Si intitola “Un mondo diverso” la prima edizione italiana dei Diari di viaggio da Napoli di Hans Christian Andersen, tradotti da Bruno Berni e pubblicati dal vulcanico editore partenopeo Pasquale Langella. Un testo che è appena uscito ed è già un successo letterario, frutto meritato di un lavoro di ricerca che ora fa incetta di prenotazioni e recensioni anche al di fuori dei confini campani.
UN MONDO DIVERSO: presentazione del volume e recensione del testo
«Ho sentito una bella musica sulla Piazza del Castello. Ho fatto un giro fino a Chiaia, il Vesuvio vomitava una nuvola di neve dal cratere. Sono andato fino a Largo di Castello […]. D’improvviso ho sentito un rumore nell’aria, come se diverse porte sbattessero nello stesso istante, ma con una forza soprannaturale, mi sono fatto attento, subito dopo si è sentito di nuovo. È il Vesuvio che erutta, ho pensato, e sono corso in piazza. Non c’era una colonna di fuoco, ma su un lato del monte scendeva un ampio fiume di fuoco e il cratere ardeva come una fiaccola».
È questo lo spettacolo che si trova ad immortalare nelle sue pagine di diario il giovane Hans Christian Andersen la sera di domenica, 16 febbraio 1834. Andersen ha ventinove anni, non è ancora il famoso romanziere e scrittore di fiabe che diventerà nel giro degli anni seguenti ma è proprio in questi mesi che il suo laboratorio creativo getterà i semi di ciò di cui un domani si godrà i frutti.
Hans Christian Andersen è arrivato a Napoli il giorno prima, sabato 15, e sin dalle prime impressioni che egli annota, superata la “perquisizione alla dogana” che all’epoca era d’obbligo, spicca un paragone di rilievo: «Siamo entrati nella città che per la sua grandiosità e la sua vita mi ha fatto pensare a Parigi». Il pensiero anderseniano fa eco alla citazione attribuita a Stendhal nel 1817, secondo cui in Europa non esistevano che due capitali: Parigi e Napoli. Una citazione che, in realtà, negli scritti di Stendhal compare in ben altro contesto, senza con ciò sottrarre lustro al parere espresso, un parere che, ai tempi del Grand Tour, complici gli scavi archeologici di Pompei ed Ercolano avviati nel 1747, era di dominio pubblico, ed incoronava sul serio Napoli sul podio culturale del cosiddetto vecchio continente, a pari merito con la grandeur della capitale francese.
Mercoledì, 26 febbraio 1834, Andersen rincara la dose e scrive: «Napoli è più pericolosa di Parigi, perché lì fa freddo, qui invece il sangue arde». Sin dai suoi primissimi giorni a Napoli, infatti, Andersen nota un curioso rapporto di causa-effetto ed arriva a ipotizzare che il clima possa avere una qualche conseguenza dirompente sul suo sangue, scatenando una sensualità a lungo repressa che, risvegliata dalla conturbante città partenopea, rischierebbe di esplodere proprio come il Vesuvio, alla cui lava egli avvicina più volte il suo stato emotivo in eruzione :
«Il sangue mi saliva agli occhi, un ardore sensuale che non ho mai provato mi ha spinto fuori, non sapevo nemmeno io dove stavo andando, ma mi tenevo lontano dalla via Toledo per evitare i ruffiani, nella sera buia sono sceso giù al molo e mi sono seduto su una pietra di fronte al mare che si stava alzando. Il fuoco rosso scorreva giù dal Vesuvio. L’aria non mi rinfrescava, ardevo».
Proprio il rapporto tra attrazione e repulsione per la città, recentemente apostrofata come “terzo mondo” dal quotidiano francese Le Figaro, è stata al centro della prima presentazione pubblica dei Diari napoletani di Andersen, svoltasi domenica 21 novembre 2021 presso la libreria indipendente “io ci sto” in Piazzetta Aldo Masullo, nel cuore del Vomero, alla presenza del traduttore del volume dal danese, Bruno Berni, del giornalista Pietro Treccagnoli e dello scrittore Lorenzo Marone, con piacevole lettura recitata di alcuni brani-chiave ad opera dell’attrice teatrale Federica Aiello.
«Per richiamare tante persone una domenica mattina in cui, tra l’altro, il meteo minaccia pioggia, vuol dire che è un libro che merita»: così commenta uno dei partecipanti intervenuti alla presentazione, che pure registra il tutto esaurito per quanto riguarda il numero consentito di presenze effettive ed un seguito discreto di collegamenti anche online alla diretta-Facebook sulla pagina della libreria.
