Tutto chiede salvezza di Daniele Mencarelli | Recensione
Tutto chiede salvezza è un romanzo pubblicato nel 2020 dal poeta e narratore romano Daniele Mencarelli. L’autore, dopo il suo romanzo d’esordio La casa degli sguardi del 2018, con il quale ha ricevuto il Premio Volponi, il Premio Severino Cesari opera prima e il Premio John Fante opera prima, scrive il suo secondo romanzo Tutto chiede salvezza che, oltre ad innumerevoli riconoscimenti come finalista al Premio Strega e vincitore del Premio Strega Giovani, viene scritturato da Netflix per una serie tv omonima con la regia di Francesco Bruni. Successivamente Daniele Mencarelli scrive Con sempre tornare, con il quale termina la sua trilogia autobiografica assieme ai primi due romanzi.  La trama di Tutto chiede salvezza di Daniele Mencarelli Tutto chiede salvezza è un romanzo autobiografico che racconta le vicende di un io narrante che si chiama allo stesso modo dell’autore, Daniele Mencarelli. Il protagonista, appunto, è un ventenne con gravi problemi nella gestione della rabbia. Durante una delle sue violente crisi che fin da bambino si porta dietro come un enorme fardello, è sottoposto a una settimana di TSO (Trattamento Sanitario Obligatorio), in un reparto psichiatrico dei castelli romani. Il romanzo viene così diviso in sette capitoli, che raccontano i sette giorni che il giovane è costretto a vivere all’interno dell’ospedale, analizzando dettagliatamente tutto ciò che Daniele osserva e vive dalla colazione alla cena. Nella sua stanza ci sono altri cinque ricoverati oltre lui, tutti schiavi di qualche patologia mentale, più o meno visibile: il primo è in un completo stato catatonico, il secondo è pressoché uguale, ma la narrazione si concentra sugli altri tre compagni di stanza di Daniele, con il quale il ragazzo riesce ad avere maggiori interazioni, nonostante la differenza d’età. I “matti” che lo circondano, Gianluca, Mario, Giorgio, Alessandro e “Madonnina”, trasformano l’angusta stanza in cui sono rinchiusi, in una casa per Daniele il quale, per la prima volta, si sente di appartenere a qualcosa e qualcuno. Si perché Daniele non ha una famiglia disfunzionale, ne tantomeno traumi atroci da cui riprendersi. I suoi legami sono sempre presenti e mai castranti, perfettamente accordati al mondo esterno, per uno come lui che si è sempre sentito un oggetto guasto. Il 20 giugno 1994, dopo una settimana nel reparto psichiatrico, Daniele viene dimesso e, la rabbia cieca che l’aveva condotto in quell’abisso ha lasciato spazio alla rassegnazione e alla libertà. Il protagonista di Tutto chiede salvezza è pronto a respirare e ritornare alla normalità. Poi si ferma, riprende fiato e si volta, giusto un attimo, a guardare indietro. Li ci sono i suoi fratelli. Il suo passato. Tutta la sua disperazione. La guarigione.  «Dall’alto, dalla punta estrema dell’universo, passando per il cranio, e giù, fino ai talloni, alla velocità della luce, e oltre, attraverso ogni atomo di materia. Tutto mi chiede salvezza. Per i vivi e i morti, salvezza. Salvezza per Mario, Gianluca, Giorgio, Alessandro e Madonnina. Per i pazzi, di tutti i tempi, ingoiati dai manicomi della storia.» La recensione de Tutto chiede salvezza di Daniele Mencarelli  In Tutto chiede salvezza, l’autore Daniele Mencarelli racconta la sua esperienza, e quella degli altri “matti”, di ricovero attraverso TSO in ospedale, parlando però di unicità e non di malattia. La sua è una critica, più o meno esplicita, a tutti coloro che credono che curare dal punto di vista chimico possa bastare per riequilibrare la psiche, come se l’uomo funzionasse per compartimenti stagni. Tutto chiede salvezza ci spiega proprio questo: controllare l’ingovernabile, sprofondare negli abissi del proprio io, avvertire la frattura dentro di sé, è un dolore che può essere curato con il calore umano di un contatto e non solo attraverso la chimica.  Fonte immagine in evidenza: Feltrinelli editore