà diventerà per loro impossibile riunirsi e discutere razionalmente. Oltre al rischio di non capirsi più a causa della mancanza di un’unica realtà (o di un’unica rappresentazione della realtà) di riferimento, c’è il pericolo di una discussione sempre più polarizzata che in una spirale negativa porta all’emersione di estremismi.

Secondo la “dottrina del foro pubblico” elaborata dalla Corte Supreme statunitense, ogni strada o parco deve essere mantenuto disponibile anche per permettere ai cittadini di «riunirsi, comunicare con gli altri e discutere di questioni di pubblico interesse». Tale dottrina, nota l’autore, genera per gli oratori che lo desiderino un diritto di accesso generalizzato a cittadini eterogenei e rappresentanti. Allo stesso tempo, per tutti gli altri cittadini crea l’opportunità di ascoltare opinioni diverse.

Ciò, e questo è il fulcro del ragionamento di #republic, è «in stretta relazione con gli ideali democratici» dal momento che i «padri fondatori diedero grande rilievo all’idea di cittadini che non si limitano a perseguire il proprio interesse personale in senso restrittivo». Secondo l’ideale democratico deliberativo, l’eterogeneità è una ricchezza ma affinché la democrazia funzioni le persone devono condividere un insieme di valori e doveri.

Date queste premesse, secondo l’autore il principio di sovranità del consumatore sta minando la sovranità politica dal momento che non permette una cultura condivisa o deliberativa.

All’interno di #republic Sunstein riflette su tutto ciò e analizza, anche attraverso casi pratici, i sempre più importanti fenomeni di frammentazione e polarizzazione della comunicazione pubblica, delle cascate informative e reputazionali e dei comportamenti individuali in questo contesto. L’autore, inoltre, riflettendo sulla natura dell’informazione come bene pubblico, spiega anche perché alcune forme di regolamentazione sarebbero auspicabili e avanza delle proposte. Tra le varie, quella più interessante è l’idea di offrire agli utenti la possibilità di scegliere criteri algoritmici che permettano loro di entrare in contatto anche con informazioni, persone ed eventi a cui non dovrebbero apparentemente essere interessati.

Sebbene Sunstein analizzi le criticità democratiche causate dalle nuove tecnologie, l’opinione dell’autore è che queste offrano molte più opportunità che rischi dando la possibilità ad un numero infinito di persone di informarsi, incontrarsi e discutere. Il problema è perseguire l’interesse generale in un contesto plasmato dalla ricerca del profitto in cui tanto i produttori quanto i consumatori sono legittimamente portati a perseguire un interesse personale.

 

Fonte immagine: https://www.mulino.it/isbn/9788815273772

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A proposito di Salvatore Tramontano

Studia Mass Media e Politica presso l'Università di Bologna. Scrive per capire cosa pensa.

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