«Non si tratta di opere d’arte, ammette il padre del Futurismo, né, confessa, il tattilismo è una sua scoperta: “non ebbi mai la pretesa d’inventare la sensibilità tattile, che già si manifestò in forme geniali nella Jongleuse e negli Hors-nature di Rachilde” (Rachilde è lo pseudonimo di Marguerite Eymery, scrittrice francese e travestita ante litteram). Tuttavia, Marinetti propone un esempio suggestivo e originale di creatività tattile». (tratto dalla prefazione di Valentina Ferri)
Nell’edizione proposta da fve editori “Tattilismo, lo splendore geometrico e meccanico” ( novembre 2020 ) con prefazione di Valentina Ferri, viene celebrato il tentativo di “penetrare meglio e fuori dai metodi scientifici la vera essenza della materia”. È il 1921 quando Marinetti presenta il Manifesto del tattilismo e le sue tavole tattili al Théâtre de l’Oeuvre di Parigi.
Questo volume, pubblicato in occasione del centenario di tale evento, è composto dal testo della conferenza e di quello pubblicato sul giornale Comoedia (1921). L’ultima parte è costituita da un altro scritto di Marinetti datato 1914: Lo splendore geometrico e meccanico. ovvero, il Manifesto dell’estetica futurista.
«“Noi sbrigammo già il funerale grottesco della Bellezza passatista (romantica, simbolista e decadente) che aveva per elementi essenziali il ricordo, la nostalgia, la nebbia di leggenda prodotta dalle distanze di tempo, il fascino esotico prodotto dalle distanze di spazio, il pittoresco, l’impreciso, l’agreste, la solitudine selvaggia, il disordine multicolore, la penombra crepuscolare, la corrosione, il logorio, le sudicie tracce degli anni, lo sgretolarsi delle rovine, la muffa, il sapore della putrefazione, il pessimismo, la tisi, il suicidio, le civetterie dell’agonia, l’estetica dell’insuccesso, l’adorazione della morte.
Dal caos delle nuove sensibilità contradittorie, nasce oggi una nuova bellezza che, noi futuristi, sostituiremo alla prima, e che io chiamo “Splendore geometrico e meccanico”».
Filippo Tommaso Marinetti, scrittore, drammaturgo e poeta, nato nel 1876 ad Alessandria d’Egitto è il padre del Futurismo, il primo movimento d’avanguardia italiana.
Nel Manifesto del Futurismo pubblicato nel 1909 sul giornale parigino “Figaro”, si dichiara guerra all’arte e alla cultura classica e si denuncia la necessità di far conciliare la produzione artistica con la velocità e il dinamismo dell’ormai nuovo mondo meccanico.
La Grande Guerra ha esasperato un’umanità che ai tempi del tattilismo risulta estranea alla volontà di agire e di accogliere la novità. La gente diffida, indossa maschere, una situazione che richiama alla mente l’ attuale emergenza sanitaria e tutte le conseguenze psico-sociali che ne derivano o deriveranno. Marinetti suggerisce il bisogno di riprendere a “sentire” e la necessità di rieducare il corpo, in particolare il senso del tatto. «Toccare la pelle che è stata offesa, negata, nascosta”, la nuova via è quella della rinnovata sensibilità percettiva, ed allora le tavole tattili, allora il tattilismo».( Marinetti)
Nell’oscurità il tatto si ridesta, la materia si impone nella sua levigatezza, porosità, morbidezza, viscosità.. “Appunto col dedicarmi a questo esercizio nel sotterraneo buio di una trincea di Gorizia, nel 1917, io feci i miei primi esperimenti tattili”, racconta Marinetti. Lo scrittore descrive di seguito una “scala graduata” per educare il senso del tatto, “che è nello stesso tempo una scala di valori tattili pel Tattilismo, o Arte del tatto”. (tratto dal Manifesto del tattilismo)
La lettura di questo piccolo volume è utile ai fini di una conoscenza, spesso data per scontata, di un autore abbastanza discusso. È un ottimo spunto per immergersi in aspetti sconosciuti della prima grande avanguardia storica.
Immagine di copertina: fve editori