Táo Qián: vita e opere del poeta cinese

Táo Qián

Táo Qián (noto piuttosto con il nome di Táo Yuānmíng) è stato un poeta cinese daoista, vissuto tra il IV e il V secolo e fondatore della poesia idilliaca. L’appellativo che decise di attribuirsi fu quello di “Maestro dei cinque salici”, che utilizzò come etichetta nei suoi primi componimenti autobiografici. Tuttavia, la traduzione letterale di Táo Qián era “Tao ritirato” che venne adottata quando si ritirò dall’attività politica come funzionario.

Egli proveniva da una famiglia aristocratica caduta in disgrazia che non godé della posizione di rilevo che appartenne ai suoi antenati. Malgrado ciò, visse una vita felice e serena, a contatto con la natura. Per numerosi anni, Tào svolse delle funzioni amministrative presso la corte che lo spinsero, in seguito, a dimettersi per il tasso di corruzione che aleggiava e per i suoi princìpi che sarebbero stati, prima o poi, intaccati. Trascorse gli ultimi anni della sua vita appartato e lontano dalla vita pubblica. Morì nel 427, all’età di 63 anni.

Poesia

Táo Qián è importante soprattutto per la sua poesia, la quale è caratterizzata da una dizione estremamente semplice, una freschezza e una qualità diretta dell’espressione che gli verrà riconosciuta nel periodo della massima fioritura della poesia Tang. Egli, infatti, verrà considerato come uno dei più grandi poeti proprio durante questo periodo. Da quel momento in poi, Táo Yuānmíng verrà designato come uno tra i migliori del periodo medievale avendo avuto anche l’approvazione di Dù Fǔ. Tra le numerose poesie che ci lasciò, quelle più celebri sono: Xing, ying, shen (“Sostanza, ombra, spirito“) e Yin jiu (“Bevendo il vino“).

Prosa

Táo Qián è notevole anche nella storia della prosa per via di due testi: 桃花原記 (La storia della sorgente dei fiori di pesco) e 五柳先生传 (La storia del signore dei cinque Salici). Gli scritti a lui attribuiti sono opere di narrativa, prova dell’inizio di una tradizione in lingua classica che si svilupperà nel periodo Tang. Il primo racconto tratta una breve storia di cui un pescatore è il protagonista principale. Un giorno, mentre pesca sulla sua barca, egli si accorge che sulle rive del fiume ci sono degli alberi di pesco in fiore, i cui petali cadono e percorrono l’area in varie direzioni. Affascinato da quest’immagine, si ritrova di fronte ad una grande montagna che presenta un foro dal quale intravede una sorgente di luce. Incuriosito, entra. Il mondo che scopre viene descritto come estremamente organizzato, ben ordinato e con delle case imponenti e maestose dove tutti vivono bene e in armonia: rappresentazione di un’utopia politica o semplicemente riflesso di uno spazio mentale e spirituale del poeta.

L’altro testo di Táo Qián, la prima autobiografia nella storia cinese, illustra la libertà conquistata dell’autore, dopo aver rinunciato alla carriera politica, nel coltivare la sua più sentita passione: la poesia.

 

Fonte dell’immagine in evidenza: Wikipedia

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