Nel momento in cui si decide di iniziare ad esplorare il mondo stupendo della musica celtica, diventa quasi impossibile non imbattersi in Alan Stivell, maestro dell’arpa celtica, ma anche cantante e polistrumentista che ha fornito un notevole contribuito alla rinascita della musica celtica, in particolare quella bretone, diventando una figura chiave nel panorama musicale sia europeo che mondiale. Alan è riconosciuto non solo per le sue abilità musicali, ma anche per aver ridato nuova voce alla lingua e alla tradizione bretone. Diventa così un simbolo della Bretagna, nella sua figura si incarna lo spirito di una terra indomita, dove la magia dell’arpa e la potenza della parola si fondono insieme per narrare le storie di un passato glorioso e di un futuro ancora da scrivere.
Stivell non è il suo vero nome, non del tutto almeno.
I primi passi verso il successo
Nato il 6 gennaio del ‘44 a Riom, in Francia, figlio di un funzionario del ministero delle finanze, sempre in giro per lavoro, la famiglia di Alan si sposta spesso sul territorio francese, senza mai dimenticare però le proprie origini: la Bretagna. Il vero cognome di Alan Stivell è Cochevelou, dal bretone Kohz Stivelloù che vuol dire Vecchie Fonti. Innamorato del proprio retaggio bretone, Alan decide quindi di adottare il nome d’arte Stivell, appunto “Fonte”, un nome che tra l’altro evoca quello che sarà il suo destino, ovvero ridare linfa alla musica e alle tradizioni della Bretagna.
L’amore per la cultura bretone non è innato nel giovane Alan, ma deriva piuttosto da un profondo legame radicato già nell’animo di suo padre, Jord Cochevelou, che nel tempo libero si dilettava a costruire e suonare strumenti musicali tipici della cultura bretone. Costruisce per il figlio un’arpa celtica, strumento all’epoca poco diffuso, che divenne poi il fulcro della carriera di Alan: già studioso di arpa classica e pianoforte, dall’età di 9 anni imparò non solo a suonare l’arpa celtica, ma a padroneggiarne tutte le potenzialità espressive, riportandola sotto i riflettori della musica folk europea. La sua vocazione musicale lo portò ad esplorare anche flauto, chitarra e altri strumenti tradizionali, rendendolo un polistrumentista di grande versatilità.
L’esperimento di Jord funziona: Alan è un bardo bretone, sin da giovanissimo si esibisce sui palchi più rinomati di Francia, è l’artista più giovane che si sia esibito all’Olympia fino ad allora, a soli 14 anni diventa leader del Bagad Bleimor, uno dei gruppi più importanti sulla scena della musica tradizionale bretone. A soli 20 anni, più precisamente nel ’64, il padre gli costruisce una nuova arpa, la cosiddetta arpa bardica, con corde in bronzo, che spinge Alan a sperimentare composizioni più moderne. Diventa insomma un eroe del revival celtico, con Renaissance de la Harpe Celtique del 1972, Alan Stivell cattura l’attenzione di un pubblico più vasto, riportando finalmente l’arpa celtica al centro della scena musicale. L’album, pensato e composto come un mix di brani tradizionali e composizioni originali, riscosse davvero un enorme successo, al punto da divenire, a tutt’oggi, un punto di riferimento per il movimento folk.
Due facce della stessa medaglia: l’incontro con Branduardi
In un contesto musicale dalle numerose sfaccettature, come quello degli anni ’70, non poteva non avvenire il grande incontro: Alan conosce il menestrello italiano, Angelo Branduardi, e da subito nasce una grande amicizia tra i due. Insieme, sebbene provenienti da contesti culturali molto diversi, esplorarono le radici della musica folk, con Stivell che contribuì a portare una dimensione celtica nei progetti musicali di Branduardi, già appassionato ricercatore di quelle radici celtiche presenti, anche se in piccola parte, nel tessuto musicale italiano. Questa amicizia ha rappresentato un incontro tra due visioni musicali affini, che hanno saputo fondere influenze celtiche e mediterranee in una sinergia creativa unica. Entrambi, come moderni bardi, trasformano la tradizione in innovazione, mantenendo viva la fiamma di un passato ricco di storie affascinanti e musica.
Alan Stivell fonde la musica celtica con elementi rock, pop e perfino elettronici. Come Branduardi sperimenta, si diverte, gioca con la musica come un vero maestro, attirando l’attenzione sia dei puristi della tradizione sia dei giovani affamati di novità, ridando nuova linfa vitale alla cultura celtica.
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