I Radiohead sono un gruppo musicale alternative rock britannico, nascono nel 1985 con il nome di On a Friday, per poi diventare i Radiohead nel 1992. La band è composta da 4 membri: Thom Yorke (voce, chitarra ritmica e tastiere), Ed O’Brien (chitarre, voce), Jonny Greenwood (chitarre, tastiere, e altri componenti elettronici), suo fratello Colin Greenwood (basso) e Phil Selway (batteria e percussioni). Dal loro debutto la band Radiohead ha costantemente sfidato i confini del genere nelle loro canzoni, ispirando generazioni intere e vantando di una carriera così ricca ed esplorativa.
Sono stati in grado di rappresentare il sentimento esistenzialista di disagio riportato soprattutto fra i giovani di fine secolo che si imbattevano in un nuovo millennio, riuscendo a coglierne l’alienazione. Hanno un background post-punk che riprendono dagli Smiths e dai Joy Division per poi allontanarsi e approdare nel campo dell’elettronica. I Radiohead riescono ancora ad abbracciare non solo la generazione X ma coinvolgendo anche millennials, Gen Z e i giovanissimi, alcuni loro brani famosissimi sono approdati infatti anche sulla piattaforma Tik Tok.
Quali sono quindi le 5 canzoni dei Radiohead da ascoltare assolutamente?
1. Creep
Primo singolo in assoluto tra le canzoni dei Radiohead, uscito nel settembre del 1992, inizialmente apprezzato e sbarcato negli States per poi essere criticato per la sua vena “troppo deprimente”. Tra le canzoni dei Radiohead, questa rappresenta un inno al sentirsi fuori luogo, all’inadeguatezza che molto spesso affligge i più giovani e che costringe a vivere nella solitudine nell’attesa di un cambiamento. Il desiderio di essere importanti, di essere notati e all’altezza permea in toto la canzone con il suo sound rock.
«I’m a creep / I’m a weirdo
What the hell am I doin’ here?
I don’t belong here /I don’t care if it hurts / I wanna have control / I want a perfect body / I want a perfect soul»
Un disperato grido per l’accettazione, per sentirsi inclusi e trovare un posto nel mondo. È sicuramente una canzone che si adatta ai giovani, al senso di insicurezza in cui vivono e nel quale si identificano.
2. Paranoid Android
Uno dei veri capolavori dei Radiohead, il singolo in uscita per presentare uno degli album più iconici dei Radiohead: OK Computer, con un sound rock, elettronico, psichedelico e progressivo. Ascoltando il brano, che dura più di 6 minuti, sembrerà di ascoltare tre canzoni diverse proprio a causa del cambio di sound e ritmo.
Il personaggio dal quale prende ispirazione è Marvin, il robot di Guida galattica per autostoppisti di Douglas Adams. Il testo è di difficile interpretazione ma sicuramente si installa nel clima di fine anni ’90: contro le diversità sociali, il consumismo, l’apparire piuttosto dell’essere. Il video del brano renderà la canzone ancora più celebre, con la rappresentazione del tipico uomo contro gli standard sociali: pigro e inetto contrapposto agli uomini in giacca e cravatta. Nelle canzoni dei Radiohead troviamo spesso la sensazione di odio verso tutto ciò che è costruito, ma allo stesso tempo anche l’impotenza nel poter cambiare la situazione.
«Ambition makes you look pretty ugly / Kicking, squealing Gucci little piggy […] / Why don’t you remember my name? / Off with his head, man»
Alla fine di questa canzone dei Radiohead troviamo un cambio di tonalità che travolge in pieno l’ascoltatore, si sente pietrificato e sconsolato, confondendo il dolore di chi canta con lui.
«Come on rain down on me / (the dust and the screaming, the yuppies networking) / From a great height/ (the panic, the vomit, the panic, the vomit)»
3. No Surprises
Se Creep era stato criticato per la sua vena deprimente, tra le canzoni dei Radiohead No Surprises dovrebbe essere bandita per la sua nuda drammaticità. La melodia inizia con uno xilofono che accompagna l’ascoltatore in un viaggio verso la desolazione, un viaggio che fa comprendere l’abbattimento che si può provare in determinate fasi della vita, dove l’energia vitale non è abbastanza. Una critica alla società che ci accontenta troppo facilmente, spingendoci a cercare la felicità in cose superficiali come una casa lussuosa o un giardino ben curato, mentre trascura l’importanza della riflessione interiore, costringendoci al silenzio, ignorando i bisogni dell’anima. Questa canzone dei Radiohead è un grido d’allarme senza nessuna sorpresa, è il grido di aiuto di chi non riesce ad andare avanti per dimostrare alla società di essere degno, una persona che se ne va… senza allarmi e senza sorprese.
«You look so tired, unhappy
Bring down the government
They don’t, they don’t speak for us
I’ll take a quiet life
A handshake of carbon monoxide… And no alarms and no surprises»
4. Karma Police
Questa ballad nasce da un inside joke della band, infatti i componenti dicevano tra loro che chi si fosse comportato male sarebbe stato arrestato dalla “polizia del karma”. La canzone vuole far riferimento al sistema karmico, secondo il quale le azioni immorali che si compiono nei confronti di terzi, si ritorceranno contro di noi: rappresenta una sorta di equilibrio cosmico contro coloro che agiscono in modo scorretto e si adattano acriticamente alla società. La canzone dei Radiohead segue un crescendo dinamico, partendo con il semplice suono di un pianoforte, per poi amplificarsi con le chitarre elettriche e percussioni, raggiungendo il suo apice nel ritornello, all’insegna del rock alternativo.
5. How to disappear completely
Questa canzone dei Radiohead prende in prestito il nome del libro How to disappear completely and never be found del 1985 di Dough Richmond. Tra le canzoni dei Radiohead, questa ha dei riferimenti autobiografici: affronta un tema tanto personale per Yorke, quanto universale, l’angoscia e la depressione. Descrive il senso di ansia, della dissociazione dalla realtà, con le parole «quello lì, quello non sono io, questo non sta succedendo, non sono qui». L’autore suggerisce una fase di disconnessione totale, che è il tema portante della canzone. La combinazione di «fuochi d’artificio ed uragani» porta l’ascoltatore in un mondo di caos e devastazione, che descrive a pieno come si sente l’autore. Alla fine del brano c’è un avvertimento di quella che sarà la probabile fine dell’autore, un addio prematuro («In a little while, i’ll be gone») che potrebbe essere anche un’esortazione a godersi la vita, data la sua transitorietà.
Fonte immagine “Canzoni dei Radiohead: 5 da ascoltare”: Wikimedia Commons