Valentino Ronchi, il primo romanzo del poeta: Riviera

Valentino Ronchi

Il poeta Valentino Ronchi, a due anni dall’esordio in versi, Buongiorno ragazzi, pubblica per Fazi editore il romanzo Riviera. Per quanto la scrittura si distenda in linee orizzontali, non si può fare a meno di avvertire un richiamo sotteso al linguaggio lirico che, nella prima raccolta poetica, occupava invece lo spazio orizzontale della prosa, con versi lunghi e irregolari. La prima prova narrativa dell’autore trattiene dunque molti dei caratteri della poesia; il racconto si distende lungo le strade di una periferia milanese, permettendo al lettore di osservare da vicino la vita di una famiglia qualunque, regalando squarci di semplice bellezza. 

Riviera, nel romanzo di Valentino Ronchi 

Riviera è la storia di Marianna Delfini, una bambina meravigliosa, nata nella periferia milanese in un luogo che sembra assomigliarle; l’animo della ragazza, le sue azioni sembrano rispecchiare la pacatezza delle acque del canale lungo il quale sorge la casa della famiglia Delfini. Da qui prende le mosse il racconto, ambientato all’inizio del secolo scorso. La Riviera, un tempo luogo di villeggiatura, è ormai un posto solitario e isolato, il cui vecchio splendore rivive solo nei ricordi di chi lo ha attraversato.

Il racconto si compone proprio per ricordi, come immagini che sovvengono alla memoria del narratore e che ricostruiscono a singhiozzi la vita di chi ha vissuto tra le mura della villetta lungo il canale; i genitori di Marianna, il loro innamoramento, la zia indomabile, i nonni materni. Le piccole cose quotidiane sono i fili rossi che legano il racconto così come, nella realtà, le vite delle persone. A vivere, nelle parole del Ronchi, sono anche gli oggetti che i protagonisti hanno toccato, e sui quali hanno lasciato le loro tracce, le stesse che restano impigliate nei riflessi delle acque del canale lungo il quale ognuno di loro ha passeggiato in diversi momenti della storia. 

La nascita di Marianna è raccontato con leggiadria e dolcezza, caratteristiche che andranno a radicarsi nell’aspetto e nei modi della giovane. 

Così, la narrazione procede con leggerezza, come dipinta in toni pastello, che accompagnano il lettore, senza travolgerlo, nei ricordi della famiglia Delfini. 

Lo stile dell’autore è puntuale e delicato e le pagine procedono lievi.

La Riviera sembra, attraverso la penna di Valentino Ronchi, trasformarsi in una Macondo urbana e periferica, immersa nella stessa magia in grado di illuminare e impreziosire le cose banali e quotidiane.

I protagonisti del racconto appaiono nei radi dialoghi, sovrastati dalla voce narrante che riesce comunque a non spodestarli, costruendo personalità chiare e insieme sfuggenti; i loro veri sentimenti sono omessi, a prevalere sono le azioni sul pensiero.  

In questo contesto i luoghi non sono mero sfondo ma parte integrante della vita dei personaggi che si srotola piana e leggera, passando di età in età con gentilezza e lasciando nelle parole l’impronta di gesti d’altri tempi, di un’eleganza antica e ormai desueta.  

Marianna, che con la sua bellezza e le sue doti non passa inosservata, sembra attraversare la vita sempre in punta di piedi, accettando lo svolgersi degli eventi senza mai opporre resistenza. 

Ma un evento improvviso e inaspettato è pronto alla fine a sconvolgere la tranquilla pacatezza che la fa da padrone in tutto il racconto. E solo alla fine un’onda travolgerà gli avvenimenti, sconvolgendoli definitivamente. 

L’autore sceglie con cura le parole così che ogni descrizione sia essenziale e precisa, senza sbavature. 

Una storia che si svolge come un album fotografico in cui ogni racconto è un’immagine ripescata direttamente dal passato e attaccata lì, e che insieme a tutte le altre ricompone l’ordito delle vite dei protagonisti, vite comuni, nelle quali è possibile riconoscere l’unicità di ogni singola esistenza.

 

Fonte immagine: Fazi editore. 

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Studio Filologia Moderna all'università degli studi di Napoli "Federico II". Scrivo per immergermi totalmente nella realtà, e leggo per vederci chiaro.

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