A Day at the Races: analisi del quinto album dei Queen

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Il titolo del quinto album, A Day at the Races, una sorta di “sequel” del precedente e famosissimo A Night at the Opera, prende ancora una volta spunto da un film dei Fratelli Marx e, in effetti, segue l’ordine cronologico della loro cinematografia per l’ultima volta nella carriera dei Queen.

L’intera band era pervasa da un elevato spirito di entusiasmo quando le sessioni per il nuovo album ebbero inizio nel luglio 1976. Freddie Mercury si trovava ora ad essere il fiero destinatario di due premi dell’Ivor Novello Awards, conferiti per Killer Queen (1974) e per il complesso capolavoro Bohemian Rhapsody (1975). Tale riconoscimento rappresentava un apprezzamento significativo del duro lavoro svolto e si presentava come un’opportunità per nuove prospettive.

Il quinto album dei Queen A Day at the Races è, per certi versi, speculare al precedente, seguendo una struttura quasi da sinfonia classica, con arrangiamenti comunque diversi rispetto a A Night at the Opera, che analizzeremo singolarmente all’interno di questo articolo.

Le tracce di A Day at the Races:

Traccia 1 – Tie Your Mother Down

Dopo un’intro in crescendo riprodotta esclusivamente dalla chitarra, il brano di apertura, firmato dal chitarrista Brian May, costituisce un’ouverture rock perfetta per A Day at the Races.

Basata su un brano adolescenziale che aveva scritto mentre studiava per il dottorato in Astronomia nel 1968, la combinazione di chitarre acustiche ed elettriche di May, insieme a qualche eccellente assolo eseguito con la tecnica dello slide, è abbinata a una delle tracce vocali più decise di Mercury.

Riguardo ai riff, Brian rende omaggio al collega chitarrista Rory Gallagher, il cui brano Morning Sun dei Taste era uno dei suoi preferiti. Il testo, sebbene in qualche modo atipico per lui, ha proprio la giusta dose di umorismo giocoso e malinconico per tirar fuori il meglio della voce di Mercury.

Traccia 2 – You Take My Breath Away

La canzone di Freddie ha da sempre entusiasmato i fan con le sue voci stratificate e l’accompagnamento al piano, conferendo alla super-ballad una sensazione solista che gli ha permesso di eseguirla da solo in live a Hyde Park nel ’75, prima di registrarne la versione dell’album. In quell’occasione, invitò i fan ad unirsi a lui durante la performance, anche se non c’era bisogno di convincerli, poiché già erano entusiasti.

Una caratteristica insolita, che compare proprio nel quinto album dei Queen A Day at the Races, è stata l’incisione in triplice traccia delle voci principali per ottenere un’esibizione vocale solista che potesse reggere il confronto con un vero e proprio coro.

La canzone è basata sulla scala armonica minore, che la rende particolarmente malinconica, e si distingue per la sua struttura complessa e coinvolgente.

Traccia 3 – Long Away

In Long Away, un’altra canzone di Brian, Freddie è meno evidente, mentre Roger Taylor fornisce un background di percussioni armonico dietro ad una linea di basso scattante ed equilibrata, messa piuttosto in evidenza all’interno del missaggio finale, e ad un’onda di chitarra elettrica Burns a 12 corde suonata da May e una linea melodica che richiama dolci echi di momenti vintage dei Byrds e dei Beatles. È un brano “semplice” (termine da travisare sempre nell’ambito dello stile unico e leggendario dei Queen), ma risulta comunque una cosa dolce e incantevole.

Traccia 4 – The Millionaire Waltz

Scritta da Mercury su John Reid, manager dei Queen e di Elton John all’epoca. Come Bohemian Rhapsody, è una canzone multi-tonale e multi-metrica, caratterizzata da repentini cambiamenti nell’arrangiamento e da May che esegue cori di chitarre multi-traccia. A metà strada, la melodia principale di valzer in 3/4 è interrotta da un breve segmento hard rock in 12/8. È un esempio degno di nota del basso principale di John Deacon, che si sente distintamente all’inizio della canzone, quando suonano solo Deacon e Mercury (basso e pianoforte/vocalizzi).

La canzone, infatti, inizia con una delle linee di basso più tecnicamente impegnative di Deacon sotto alcune melodie di pianoforte spensierate, ed è molto efficace nel variare le sue dinamiche per creare un’atmosfera pastiche, classica e parodica allo stesso tempo. A metà strada, la canzone esplode in un clash di riff di chitarra e voci incalzanti, un’aggiunta molto piacevole a una fantastica power ballad.

Traccia 5 – You and I

Il pezzo rappresenta l’unico brano del quinto album dei Queen A Day at the Races redatto dal bassista John Deacon, in tonalità di Re maggiore e prevalentemente trascinato dal pianoforte, con la presenza di Deacon anche alla chitarra acustica. Benché sia stato incluso come lato B del singolo di Tie Your Mother Down, non è mai stato eseguito dal vivo.

