Un nastro rosa a Abbey Road: il 1969 dei Beatles, il 1979 di Lucio Battisti, è il libro pubblicato da Pacini Editore in una versione riveduta, corretta e unificata dei due lavori precedenti dell’autore Donato Zoppo rispettivamente intitolati Something e Con il nastro rosa. Con l’introduzione di Alberto Fortis, figura storica della canzone d’autore italiana, apprezzato cultore dei Beatles e Battisti, Zoppo affronta la genesi, i contenuti e le caratteristiche di due canzoni celeberrime, ma anche gli straordinari album che le contenevano, Abbey Road e Una giornata uggiosa.
Un nastro rosa a Abbey Road: la trama
Inghilterra, estate 1969. Italia, inverno 1979. Due geografie, due mondi, due epoche. I Beatles sono nella fase terminale della lenta dissoluzione, ancora una volta insieme in studio per un disco, l’ultimo. Lucio Battisti e Mogol ormai da tempo si vedono poco, una volta all’anno per lavorare al disco poi basta, l’ultima volta si avvicina anche per loro. Un nastro rosa a Abbey Road racconta due celebri brani nati al termine di due decenni centrali nella storia del Novecento: George Harrison e i Beatles chiudono gli anni ’60 con Something, Lucio Battisti e Mogol si salutano e inaugurano gli anni ’80 con Con il nastro rosa. Due canzoni-simbolo di giganti della “popular culture” britannica e italiana, alla fine di due decenni che hanno dominato con la loro forza artistica.
L’intervista a Donato Zoppo
Abbiamo avuto il piacere di intervistare l’autore campano chiedendo di rivelarci delle chicche e piccoli segreti relativi all’opera.
Cosa ha ispirato l’unificazione dei suoi precedenti lavori che hanno dato vita a “Un nastro rosa a Abbey Road”?
Era un mio vecchio desiderio, quello di unire i due testi. Era importante creare una sorta di cucitura, perché il 1969 dei Beatles e il 1979 di Battisti e Mogol erano molto diversi. Luoghi, tempi, storie, ambienti, musiche, tutto molto differente, eppure un elemento in comune c’era: la fine di un’esperienza, quella di un quartetto che aveva cambiato la storia della musica internazionale, quella di un duo che aveva raccontato la vita sentimentale e quotidiana degli italiani. Così ho riveduto, corretto, soprattutto integrato: ho inserito tanti contributi presi da lunghe conversazioni con giornalisti, discografici, musicisti, e ho raccolto una bella e lunga introduzione di Alberto Fortis, che ha tanto da dire sia sui Beatles che Battisti. Ovviamente dopo l’uscita del filmone Get Back di Peter Jackson era doveroso aggiornare il libro, visto che eravamo grossomodo rimasti alla narrazione ufficiale di Let It be, pur sapendo che le cose non erano andate proprio in quel modo…
Qual è, a suo dire, la nota in comune dei due principali brani analizzati nel libro?
Al centro del racconto c’è la lunga genesi di Something di George Harrison e la realizzazione londinese di Con il nastro rosa, ultima canzone di Mogol e Battisti. Dal punto di vista compositivo hanno in comune la struttura, entrambe rispondono alle componenti della forma-canzone, ma la connotazione di genere in senso ampio è diversa: il pezzo di George deriva dal soul-blues (non a caso l’ha scritta pensando alla voce di Ray Charles e l’ha affidata in primis a Joe Cocker) e si presenta come ballad; quello di Lucio invece è un pop-rock internazionale, molto radiofonico ma raffinato, con la lunga cosa strumentale. Apparentemente sono due canzoni d’amore, ma entrando dentro si colgono delle differenze: Something è una sorta di omaggio all’idea di amore universale che lega non solo due persone ma il genere umano, un ideale abbraccio; Con il nastro rosa racconta l’inizio di una relazione, affrontata con circospezione e risolta con il sereno affidarsi alla vita, a ciò che accadrà. Credo che il dato in comune sia nella reazione dinanzi all’avvento dell’amore: George risponde “I don’t know”, Mogol attraverso la voce di Battisti risponde “lo scopriremo solo vivendo”.
Può deliziare i lettori con una piccola chicca inserita all’interno del suo libro?
Sui Beatles è stato davvero scritto e detto di tutto, d’altronde si tratta della più importante esperienza nel campo della “popular music”, un elemento centrale del Novecento storico. Quello che oggi un autore può fare è offrire il proprio punto di vista, e così è stato da parte mia per la vicenda di Something, che ho riletto e collocato in un periodo importante. Sul versante battistiano potremmo dire la stessa cosa, anche se qualche notizia interessante c’è, ad esempio sui famigerati quadri di Battisti. Nel 2011 all’Auditorium Parco della Musica di Roma fu organizzata la mostra Il Tratto delle Emozioni, e uno di questi lavori si intitolava Una giornata uggiosa. Nulla di strano, se non che il titolo del disco risale al 1979/1980, ma il quadro fu dipinto tra il 1969 e il 1972.
Ringraziamo Donato Zoppo e vi invitiamo ad approfondire la sua opera rinnovata.
Fonte immagine di copertina: Pacini editore.