Si intitola “Ergonomia domestica” il nuovo disco del cantautore toscano Andrea Lovito in arte ANCE. Niente da eccepire: disco pulito, ordinato, molto credibile nel mestiere ricco di esperienza che dimostra il suono e i suoi arrangiamenti che troviamo ancora una volta firmati da Gianfilippo Boni. “Ergonomia domestica” che forse paga il pegno di una serietà poetica lasciandosi anticipare soltanto dagli unici due brani allegorici con video ironici e troppo diretti in una direzione altra, qualcosa che in fondo con il resto del disco poco c’entra. E l’ascolto si fa prezioso subito, denso di romantici silenzi dentro cui contemplare la vita e le sue tante angolazioni. Che poi la casa, pandemia o no, è divenuta una dimensione diversa con un diverso modo di viverci addosso. Il disco si chiude anche con un omaggio ad Arthur Lee e ai suoi Love… e questo disco, che dice no a Spotify e a tutti gli streaming gratuiti, lo troveremo prestissimo disponibile in una bella release in vinile. Per ora lo possiamo raggiungere dal suo bandacamp e godiamocelo in questa bella intervista:
Spulciando in rete, la critica ha sottolineato spesso come questo disco sia anticipato da brani allegorici e ironici… ma poi, ad ascoltarlo, tutto cambia. Sei d’accordo?
Sì è vero. L’ironia non è mai mancata nei miei dischi precedenti, ma stavolta è meno abbondante, difatti i due brani maggiormente ironici li ho usati come singoli per accattivare l’ascoltatore, come una sorta di biglietto da visita, che nasconde però anche altri lati dell’animo umano, meno commercialmente appetibili ma degnidi esistere perché veri.
E dunque l’uccellino ci dice che è in arrivo un altro singolo e questa volta la fotografia del lavoro sarà completa…
Il prossimo singolo esprimerà tutta la mia disillusione sui sogni “sognati”, e come tenere i piedi per terra nella dura realtà.
Se ti dicessi che molte di queste canzoni hanno le carte per restar coerenti qualsiasi sia il tempo che andremo a vivere? Un disco quasi anacronistico per certi versi…
Hai colto il punto. Non volevo un disco “istantaneo”, ovvero che rispecchiasse in toto i tempi in cui viviamo, nei suoni e nelle parole. Ho scelto un suono classico, che può apparire “vecchio di 30 o 50 anni”, ma che in realtà (almeno così spero) si farà ascoltare gradevolmente anche fra altri venti, trenta, cento, mille anni. Le mode cambiano, ma gli ideali, i pensieri e i valori essenziali rimangono intatti.
Per te cos’è diventata la “casa”? Scrivere questo disco, prima e dopo la pandemia, ha restituito un pensiero in merito?
Sembra che la pandemia abbia dato maggior valore a queste canzoni che in realtà sono nate lentamente nel giro di 8-9 anni. La tematica che gira su “abitare la casa, abitare il corpo, abitare il mondo” è stato un pensiero fisso nell’ultima decade vissuta, perché motivi reali e pratici mi spingevano a scrivere dei miei bisogni reali, e sui sacrifici da accettare per comunque mia scelta. Questo disco mi ha aiutato a vivere le difficoltà del presente con più serenità.
E fuori casa, che disco ti verrebbe da scrivere? Come lo intitoleresti? Se mi passa l’allegoria…
Probabilmente qualcosa che abbia a che fare con Don Chisciotte per lo spirito errante e libertario, senza sapere bene dove si va ma comunque follemente a testa alta e con dignità.
Butto un titolo così al volo, giocando coi doppi sensi: “Ance con la Lancia per la Mancia”…
https://ance3.bandcamp.com/album/ergonomia-domestica