In occasione del “Concerto per Le Kassandre”, che si terrà sabato 26 marzo, abbiamo intervistato il cantautore Valerio Bruner.
Sabato 26 marzo l’Auditorium Novecento di Napoli ospiterà Le belle dame e altre storie per le Kassandre, evento contro la violenza di genere voluto dal cantautore Valerio Bruner. Si tratta di un’iniziativa non da poco giacché il ricavato della serata sarà devoluto all’associazione Le Kassandre di Ponticelli, che dal 2004 è impegnata nel promuovere, tramite una serie di iniziative, una cultura del rispetto e della tolleranza di genere con particolare attenzione alle donne e alle umiliazioni, fisiche e psichiche, che sono costrette a sopportare in una società che concede loro spazi sterili di qualsiasi possibilità di riscatto sociale.
In occasione del concerto per Le Kassandre abbiamo scambiato due parole proprio con Valerio, il quale mostra di avere idee molto chiare sul suo progetto e un’umanità e una sensibilità che, al giorno d’oggi, sono rare da trovare negli uomini.
Concerto per Le Kassandre, intervista a Valerio Bruner
1) Partiamo da una delle tue canzoni, La belle dame sans merci. Questa prende spunto da una misteriosa ballata di John Keats. Come mai hai scelto proprio questo titolo?
La belle dame di cui parla Keats è l’archetipo, per me, della donna ribelle, libera, non asservita ad alcun uomo, anzi. È una figura che già dall’iconografia si impone come contrapposizione al modello di donna pacata, servizievole e votata al focolare domestico. Mi riferisco alle illustrazioni dei Pre-Raffaeliti, in particolare quelle di Dante Gabriel Rossetti: i lunghi capelli rossi sciolti al vento, le vesti a rivelarne le forme, e lo sguardo, fiero e indomabile. Il mio album non poteva avere nessun altro titolo.
2) Parlando invece del “Concerto per Le Kassandre” che terrai sabato 26 marzo si tratta, senza ombra di dubbio, di un progetto importante per una tematica sempre attuale (purtroppo), come la violenza e la discriminazione nei riguardi delle donne. Come ti è venuta questa idea?
Quando nel 2020 uscì La Belle Dame, nel pieno del primo lockdown, i casi di violenza domestica aumentavano sensibilmente. Avevo scritto un album che parla di donne che perseguono strenuamente la propria libertà, la propria indipendenza, e lo fanno mettendo in gioco tutto quello che sono e che hanno. Pensai che fosse un punto di partenza per poter fare qualcosa di più concreto a supporto della causa, quella della violenza sulle donne, così decisi di destinare parte del ricavato delle vendite dell’album a Le Kassandre. L’anno successivo, nel 2021, registrai nuovamente le canzoni de La Belle Dame, stavolta in una chiave acustica completamente riarrangiata, collaborando con diverse artiste del nostro panorama musicale e ne uscì fuori La Belle Dame #2, il cui intero ricavato è andato a sostegno de Le Kassandre. Mancava un ultimo tassello: mettere su un evento live, qualcosa che fosse più di un semplice concerto, qualcosa che fosse espressione artistica a 360 gradi, dal teatro alla danza, dalla musica alla fotografia e che fosse a servizio di una causa così importante, che riguarda ognuno di noi. Ed è così che è nato il concerto che terremo il 26 marzo all’Auditorium Novecento di Napoli.
3) Restando agganciati su questa tematica, la domanda appare più che spontanea. Come sei venuto a conoscenza del centro antiviolenza “Le Kassandre?”
L’associazione di promozione sociale Le Kassandre è attiva sul territorio campano da quasi vent’anni e nasce a Ponticelli, un’area della periferia est di Napoli piuttosto difficile. Facendo delle ricerche su associazione attive sul nostro territorio, il nome Le Kassandre compariva spesso e con chiunque parlassi ricevevo sempre un feedback positivo sulle loro attività e impegno. Presi contatto e oggi, dopo due anni, siamo qui. Ci tengo a dire che questa associazione è formata da donne forti e determinate che sto conoscendo sempre meglio e che non posso fare a meno di ammirare e stimare.
