L’album Di tanto è la nuovissima uscita di Daniele Trucco, presente nei principali stores dal 2 Febbraio 2025, contenente tre brani di diversa ispirazione.
Scopriamo qualcosa in più su Daniele Trucco
Daniele Trucco è un docente di lettere, saggista, musicista e compositore piemontese. Il suo ultimo lavoro come cantautore è Di tanto. L’Ep dipinge un quadro famigliare di tre generazioni. Vediamo insieme come Daniele Trucco ha risposto alle nostre domande, per comprendere la genesi dell’album, gli aneddoti di ogni brano e la sua carriera professionale.
1. Come coniuga la professione d’insegnante con quella d’autore?
Sono due mondi che si intrecciano benissimo, soprattutto quando si insegnano materie umanistiche. La letteratura e la storia costituiscono continue fonti di ispirazione su temi universali e dunque trasformabili e adattabili alla nostra società o al nostro contesto personale. Oltretutto alcuni brani che ho scritto hanno anche una valenza didattica che spazia da argomenti grammaticali a paradossi logico filosofici.
2. Come nasce il nuovo album Di tanto?
L’album Di tanto nasce dopo una parentesi orchestrale dedicata alla colonna sonora del docufilm L’uomo dei vitigni: sguardi su Giuseppe di Rovasenda mi sono confrontato di nuovo con la canzone “d’autore” dopo gli album vILLA tEMI e Nō?, abbandonando per un momento la musica sperimentale ed elettronica che ha dato vita ad album come Approdi / Landings, lavoro multimediale nato sulle parole del poeta Sergio Gallo, Math Music, inserito nel sito dell’AMS (American Mathematical Society) nella sezione relativa alle relazioni tra la musica e la matematica e Prime Numbers, trasposizione musicale della sequenza dei numeri primi da 2 a 997.
Mi piace molto alternare i generi e dedicarmi a quello che mi pare più congeniale in quel momento: è il bello di non avere vincoli discografici che impongono talvolta realizzazioni forzate per onorare contratti e scadenze. Naturalmente bisogna essere ben consapevoli che la diffusione della propria musica senza alle spalle professionisti del settore che la editino e la distribuiscano sarà, nella migliore delle ipotesi, limitatissima.
3. Quali sono le storie raccontate nei tre nuovi brani del nuovo album Di Tanto?
Le tre tracce presenti in Di tanto dipingono un piccolo quadro famigliare che abbraccia tre generazioni: un nonno combattente della seconda guerra mondiale, una madre anziana che naufraga nei suoi ricordi e un figlio a passeggio in un parco. Oltre a questo legame narrativo tra le storie ce n’è uno più intenso: i testi nascono tutti da suggestioni poetiche assai differenziate ma indispensabili per comprenderne il senso. Il primo brano, Allora, deve il titolo alla omologa poesia malinconica e sognante di Giovanni Pascoli contenuta in Myricae e racconta in pochi versi la vita intera di una donna che ricorda molto la Annina Picchi – mamma di Giorgio Caproni – immortalata dal poeta nei suoi Versi livornesi (1950-58). Parafrasando inoltre un’immagine tratta da For sale (1959) dell’americano Robert Lowell, ho provato a ricreare l’attesa della donna prima di essere portata in un ospizio per vecchi mentre “fissa la finestra, come se fosse rimasta sul treno una fermata oltre la sua”. Sempre a Caproni va il merito di avermi ispirato Di tanto, il brano che dà il titolo all’Ep, con la sua lirica Incontro: è la fotografia di un attimo, vissuto da un uomo intento a discorrere del più e del meno con la sua amata, nel momento stesso in cui i suoi occhi incrociano quelli di una donna che gli sorride durante una passeggiata in un parco. È un gioco di sguardi che prelude a un’avventura e che troverà risoluzione solo nella frase finale. Per entrambe le tracce mi sono avvalso della chitarra di Luca Allievi, noto virtuoso piemontese.
