Club Dogo dei Club Dogo: recensione dell’album

club dogo

L’annuncio tramite social sul finire del 2023 del ritorno dei Club Dogo e l’uscita del loro album self-titled ha scosso l’intero panorama musicale italiano. A inizio 2024, l’album è stato rilasciato e ha riscosso un grandissimo successo. Vediamo la recensione di “Club Dogo” dei Club Dogo.

Il trio formato dai rapper di Milano Gué e Jake La Furia e il loro producer Don Joe è senza dubbio uno dei collettivi più amati da qualsiasi fan del rap italiano. Negli anni in cui il rap era semplicemente un genere di nicchia per giovani ribelli, gruppi come Articolo 31, Co’Sang, Cor Veleno e Sangue Misto, oltre ad artisti come Fabri Fibra e Noyz Narcos, tenevano vivo il nome del genere nell’underground. Il rap era per i giovani del tempo la voce del popolo, uno strumento di denuncia e critica che faceva provare ai ragazzi un senso di appartenenza. Era un qualcosa che rappresentava…qualcosa per la gente. Da qui il motto del collettivo milanese: “Club Dogo is for the people”. Il gruppo si forma a seguito dello scioglimento del trio “Sacre Scuole”, dove Guè e Jake militavano insieme a Dargen D’Amico. Con l’aggiunta di Don Joe, i Dogo sono diventati un fenomeno sociale, riuscendo ad imporsi pesantemente sulla scena, portando alla ribalta anche altri nomi come Vincenzo da Via Anfossi, Caneda e, soprattutto, Marracash, tutti riuniti sotto il nome di “Dogo Gang”. Il fenomeno Club Dogo ha portato alla pubblicazione di 7 album in studio nel periodo che va dal 2002, anno di esordio col leggendario “Mi Fist”, alla chiusura del 2014 con “Non Siamo Più Quelli di Mi Fist”. Dopo quell’ultimo lavoro, il gruppo si è sciolto e ognuno dei membri si è dato alla propria carriera solista. Eppure, i Dogo avevano ancora qualcosa da dire.

Sul finire del 2023, infatti, sono comparsi dei profili Instagram e Tik Tok a nome “Club Dogo”, attraverso i quali è stata annunciata la reunion del trio con numerose date di live e, in seguito, la pubblicazione dell’ottavo album in studio “Club Dogo”.

Club Dogo” è un’operazione nostalgia riuscitissima. È un progetto in cui il tempo sembra non essere mai passato, dove la chimica tra i tre componenti sembra intatta. È sicuramente un progetto ricco di citazioni alla carriera degli artisti, con rimandi alle loro tracce più famose, e dal sound profondamente old-school, in cui hip-hop e boom-bap sono i generi di riferimento. Nonostante ciò, il disco è ben lontano dal suonare vecchio e stantio. Il lavoro scorre piacevolmente e riesce a farsi ascoltare sia dai fan storici dei Dogo che da un pubblico più giovane, che riesce così ad avvicinarsi a certe sonorità e riscoprirle.

Club Dogo” si discosta dalle logiche di mercato della discografia moderna, non solo per la scelta dei suoni, ma anche per quanto riguarda i featuring presenti. L’album presenta solamente tre collaborazioni, un’anomalia per il mercato musicale odierno, che si serve sempre di più di collaborazioni tra artisti per accaparrarsi gli ascolti di differenti fanbase.

Al contrario, in “Club Dogo” partecipano solamente altri tre artisti: Marracash nella traccia “Nato Per Questo”, collaborazione che ha un sapore di nostalgia dei tempi andati in cui il “King del Rap” era ospite fisso dei lavori del gruppo; Sfera Ebbasta in “Milly”, che in un certo senso rappresenta l’erede naturale dei Dogo, da artista nato e cresciuto con la loro musica e che è stato per la trap ciò che i tre sono stati per il rap, ed Elodie nel brano “Soli A Milano”.

Oltre ai featuring, da segnalare sono brani come “Mafia del Boom Bap”, “King of The Jungle” e “In Sbatti”.
“Club Dogo” è uno dei progetti migliori dell’anno, come certificato dal grande successo commerciale raggiunto nel primo semestre del 2024, in cui è risultato l’album più venduto per quanto riguarda i vinili. Un album capace di unire tutti gli amanti del rap, di qualsiasi generazione.

Fonte immagine: Spotify

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