Domenico Dario Dipalo, in arte Dario Dee, è un cantautore con all’attivo diverse esperienze e diversi concorsi musicali. Ultimo quello del PAE della fiera FIM, il Premio Autori Emergenti, che l’ha visto tra i dieci finalisti selezionati per la compilation scelta dalla direzione del FIM.
Dario è uscito dalla stanza è l’ultimo lavoro discografico da solista di Dario Dipalo, uscito lo scorso 5 Aprile, a quattro anni di distanza dal suo precedente album Sopra Le Righe 2.015. Anticipato dal singolo Il mio pesce corallo rosso, il brano che è stato appunto selezionato nella compilation del FIM, l’album si compone di 16 tracce che spaziano dal soul all’elettro-pop, sonorità che si legano alle esperienze di vita emotive che l’autore ha voluto raccontare.
Il 16 Maggio abbiamo incontrato, durante la prima giornata del FIM, Dario Dee e scambiato quattro chiacchiere con lui.
Intervista a Dario Dee
Cosa puoi raccontarci di Il mio pesce corallo rosso, il brano che ha anticipato il tuo secondo disco.
Il titolo, come puoi immaginare, è abbastanza ironico. È uscito quest’anno ed ha anticipato l’album Dario è uscito dalla stanza e sono autore e produttore di questo brano. Ha delle vene un po’ vintage anni ’70, ricorda un po’ la dance degli ABBA. Su questa struttura ho messo questo testo che racconta delle varie delusioni d’amore, di quel periodo in cui ci si chiude in casa e non si vuole avere a che fare con nessuno. Ho scritto appunto questa filastrocca per dire lasciatemi solo a casa con il mio pesce corallo rosso. È nato così questo brano.
Cosa puoi dirci del PAE? Come sta andando questa tua esperienza al FIM?
Siamo una decina di artisti a essere stati inseriti in una compilation. È comunque il primo anno che vengo qui e lo trovo molto interessante. Che venga dedicato uno spazio alla musica, che troppo spesso viene messa in un angoletto, in una sede così importante come questa a Milano, è molto importante.
Andando invece un po’ indietro, cosa puoi dirci di te? Come hai iniziato a fare musica?
Ho cominciato a far musica da bambino ed ho studiato in conservatorio pianoforte. Poi di lì ho iniziato ad ascoltare la soul music e mi sono affacciato al mondo pop. Per un periodo ho avuto una doppia vita: di mattina in ufficio e la sera ero nei club a far musica. A un certo punto mi sono scocciato di questa cosa e mi sono dedicato completamente alla musica. Oggi tra insegnamento e produzioni faccio questo.
Sei insegnante di musica quindi?
Sì, sono un insegnante di musica, sono un vocal coach. Poi, avendo una grande passione per il gospel ho creato vari cori.
Dal soul e dal gospel come sei passato a fare questa filastrocca in stile ABBA?
Diciamo che all’inizio scrivevo in inglese. Mi ero accorto però che con il nostro pubblico italiano era come alzare un muro perché molto di quello che cantavo non arrivava. Ho cominciato così a scrivere in italiano avvicinandomi di più al cantautorato, anche a un cantautorato moderno che secondo me si sposa bene con questi sound. Oggi, autori come Cosmo e Gazzelle hanno un modo di scrivere che può essere combinato bene con questo stile musicale elettronico.
Ti ispiri a loro quindi?
Probabilmente, quando mi si ascolta, sono abbastanza riconoscibile. Cerco di non confondermi tra tanti però sicuramente appena mi si ascolta, i riferimenti sono Prince… quel genere lì. Con un po’ di sforzo cerco di portare quella musica nelle mie produzioni e di farlo in italiano senza risultare troppo gorgheggiante con la voce.
Cosa puoi raccontarci allora di questo album?
Dario è uscito dalla stanza è uscito da un mesetto, è composto di sedici tracce quindi un po’ in controtendenza. Oggi le produzioni tendono un po’ a stringersi perché gli ascoltatori si scocciano abbastanza in fretta di stare attaccati ad ascoltare musica. Io però avevo un po’ di cose da raccontare quindi mi sono tenuto largo inserendo sedici tracce. È completamente autoprodotto e realizzato da me. Non perché sono restio alle collaborazioni ma perché non sono ancora riuscito a trovare le persone giuste con cui collaborare.
Qual è stata la ricerca musicale?
Le produzioni tendono ad avere un filo logico. Ci sono brani che tendono ad essere molto più soul, altri che sono molto elettro-pop e altri che invece sono vicini alla scena indie italiana attuale.
Immagine: DARIO DEE