Caparezza, nome d’arte di Michele Salvemini, nasce come artista nel 1995 sotto il nome di Mikimix a Molfetta, in Puglia. Alla giovanissima età di 22 anni e agli inizi della sua carriera, Caparezza si mostra già come uno degli autori e rapper più taglienti della scena rap italiana. Sin dall’inizio, i testi del cantante denunciano il disagio dello Stato italiano e di sé, producendo anche delle canzoni dalla forte tendenza satirica. Il successo per il rapper di Molfetta non tarda ad arrivare: tra le canzoni di Caparezza che hanno reso noto il cantante al pubblico ci sono Fuori dal Tunnel e Vieni a ballare in Puglia, singoli degli album Verità supposte (2003) e Le dimensioni del mio caos (2008). Entrambe le canzoni hanno un grande significato: la prima tratta dell’omologazione dei giovani nel divertimento notturno, tutti si divertono allo stesso modo perché questo rappresenta un certo modo di essere; la seconda, invece, è una canzone di denuncia allo stato di precarietà della Puglia, causato sia dall’assenza dello Stato sia dalla presenza della mafia, motivo di forte sofferenza per il cantante pugliese. Nonostante questi brani siano stati dei veri e propri tormentoni, Caparezza ha sempre ribadito quanto fossero carichi di significato e ha sempre mantenuto una posizione contraria ad usi impropri televisivi dei suoi brani.
Tra le canzoni di Caparezza che meglio mostrano la sua bravura, proponiamo le 3 più importanti:
1. Il Dito Medio Di Galileo
Il Dito Medio Di Galileo è una delle canzoni dell’album Il Sogno Eretico di Caparezza. Il titolo curioso della canzone si rifa alla presenza del dito medio di Galileo Galilei al Museo Galileo, il Museo della Scienza di Firenze. La canzone ha delle sfumature rock: batteria, chitarra elettrica e giochi di sintetizzatore rendono la canzone un perfetto arrangiamento per il testo del brano. Dalla prima strofa, Caparezza scrive delle persone che, come pecore, seguono un branco di lupi senza nemmeno porsi troppe domande sul perché lo stiano facendo. La figura di Galileo rappresenta la cultura, considerata da Caparezza come la migliore arma per non essere vittime del branco e per riuscire a sviluppare un proprio pensiero critico. La canzone critica anche la Chiesa perché, come è accaduto tante volte nella storia, persegue interessi di altri gruppi sociali: attraverso questa critica, Caparezza fa un parallelismo alla storia di Galileo che fu criticato aspramente e infine costretto all’abiura delle sue idee scientifiche dal Clero.
2. Ti fa stare bene
Singolo dell’album Prisoner 709 del 2019, Ti fa stare bene è tra le canzoni di Caparezza che lui stesso definisce tra le più radio-friendly, ma che, come è successo con Fuori dal tunnel e Vieni a ballare in Puglia, non è da considerare come canzonetta. Il testo è tutt’altro che privo di significato: Caparezza affronta diversi temi, dal sociale con i riferimenti alla guerra in Kosovo, all’attivismo politico occasionale, alla necessità di distaccarsi dai telefoni e da tutto ciò che ci tiene costantemente impegnati. Nonostante anche in questa canzone Salvemini non riesca a non trattare di temi che ha sempre masticato nel resto dei suoi album, in nome della propria libertà artistica, negli ultimi versi del brano Caparezza scrive: «sono l’evaso dal ruolo ingabbiato di artista engagé»; il rapper vuole distaccarsi dalla figura che si è costruito negli anni di artista attivo in politica, in quanto questa etichetta gli avrebbe portato problemi per i commenti del pubblico nel caso in cui avesse prodotto qualcosa di diverso.
3. La Mia Parte Intollerante
La Mia Parte Intollerante è tra le canzoni di Caparezza che trattano della sua adolescenza. Traccia dell’album Habemus Capa del 2006, il rapper racconta i suoi sedici anni e l’adolescenza in generale, un periodo in cui vengono proposti tanti modelli che non sempre sono giusti per i ragazzi. Caparezza racconta che da ragazzino era solito essere un outsider, perché un po’ più anticonformista rispetto agli altri ragazzi della sua età. Tra adolescenti che idolatrano il più violento o chi è armato, il giovane Michele ha sempre scelto di ispirarsi a persone che della violenza non ne facevano un vanto. Ad ogni modo, è vero che a sedici anni o ci si conforma agli altri o si rimane fuori dai discorsi e dalle cerchie di amici, come scrive Caparezza. Il ritornello del brano, cantato dal paroliere Gennaro Cosmo Parlato, celebra la parte intollerante del rapper nei confronti di questo genere di persone considerate come «la bella gente» perché aderiscono a degli standard che il cantante pugliese non approva. Lo stile della canzone, a parte per il ritornello che crea un distacco dal resto del brano, è uno stile che prende molto dall’hip-hop old school degli anni ‘90.
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