“Un mondo diverso” è un’edizione accurata ed elegantissima, di cui presso l’editore Langella è disponibile anche una versione cofanetto a tiratura limitata che, oltre al volume, contiene una splendida riproduzione su carta di Amalfi del magnifico disegno che Andersen realizzò dalla sua abitazione in via Speranzella 70 ai Quartieri spagnoli durante il primo soggiorno a Napoli del 1834.
I diari non si fermano, infatti, a poche e sparute battute o a veloci digressioni approssimative sulle bellezze dei luoghi visitati, ma costituiscono una testimonianza dettagliata degli spostamenti “esteriori” del grande danese uniti ai movimenti “interiori” del suo animo, che a Napoli si sente via via più simile a quel Vesuvio che, proprio dal molo, egli ama contemplare, un angolo vivace e pittoresco che allora ancora lambiva il mare.
Di particolare pregio è l’acribia filologica con cui il traduttore ha lavorato al volume dei Diari di viaggio da Napoli, ricostruendo tutto ciò che andava ricostruito: dalle strade nominate alle opere d’arte apprezzate, dai musei visitati ai quartieri andati nel frattempo perduti, dagli spettacoli teatrali da Andersen entusiasticamente seguiti fino ai prezzi spesso malvolentieri pagati (con tanto di tabella di comparazione per farsi un’idea dell’esborso in illo tempore rispetto ai giorni nostri).
Un mondo diverso è il titolo prescelto per questi imperdibili Diari di viaggio da Napoli redatti con meticolosità scandinava da Hans Christian Andersen durante i suoi tre diversi soggiorni nel capoluogo partenopeo: il primo, di poco più di un mese, dal febbraio al marzo del 1834; il secondo, dal 25 febbraio al 15 marzo del ’41; e il terzo, dai primi di maggio al 23 giugno 1846. Il titolo stesso non è casuale, in quanto sarà proprio il protagonista del romanzo di Andersen del 1835, L’improvvisatore, a dire di sentirsi trasportato, a Napoli, “in un mondo completamente diverso”.
Il valore aggiunto di questo testo, tradotto per la prima volta in italiano e terzo titolo della collana “Passi d’autore” a cura di Langella editore, è il ricco impianto introduttivo corredato di utilissime note critiche e di un esauriente indice finale dei luoghi e dei nomi presenti nel corso di esso. Nei saggi iniziali a mo’ di premessa per ogni soggiorno, il traduttore Bruno Berni presenta con delicatezza e piglio favolistico sia il grande scrittore Andersen che il timido Hans Christian, sottolineando il legame tra i Diari di viaggio da Napoli ed il materiale poi confluito nelle opere pubblicate in parallelo, spiegando quindi – carte alla mano – quanto gli appunti diaristici abbiano poi forgiato le opere romanzate in seguito facendo ad esse da fucina di ispirazione e dando, con ciò, un contributo decisivo alla carriera letteraria dell’autore.
È il caso de L’improvvisatore, pubblicato nel 1835 a seguito del primo soggiorno “in un mondo completamente diverso”; stessa sorte per Il bazar di un poeta, edito nel 1842 a seguito del secondo, e che diventerà il più famoso libro di viaggio di Andersen, dove la parte sull’Italia costituirà la sezione più corposa; ed infine sarà la volta di una favola, L’ombra, composta in via Santa Lucia il 9 giugno 1846 e data alle stampe nel 1847, di cui Andersen racconta in presa diretta, di sera nella sua camera, chino sul suo taccuino a scrivere alla luce fioca di una candela: “Stasera ho scritto la storia della mia ombra”.
Eppure i momenti luminosi superarono, per Andersen, quelli bui, così come nella sua fiaba più autobiografica, Il brutto anatroccolo, conosciuta a amata in tutto il mondo. Gioielli preziosi a fare da accompagnamento a questo prezioso volumetto sono i disegni eseguiti dall’autore e oggi conservati nel museo della sua città natale a Odense, in Danimarca.
Un’edizione da favola, allora, questa tutta partenopea dei Diari di viaggio da Napoli di Hans Christian Andersen inneggianti a “Un mondo diverso”: una città-universo, in verità, fondata proprio da una sirena, creatura al confine tra magia e leggenda con vari punti di contatto e spunti di storia se si pensa a una certa sirenetta di anderseniana memoria.
Fonte immagine: Langella Edizioni