4) Come già detto, il tema della discriminazione della donna è molto attuale. Ma, allo stesso tempo, affonda le radici in epoche precedenti alla nostra. Vorrei chiederti se per caso ti fossi ispirato anche a storie di donne del passato più o meno famose, che hanno cercato di andare oltre i pregiudizi di una società omocentrica per affermare la propria individualità o se ce ne è qualcuna che ti affascina da sempre.
Ho davanti agli occhi tre donne, ognuna di una generazione diversa: mia nonna, mia madre e la mia compagna. Non sono celebrità, non sono persone famose, ma quello che ho imparato da loro, la loro forza e determinazione nell’affrontare una società che è sempre stata ed è tuttora fortemente maschilista, è un qualcosa di prezioso che custodisco gelosamente e che ha contribuito a rendermi la persona che sono.
5) Uno dei problemi riguardo la violenza sulle donne è il retaggio onnipresente di una visione della famiglia e della società di stampo patriarcale. Ma non è da escludere che anche una certa cultura machista che vede l’uomo come forte e resistente alle emozioni e che considera la donna come la propria bambola da usare a proprio piacimento (modello propinato dai media, dal web e, in alcuni casi, persino dalla politica) abbia il proprio margine di responsabilità se ancora nel 2022 dobbiamo leggere di donne picchiate dai propri mariti/compagni o di ragazze che vengono umiliate a scuola o sul posto di lavoro per svariate ragioni. Sei d’accordo a riguardo?
La nostra società è marcatamente patriarcale e maschilista. È una degenerazione dei tempi storici. Se pensi che un tempo le donne erano il fulcro della società e della famiglia, il ruolo subordinato in cui sono state relegate a partire da un certo momento storico in poi è la prova che qualcosa è andato storto. Abbiamo voglia a dire che sono stati fatti progressi, che di sicuro ci sono stati, ma finché non scardineremo quel maschilismo gretto e becero, quello che si manifesta nella quotidianità delle piccole cose, non andremo da nessuna parte. C’è bisogno di educazione al dialogo e al confronto, dobbiamo insegnare alle giovani generazioni, ai bambini, che non ci sono cose “da uomini” e cose “da femmine”, ma che esistono il reciproco sostegno e rispetto nell’affrontare insieme e alla pari la vita, dalle faccende quotidiane alle sfide più grandi.
6) A tale proposito, ti chiedo ancora: cosa pensi delle donne che, influenzate da questa “cultura”, giudicano le loro simili per la sola colpa di voler indossare una gonna o di fare lavori “da maschio”?
È proprio questo il punto: non esistono lavori “da maschio” o abiti “da donna”. Se domani indossassi una gonna mi rispetteresti di meno? Se una donna fa il meccanico, l’idraulico o l’elettricista, pensi che sia meno capace di un collega maschio? Questo è il problema: la consuetudine della forma mentis che ci hanno inculcato. Ti porto un esempio: una volta, in mezzo alla strada, ci si guastò la macchina. La spingemmo fino al meccanico più vicino, lui guardò me e poi guardò la mia compagna e mi disse: “Te lo spiego a te, così capisci.” Me lo feci spiegare tre volte quale problema avesse la macchina e poi gli dissi: “Guarda, parla con la mia compagna che ne capisce più di me di queste cose.”
7) Ultima domanda: se un giorno alle donne verranno riconosciuti gli stessi diritti di noi uomini, pensi che iniziative come questo concerto o altre come la giornata della donna l’8 marzo continueranno a esserci? O la loro funzione potrà considerarsi esaurita?
Non so risponderti, semplicemente perché penso che sia nella nostra natura creare divisioni e differenze, ci riusciamo davvero bene. Quindi credo che ci sarà sempre bisogno di rimboccarci le maniche e ricordarci che siamo tutti figli della stessa madre, la terra. Madre, appunto.
Ringraziamo ancora Valerio per la disponibilità e la gentilezza che ci ha concesso.
Per info e costi sul Concerto per Le Kassandre, visitate la pagina Facebook VALERIO BRUNER – La Belle Dame e altre storie per Le Kassandre.
Immagine di copertina: Mar dei Sagrassi