Canzoni di Tina Turner: le 5 che consacrarono la leggenda

Canzoni di Tina Turner: le 5 che consacrarono la leggenda

Le canzoni di Tina Turner che hanno consacrato la leggenda del rock

Una delle anime più luccicanti che abbiano fatto visita al nostro mondo, una delle voci più potenti mai esistite, la prima donna su una copertina di Rolling Stone e la 17ª fra i migliori cantanti di sempre secondo la rivista stessa: Tina Turner, The Queen of rock, una grinta sbalorditiva che trasuda da 163cm di ricci afro. Una performer capace di correre sul palco con le scarpe col tacco dopo 2 ore di show a 60 anni. 

Conosciamo e amiamo tutti i suoi famosi singoli The best e What’s love gotta do with it, quest’ultima è l’unica non proveniente da una sua scelta: Tina affermò in un’intervista di avere il potere di farla funzionare sempre e comunque, nonostante per lei fosse un gioco più che una canzone in cui provare le sue doti vocali.

Nel percorrere l’ascesa della diva del rock, definiamo 5 fra le migliori canzoni di Tina Turner, che ce la fanno conoscere meglio ed amare alla follia.

  1. River deep Mountain high (1966)

La carriera di Tina inizia con lo pseudonimo di Little Ann, assieme al suo compagno pluriennale Ike Turner, da cui prese il cognome. Tina affermò di essere stata salvata da Ike in un tentativo di suicidio, ma la loro relazione fu molto difficile e burrascosa a causa della dipendenza da cocaina di lui e le violenze verbali e fisiche in cui sfociò. Nonostante tutto River Deep, Mountain High fu il primo singolo del duo a raggiungere le vette delle classifiche in Europa e fece apprezzare sin da subito l’enorme talento e la voce potente di Tina. Il testo mette in parallelo il forte amore di una bambina per il suo gioco preferito – una bambola, in questo caso – e quello per il proprio uomo da adulta. Non fece la fortuna della casa discografica di Phil Spector, che fallì di lì a poco, ma consacrò una diva indimenticabile.

  1. Acid Queen (1975)

Una seduttrice, una prostituta con l’aria di donna d’affari e di gitana è il personaggio della canzone e del personaggio di Tina Turner in Tommy, uno dei film più iconici della storia del rock, che vide la partecipazione di grandi personalità del genere come anche Elton John ed Eric Clapton. Il film è basato sull’omonimo album degli Who, e proprio Pete Townshend, il chitarrista e leader della band, firmò il singolo di Tina. Acid Queen è inserito in un album di cover rock in cui figurano anche successi dei Led Zeppelin e dei Rolling Stones.

  1. Let’s stay together (1983)

Tina è ancora molto conosciuta, ma non scala le classifiche da anni: è fuori moda. Sarà questo singolo a sancire l’inaspettato ritorno e incredibile successo di Tina Turner dagli anni ’80 in poi. Il brano è una cover dell’omonima canzone di Al Green del 1971 e nella reinterpretazione lascerà tutti di stucco e sarà candidata ai Grammy Awards. Sarà inserito nell’album che costituirà il picco della carriera di Turner: Private Dancer.

  1. We Don’t Need Another Hero (Thunderdome) (1985)

Cavalcando l’onda degli 80s, Tina recita in un blockbuster e ne canta il main theme. Nel 1985 interpreta Aunty Entity, sovrana del deserto in Mad Max oltre la sfera del tuono, diretto da George Miller e George Ogilvie. La voce di Tina Turner e quelle del coro della King’s House School nella colonna sonora fanno da grintosa cornice con una power ballad che si affermerà con un solido secondo posto negli Stati Uniti ma che sarà in cima alle classifiche di tutto il mondo, oltre che candidata ai Golden Globe.

  1. Private Dancer (1984)

È vero: questo album in prima posizione scompone la cronologia della nostra rassegna, ma l’album, e l’omonima canzone, sono talmente iconici da essere perdurati per tutta la vita della cantante, e sicuramente persisteranno anche oltre. Quindi, è da considerarsi una delle canzoni di Tina Turner più significative.

L’album contiene e What’s love gotta do with it, singolo di Tina Turner che vinse ben 3 Grammy Awards e rimase in cima alla Billboard Hot 100 dei singoli più venduti per tre settimane. Uscirono dall’album altri 6 famosi singoli, tra cui Better Be Good To Me e Show Me Some Respect, che non smettono mai di insegnarci di dare importanza al rispetto per sé e al self-love nell’ambito relazionale.

Private Dancer è, però, sicuramente il pezzo di maggiore incidenza: Tina personifica una ballerina da strip club in una ballad emozionante e strappacuore. Dalla sua voce sentiamo la necessità della ballerina di potersi mantenere e perseguire il suo sogno di avere una famiglia normale, nonostante non sopporti gli sguardi indiscreti degli uomini. La verità è che la canzone rappresenta una categoria di persone diffusa nelle periferie delle metropoli degli anni ’80. Per fare due nomi, il pezzo è scritto da Mark Knopfler, frontman dei Dire Straits, e alla chitarra c’è Jeff Beck.

L’impronta nella cultura pop della canzone si può confermare con il suo utilizzo in una scena nella serie di Ryan Murphy Pose (2018), in cui è presentata la scena delle ballroom di New York negli anni ’80. La canzone accompagna il momento per due protagoniste, forti e queer, di rimboccarsi le maniche e abbandonare gli affetti tanto bramati. L’emozione della voce di Tina Turner è perfetta per rendere tutto ciò.

«La felicità vera e duratura viene da uno spirito irremovibile e fiducioso, che può brillare sempre, nonostante tutto, e questo è ciò che ho raggiunto, ed è un mio grande desiderio aiutare anche gli altri a diventare veramente felici» − Tina Turner

Fonte immagine: Wikimedia Commons

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