L’ultima traccia del lato A è un brano vivace. Tuttavia, pur presentando un notevole assolo di May, non lascia comunque un’impressione assai memorabile…

Traccia 6 – Somebody to Love

È probabilmente la Bohemian Rhapsody di A Day at the Races. Pezzo eclettico e assai degno di nota, la canzone è pienamente ispirata al genere gospel, prendendo spunto da brani di artisti come Aretha Franklin (la cantante preferita di Freddie), ed è arricchita da parti musicali piuttosto complesse e da numerosi strati vocali sovrapposti per conferirle quella sensazione di coro massiccio.

Le voci di May, Taylor e Mercury sono protagoniste di tutti questi strati vocali. L’effetto creato è quello che si può sentire all’intero di una chiesa, con l’intera comunità che alza le mani in aria lodando la band. Già in questo disco, anticipando uno degli elementi alla base del successivo News of the World (in cui la band si cimentò nella scrittura di due iconici brani We Will Rock You We Are the Champions), la band medita sull’importanza del coinvolgimento del pubblico, per il quale servono cori orecchiabili e ritmi incalzanti. 

La parte vocale di Mercury presenta un’ampia gamma di note, che vanno da un A♭2 (nell’ultimo verso corale) a un falsetto A♭5 (al culmine del suo assolo vocale verso la fine del brano, su “ooh” durante la pausa del coro). La traccia è anche piena di intricate parti armoniche alla chitarra e con un assolo di May.

La canzone è stata il singolo di maggior successo dell’album. Ha raggiunto la seconda posizione nelle classifiche britanniche e la tredicesima posizione nella classifica dei singoli statunitensi.

Traccia 7 – White Man

White Man è stata scritta da May trattando il tema delle sofferenze dei Nativi Americani per mano dei settlers europei durante il periodo coloniale, adottando il punto di vista dei popoli nativi. È una delle opere più pesanti dei Queen, sia tematicamente che musicalmente.

La chitarra di May si distingue in modo particolare, facendo da controcanto alla voce di Mercury e prestandosi a tantissimi trucchi ed effetti, tra cui quello del delay verso la conclusione. È interessante notare che la melodia del riff durante i versi coincide con quella della sezione strumentale che apre e chiude il quinto album dei Queen, creando il senso di sinfonia menzionato all’inizio dell’articolo.

Traccia 8 – Good-old Fashioned Lover Boy

Prima di essere un famoso audio di TikTok, l’ottavo brano di A Day at the Races è una canzone leggera, divertente e vivace, il meglio del Glam Rock, di cui la band si caratterizza per essere uno dei principali esponenti. 

La canzone è stata scritta da Mercury. Inizia con un’introduzione al piano di Freddie, il basso e la batteria si uniscono all’inizio del ritornello. Parte del bridge  (“Hey boy where’d you get it from? Hey boy where did you go?“) della canzone è cantata da Mike Stone, il tecnico di registrazione dell’album. La registrazione è arricchita da voci multi-traccia, così come dai cori di chitarra di May. Per il significato da amante tormentato e il tono scherzoso, il pezzo strizza l’occhio alla sua gemella Lazing on a Sunday Afternoon, contenuta nel disco precedente. 

Traccia 9 – Drowse

È l’unica canzone del quinto album dei Queen scritta dal batterista Roger Taylor, che qui esegue le parti vocali e suona la chitarra ritmica; a May il compito di suonare la chitarra con la tecnica slide. Come I’m In Love With My Car, la canzone di Taylor nell’album precedente, Drowse è in 6/8.

È una traccia strana e bizzarra rispetto a quello che è il tema generale dell’album. La canzone fa riferimento a Clint Eastwood,Jimi Hendrix e Guglielmo il Conquistatore, ma è indubbiamente una delle tracce più deboli dell’album. La prova vocale di Taylor rimane, comunque, molto interessante e piacevole.

Traccia 10 – Teo Torriatte  

La traccia di chiusura, dai toni cupi ed epici, fu scritta da Brian May in omaggio al pubblico giapponese, che lasciò i membri della band sbalorditi durante il loro tour in Giappone nel 1974. La canzone presenta due strofe interamente cantate in giapponese, rendendola una delle tre canzoni della band non cantate in inglese. Le altre due sono Mustapha (arabo) dall’album Jazz e Las Palabras de Amor dall’album Hot Space.

La melodia dell’outro, a conclusione dell’intero disco, è una ripresa più lunga della seconda parte dell’introduzione di Tie Your Mother Down, la prima traccia. May l’ha descritta come una scala infinita, altrimenti conosciuta, specialmente in ambito musicale, come una tonalità di Shepard.

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Fonte immagine: copertina dell’album su Spotify

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