Inoltre, Daniele Trucco continua illustrando la vicenda del nonno Mario che ha ispirato un suo brano:
Anche Mario nel cortile nasce da una suggestione, forse meno poetica ma indubbiamente coniata da un grande poeta: agli sgoccioli della prima guerra mondiale Gabriele D’Annunzio ebbe a dire “sento fetor di pace”. Questo motto è divenuto l’input per raccontare una storia di famiglia vera ma allo stesso tempo incredibile: rievoco la gioventù di mio nonno Mario, che scelse nel 1938 la carriera militare in marina non essendo soddisfatto della sua vita di agricoltore. Partì per Pola, nell’allora Istria italiana, per frequentare i Corpi Reali Equipaggi Marittimi (CREM), scuola in cui si sviluppavano la preparazione tecnica e professionale delle varie categorie di specialisti quali motoristi, radiotelegrafisti, meccanici e cannonieri. E proprio cannoniere diventò, non prevedendo però lo scoppio della seconda guerra mondiale che trascinò lui e i suoi commilitoni a Massaua per presidiare il Mar Rosso a bordo del cacciatorpediniere Pantera. Quando divenne evidente che l’Africa Orientale Italiana doveva essere abbandonata al nemico, si decise di distruggere le navi non in grado di raggiungere un porto amico facendo compiere loro una missione suicida: la squadriglia V, formata da Tigre, Leone e Pantera avrebbe dovuto attaccare Suez. Da quel momento in poi la sua vicenda divenne molto avventurosa e degna di un romanzo di Dumas: la cosa incredibile è che dopo tutte le sventure che si susseguirono, una volta rimpatriato con la nave ospedale Gradisca il 27 marzo 1943 a Bari scelse di entrare a far parte della Brigata partigiana “E. Carando” (XI divisione Garibaldi di Cuneo), scelta che, dopo due anni di azioni di sabotaggio e pericoli, lo porterà a liberare con i suoi compagni la cittadina di Savigliano (CN) il 29 aprile 1945.
4. Nei suoi lavori emerge una ricerca inter artes che unisce la letteratura e la musica: sente che seguirà sempre questo filo conduttore? Per quali motivi?
Rispondo a questa domanda concludendo lo spoglio delle suggestioni poetiche: nel brano dedicato a mio nonno ho strizzato l’occhio al celeberrimo naufragio dantesco del povero Ulisse ed è molto ben riconoscibile l’albatro infausto di Coleridge che segue la sua nave verso sud. A volte mi capita di parlare la mattina con i ragazzi, dopo una lettura antologica o un passo epico, di un autore o di commentare un’espressione: quello è un motivo scatenante per far nascere una storia e cominciare a lavorare su un testo. Capiterà senz’altro di nuovo ma non so dire quando.
5. Quando è nata la passione per la musica e l’idea di comporre e produrre qualcosa di proprio?
Iniziai a suonare il pianoforte a sei anni e quella scelta mi porterà molto dopo a diplomarmi prima in strumento e poi in composizione. È stato un percorso lungo che ha visto affiancarsi agli studi classici tanta passione per il progressive rock, il jazz e i cantautori e tanti concerti come pianista e tastierista che mi hanno fatto toccare con mano tutte le sfaccettature dell’ambiente. Mi ha sempre affascinato l’idea di comporre qualche cosa ma mai avrei pensato di essere in grado di scrivere un testo di una canzone. Eppure un giorno del 2012, spingendo mio figlio addormentato in passeggino, mi capitò di sentire I campanelli di Giorgio Conte: non so spiegare il perché ma fu una scintilla (il titolo è emblematico) che mi fece capire che potevo farcela e che le emozioni suscitate da quel brano dovevano essere quelle a cui avrei dovuto puntare e volli provarci.
Oltre l’album Di Tanto
In riferimento alla capacità e agli intenti di Daniele Trucco di far combaciare così bene l’ispirazione musicale con quella letteraria, l’autore suggerisce, per chi fosse curioso di capire come sono adattabili i suoi testi alle materie scolastiche, una serie di esempi al seguente link:
https://danieletrucco.blogspot.com/2024/10/didattica-musicale.html
Inoltre l’album Di tanto è presente anche su Spotify:
https://open.spotify.com/intl-it/album/7dSb9yJNoaCa9N99awSkFy?si=nBnjAi9oTAWxGkw9B2dqIw
Fonte immagine di copertina e immagini presenti nel testo: Daniele Trucco