Album PACIFICO: il nuovo viaggio musicale di Pearz | Intervista

Album Pacifico di Pearz

Con l’album PACIFICO, in uscita il 18 aprile 2025 per l’etichetta Bordello A Parigi, Pearz (alias Francesco Perini) mette insieme anni di esperienze, viaggi e influenze musicali. Scritto tra Firenze, Londra e Los Angeles, l’album è il risultato di un percorso in costante evoluzione, dove la disco, il French touch, il nu-jazz e il Japanese city pop si fondono in un sound personale ed eclettico.

Il nuovo singolo Tropic Of Capricorn, tratto da PACIFICO e disponibile dal 10 marzo, è la prova concreta di come un brano possa prendere vita tra palco e studio, tra improvvisazioni live e registrazioni a distanza. La collaborazione con VANBASTEN nasce quasi per caso, da un incontro a Marrakech e dalla voglia di lavorare insieme. Il suo contributo aggiunge al pezzo un tocco alla Serge Gainsbourg, integrandosi perfettamente.

Abbiamo avuto il piacere di intervistare Pearz per parlare del processo creativo dietro l’album PACIFICO, delle città che hanno influenzato il suo sound e delle collaborazioni che hanno dato forma al disco.

Intervista a Pearz: il nuovo album PACIFICO

“PACIFICO” sembra raccontare un viaggio, non solo musicale ma anche personale. Firenze, Londra, Los Angeles… Come hanno influenzato il tuo sound e il modo in cui scrivi musica?

Mi piace molto viaggiare e cercare di immergermi nelle città, sin da quando ero bambino. Nonostante ami il mare e le colline, sono sempre stato attratto dal contesto urbano, soprattutto da città grandi e molto popolate. Sicuramente il cambiamento urbanistico tra le tre città è parte di me, anche in maniera inconscia, e penso che ciò si trasmetta nella musica. Questo disco presenta un mix di elementi di tutte e tre le città, perché è stato scritto nell’arco di qualche anno mentre mi trovavo in queste metropoli. Essendo un disco prevalentemente strumentale, le influenze di ogni città sono riflesse nella musica.

“Tropic Of Capricorn” è una jam di oltre sette minuti, con un groove ipnotico e influenze afrobeat. Com’è nato questo brano e com’è stato lavorare a distanza con tutti i musicisti coinvolti?

“Tropic Of Capricorn” è stata senza dubbio la canzone più complessa che abbia scritto. Mi ci sono voluti anni per completarla. All’inizio avevo realizzato una demo di circa 3 minuti che consisteva nel loop iniziale/parte principale e uno stacco. Avevo registrato basso/basso synth, piano, violini e synth principale. Nei concerti che ho fatto dal 2022 al 2023 con la band, ho cercato di inserire questa demo con la sua struttura scarna nella scaletta, in quanto serviva ad allungare il set. Abbiamo iniziato a suonarla come una semi-jam, mantenendo solo il riff di synth e lo stacco come riferimento, arrivando a volte anche a 10 minuti di durata. Quando mi sono trasferito a Los Angeles, ho riaperto il progetto e cercato di ri-arrangiare il pezzo con le ispirazioni del live. Successivamente, ho sentito Gimmy El Helou (batteria), Fabio Ricciolo (percussioni), Luca Landi (sax e chitarra) e Andrea Palombi (basso) per  registrare le loro parti da remoto. La ciliegina sulla torta è stato il feat. con Vanbasten, che è riuscito a calarsi nella parte un po’ alla Serge Gainsbourg e ha chiuso il brano alla perfezione.

Il tuo sound è un mix pazzesco di influenze diverse: si sentono richiami alla disco, al French touch, al nu-jazz… C’è stato un artista, un disco o un momento preciso che ha influenzato di più la scrittura dell’album “PACIFICO”?

Non penso ci sia stato un disco specifico, ma molti artisti mi hanno influenzato in questo percorso di scrittura del disco, ma anche nella vita in generale. Sono cresciuto ascoltando veramente di tutto, ma sono sempre stato attratto dal mondo soul/funk, così come dalla French touch elettronica. Quando vivevo a Londra, mi sono innamorato della scena londinese nu-jazz e con gli amici abbiamo passato tanto tempo tra serate live e negozi di dischi. Vale lo stesso discorso per il boogie e la disco italiana: penso siano suoni che ci appartengono, ed è stato semplice riscoprirli come una bella ventata di aria fresca. A Los Angeles, invece, mi sono immerso nel City pop giapponese, ed è stata l’ultima delle ispirazioni per il disco.

Nell’album “PACIFICO” ci sono solo due tracce cantate, “International Lovers” e “Tropic Of Capricorn”, e in entrambe hai collaborato con altri artisti. Come hai scelto queste voci e cosa hanno aggiunto alla tua musica?

Le due collaborazioni sono nate in maniera molto organica. Sentivo che i brani, a differenza di altri, non erano completi. Soprattutto in “International Lovers” c’era bisogno di una parte vocale, perché aveva la struttura ideale. In entrambe le collaborazioni ho lasciato carta bianca all’artista per creare sia il testo sia la linea vocale. Entrambi gli artisti sono amici e sono stati perfetti, dando una svolta che non mi aspettavo. Conosco Kuntessa da tanti anni, anche lei vive a Londra e ci siamo conosciuti meglio lì. Un giorno, mentre scrivevamo insieme ad altri amici, le ho proposto se le andava di collaborare. Lei ha immaginato questo incontro tra due persone che non parlano la stessa lingua, ma che, con dietro l’estate italiana, hanno una relazione forte. Con Vanbasten, invece, è stata una collaborazione diversa. Anche con lui siamo amici da anni, e sapevo che aveva appena pubblicato il suo primo libro. Ho pensato che sarebbe stato perfetto un cameo in stile Serge Gainsbourg. Lui ha recepito l’idea alla grande e l’ha fatta sua, rendendola così unica.

Hai suonato un po’ ovunque, tra Europa, Stati Uniti e persino Marocco. Cambia il tuo modo di suonare e di vivere la musica a seconda del pubblico e del posto in cui ti trovi?

Più che cambiare in base al posto, direi che il modo è cambiato in base alla necessità. Ho iniziato a suonare live come Pearz nel 2021, avendo la fortuna di conoscere grandi musicisti che, a quel tempo, quasi alla fine della pandemia, non stavano suonando molto. Con la formazione “full band”, a volte siamo arrivati a essere in 5/6 membri sul palco (tastiere, batteria, percussioni, basso, 1/2 chitarre, sax). La band variava da concerto a concerto o da tour a tour, creando spettacoli unici, dato che si trattava di un gruppo di amici/musicisti molto bravi. In America, invece, ho iniziato a fare live da solo, suonando tastiere e basso sopra delle basi già arrangiate, creando una sorta di performance/live, includendo anche la parte visual dietro di me durante i concerti.

Hai raccontato che l’album “PACIFICO” rappresenta un momento di cambiamento e un nuovo equilibrio per te. Ora che il disco è pronto, che sensazioni hai e quale direzione pensi prenderà il tuo percorso musicale?

Spero di potermi perdere in nuove sonorità e crescere ancora come compositore e produttore. Cinque anni fa è uscito il mio primo EP e ora sta per uscire il mio primo album. Spero di poter portare “PACIFICO” in giro il più possibile e scrivere senza limitazioni, sia nei suoni che nell’immaginazione.

Fonte immagine: Ufficio stampa

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