“Ti chiamo domani” di Rita Petruccioli | Recensione
Edita da Bao Publishing, “Ti chiamo domani” è la prima graphic novel scritta e disegnata da Rita Petruccioli.
Classe 1982, Rita Petruccioli, dopo aver lavorato per anni come illustratrice e fumettista e aver contribuito a Storie della buona notte per bambine ribelli (Mondadori) e lavorato con Giovanni Masi a Frantumi (Bao Publishing), si presenta ai lettori con la sua prima opera da autrice unica. “Ti chiamo domani” è una graphic novel in cui i colori, in particolare le diverse tonalità di blu e di giallo, assumono notevole importanza e permettono all’autrice di distinguere con chiarezza luoghi, momenti ed emozioni.
Chiara ha occhi marroni, capelli bruni ed un carattere espansivo e solare. È un’universitaria e aspirante artista che durante l’Erasmus a Tolosa ha conosciuto un gruppo di amici, che ha voluto rincontrare dopo il ritorno a casa. È per questo che è tornata a Tolosa ed è qui che la incontriamo per la prima volta quando, nel pieno della notte, dopo aver acceso la luce per leggere qualche pagina de Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati, chiama il padre per tornare a casa.
Il modo per farlo, grazie alle amicizie del padre, è viaggiare con Daniele, un camionista con qualche anno in più che sta tornando in Italia dopo aver effettuato delle consegne. I due si incontrano e fin dai primi istanti Daniele sembra un po’ scostante, protetto dalle lenti nere degli occhiali e con poca voglia di parlare. Ma nonostante sembri inizialmente restio al confronto, col passare delle ore si lascerà andare sempre di più e renderà possibile un confronto intimo, alimentato dalla curiosità e utile ad entrambi.
“Ti chiamo domani” è quindi il racconto di un viaggio in camion di due giorni da Tolosa a Sabina. Protagonisti della storia due sconosciuti, Chiara e Daniele, le loro parole e i loro silenzi. Silenzi che grazie alla bravura di Rita Petruccioli diranno comunque tanto al lettore. La loro conoscenza sarà scandita dai ritmi di un viaggio in cui la conversazione è il miglior modo per ingannare il tempo. Data la differenza anagrafica, Chiara e Daniele hanno due storie diverse ma durante il viaggio capiranno che una storia può cambiare in base a chi la racconta, per il modo in cui lo fa, e in base a chi ascolta. Si può dire tutto, niente o qualcosa, si può ascoltare ma soprattutto si possono vedere le cose da un’altra prospettiva.
Nell’intervista rilasciata a Alessandro Roncato per Repubblica, l’autrice ha spiegato come ambientare idealmente la storia nel 2004 le abbia permesso di non far usare ai protagonisti mezzi tecnologici in cui c’è una sovra comunicazione. «Essendo basato sullo scambio tra due persone che non si conoscono, Chiara e il camionista Daniele, non volevo mettere in mezzo la supermessaggistica da cellulare che ne avrebbe falsato il dialogo». L’autrice ha inoltre spiegato come nella storia ci siano alcuni riferimenti autobiografici. Infatti, proprio come Chiara, anche l’autrice ha vissuto la sua esperienza Erasmus a Tolosa ed tornata in Italia con il camion.
“Ti chiamo domani” trasmette consapevolezza sull’importanza che ogni incontro, ogni scambio di idee può avere. Lo fa senza retorica, raccontando una storia che potrebbe essere verosimile. Nella determinazione e nelle incertezze di Chiara ci sono gli stessi punti interrogativi e desideri di tanti ragazzi di quell’età, così come nella diffidenza iniziale di Daniele c’è la comprensibile paura di concedere la propria storia a chi non la merita. Sfogliata l’ultima pagina può subentrare la voglia di sapere altro dei due protagonisti ma forse la forza di questo racconto è proprio la capacità di lasciare nel lettore un piccolo segno. Così come una persona, anche un’opera che ci fa compagnia per poche ore può cambiare la nostra prospettiva e farci capire che ognuno ha la sua fortezza interiore. E proprio perché ognuno ha la sua storia, tutti dovremmo sempre (almeno) provare ad empatizzare col prossimo, dato che ogni nostra parola, reazione, sguardo, consiglio o insulto può influenzare la sua vita.
Lettura consigliata perché Rita Petruccioli con “Ti chiamo domani” ci dimostra che ognuno ha il diritto di parlare della sua storia, dalla sua prospettiva e di farlo con il registro che ritiene più adatto.
Fonte immagine: tratta dalla copertina dell’opera