Lo scorso 3 aprile, per Dark Vinyl Records (distribuzione Audioglobe), è uscito The Moon Is a Dry Bone, il nuovo album della band dark-folk partenopea Corde Oblique.
Corde Oblique: tra neofolk e shoegaze
Registrato e mixato da Massimo Aluzzi presso gli Splash Studio (Napoli) e masterizzato da Geoff Pesche presso gli Abbey Road Studio (Londra), The Moon Is a Dry Bone è l’ottavo album in studio del gruppo “folk-gaze”, come amano definirsi, ovvero un miscuglio tra neofolk e shoegaze.
Il disco contiene 11 tracce inedite, tra cui una cover degli Anathema: Temporary Peace.
A questo nuovo lavoro discografico dei Corde Oblique hanno collaborato diversi artisti, tra cui nomi storici della musica italiana. Oltre a Caterina Pontradolfo, artista lucana sempre presente in tutti i loro lavori, a supportare in questo progetto la band partenopea capitanata da Riccardo Prencipe troviamo anche le voci di Andrea Chimenti e Miro Sassolini (ex cantante dei Diaframma).
The Moon Is a Dry Bone: track by track
Fedeli al loro stile, lontano dalle mode correnti, anche in questo nuovo album i Corde Oblique deliziano i fan con le consuete sonorità folk. Tuttavia, stavolta queste ultime s’intrecciano a sonorità più estreme e spregiudicate.
Il disco si apre sulle note malinconiche di Almost Blue, brano strumentale in cui a farla da padrone è il romantico e struggente suono del violino che ritroviamo anche nel pezzo successivo La Strada, dove si fonde con quello più popolare della chitarra. In questo brano la delicata voce della cantante del gruppo, Rita Saviano incontra quella del cantautore Andrea Chimenti, dando vita ad un emozionante duetto. La terza traccia è The Moon Is A Dry Bone, canzone che dà il titolo al disco e che ne ha anticipato l’uscita. Il pezzo è musicalmente più elaborato; i ritmi si fanno più concitati e decisi.
“Sotto la superficie, la luna è secca come un osso. Non puoi spremere il sangue da una rapa e apparentemente non puoi nemmeno strizzare l’acqua dalle rocce lunari”.
L’uscita del singolo è stata accompagnata da un video girato dal regista lituano Rytis Tytas, ambientato in Lituania, nella villa dell’architetto Stasys Kudokas (scomparso nel 1988). Il video è stato concepito come un conflitto tra sogno e realtà.
L’album prosegue con la soave Le Grandi Anime, interpretata dall’armoniosa voce di Caterina Pontrandolfo.
A seguire troviamo l’evocativa Le Torri di Maddaloni, un dolce “lamento” interpretato magnificamente da Denitza Seraphim, che vuole essere un omaggio alla città casertana di Maddaloni e alle sue torri. Riccardo Prencipe, autore del testo e leader del gruppo, nonché insegnante in una scuola di quel territorio, a tal proposito ha dichiarato: “La scuola dove insegno si trova proprio sotto di esse. Il primo anno in cui iniziai a insegnare scrivevo questo brano nelle lunghe ore di pausa. La scommessa era usare solo due accordi, come le torri, con un fraseggio”.
Le Torri di Maddaloni è senza dubbio uno dei brani più interessanti e coinvolgenti del disco.
L’eterea Il Figlio delle Vergini è la sesta traccia e vede ancora la partecipazione di Caterina Pontradolfo a cui si unisce il pianto cantato di Sergio Panarella, voce del gruppo partenopeo Ashram.
Per il brano La Casa Del Ponte il gruppo si è invece avvalso della collaborazione della stimata attrice teatrale Maddalena Crippa che interpreta il testo accompagnata da un tappeto musicale dai ritmi contrastanti, tra calma e inquietudine.
L’ottava traccia è un omaggio che i Corde Oblique hanno voluto fare al gruppo alternative-rock britannico Anathema, riarrangiando un loro brano: Temporary Peace, arricchito dal suono del violino e del piano.
Altro brano di rilievo è Il Terzo Suono, che vede ospite Miro Sassolini, cantante del gruppo rock fiorentino Diaframma dal 1983 al 1989; fondatore del progetto Van Der Bosch (1991-1996); melodista e ricercatore vocale; sperimentatore multimediale; artista figurativo.
La penultima traccia è Herculaneum: il suono sognante della fisarmonica va ad impreziosire la sentita interpretazione di Caterina Pontradolfo.
Il disco si chiude come si è aperto, con la trascinante traccia strumentale Almost Blue Part 2.
The Moon Is a Dry Bone è un album dai ritmi, dalle melodie e dalle armonie minuziosamente curate, che conferma ancora una volta il talento dei Corde Oblique, una band che rappresenta una mosca bianca nel panorama musicale italiano. Questo ottavo lavoro del gruppo partenopeo solca verso nuovi paesaggi sonori e convince l’ascoltatore.
Consigliato ai fan della prima ora ma anche a chi è disposto ad immergersi in nuovi universi musicali.
Fonte immagine copertina: Ufficio stampa