Dafne: un Mosaico di storie nel primo album della band campana

Dafne

È pur vero che Dafne è un nome proprio femminile singolare, ma Dafne è anche una band campana con all’attivo un album, il primo, intitolato Mosaico, un disco di nove tracce, in cui il racconto e la narrazione sono filtrati dagli occhi di cinque musicisti: Valerio Sirignano, voce e chitarra; Paola Cerullo, voce e percussioni; Antonio Mignacco, chitarra; Simone di Feola alla batteria e Salvatore Pelliccia al basso. Dopo essere arrivati in finale all’Apogeo Spring Contest nel 2018, comincia la collaborazione con l’etichetta napoletana per il roster New Generation. Da qui la band avvia una campagna di crowdfunding per sostenere le registrazioni del disco di esordio, Mosaico appunto, uscito l’11 giugno 2021. Due voci, un tessuto narrativo cantautorale, un impianto di sound moderno che getta le basi per nuove scommesse e nuovi racconti. 

Abbiamo intervistato i Dafne

“Mosaico” è il titolo del vostro album: quali sono le tessere che non potevano assolutamente mancare nella costruzione e composizione del vostro primo disco?

Mosaico nasce da nove tessere, diverse ma complementari. C’è la leggerezza di Amore in affitto, la riscoperta di se stessi di Gli occhi di Elisa, l’innamoramento di Forse essenzialmente tu, il dolore di Yara. Queste sono alcune emozioni che abbiamo cercato di tradurre in musica, in Mosaico. A tenere insieme queste nove tessere è la necessità – oltre che il desiderio – di condividere un’esperienza musicale “fluida” che prova ad andare oltre gli stessi schemi mentali.

“Gli occhi di Elisa” è un racconto, uno storytelling a due voci: come mai avete scelto di descrivere due protagonisti e non usare la prima prima e seconda persona singolare come fosse un dialogo?

A volte guardare le cose da più lontano aiuta a cogliere tanti dettagli, tanti particolari che altrimenti andrebbero persi. Quando attraversiamo un periodo di confusione ad esempio, non riusciamo mai a comprendere quale sia il centro del nostro malessere fino a quando non guardiamo le cose da più lontano. Questo è il motivo della scelta di usare la terza persona; per arrivare al centro di noi stessi a volte è necessario guardarci dall’esterno.

“Piombo fuso” è a mio avviso la perla dell’album: il tema sociale è molto presente e ben tratteggiato. Come la musica può effettivamente portare un messaggio socio-politico ed attuale senza cadere nella retorica? Ci sono altri artisti che stimate che si pongono questo obiettivo con la propria musica?

La risposta è proprio nella domanda. Piombo fuso nasce da un’esperienza reale, vissuta in prima persona, quando dietro le parole c’è l’esperienza non ci può essere retorica ed io credo che quella linea sottile tra la verità e la finzione sia facilmente percepibile quando guardi qualcuno cantare su un palco. In questo senso rispondo alla seconda domanda dicendoti che secondo me, quando non c’è retorica, l’artista non si pone nessun obbiettivo, quando da voce ad un tema sociale lo fa perché lo ha vissuto, lo fa perché lo ha sentito per davvero ed in questo caso esistono molti artisti in Italia che stimiamo, ad esempio Daniele Silvestri, Simone Cristicchi, Willie Peyote e tantissimi altri.

Ci dite un pregio e un difetto di “Mosaico”?

Il pregio probabilmente sta nella diversità di queste nove canzoni, con le quali abbiamo cercato di rendere in musica il senso di Mosaico. Un difetto/rimpianto di Mosaico, col senno di poi, potrebbe essere quello di non esserci confrontati abbastanza con una dimensione più elettronica, che sarà sicuramente parte fondamentale del nostro post-Mosaico.

Quale brano consigliereste a chi non vi ha mai ascoltato, per far comprendere al meglio il vostro sound e il vostro pensiero cantautorale?

Quando parliamo di Dafne ci piace immaginarla come una ragazza che cresce, cambia, fa i suoi sbagli ed ha i suoi successi nella vita, per questo ci è un po’ difficile scegliere un solo brano per far comprendere quello che siamo. L’album è un mosaico, ed ogni tessera è essenziale per scoprire l’immagine finale che ne viene fuori, tolto un tassello non sarebbe più Dafne.

Cosa ne pensate della musica delle playlist di oggi? Scuola Indie, Anima RnB, Novità Indie Italiano… Sperate di rientrarvi o credete ci sia un appiattimento all’interno di un’editoriale?

Potremmo dire che non ci identifichiamo in un “marketing” delle playlist, ma preferiamo piuttosto un contatto con il fan, che cerchiamo quanto più possibile durante i nostri live. Ritrovarci in qualche playlist non può che farci felici, ma far girare la propria musica dal vivo è la cosa più bella che un musicista possa desiderare.

[Foto di Ufficio Stampa]

A proposito di Alessandra Nazzaro

Nata e cresciuta a Napoli, classe 1996, sotto il segno dei Gemelli. Cantautrice, in arte Lena A., appassionata di musica, cinema e teatro. Studia Filologia Moderna all'Università Federico II di Napoli.

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