Tartaglia Aneuro, gruppo nato nel 2012 su suolo flegreo, ha di recente pubblicato il suo terzo album in studio (l’ultimo album risale al 2017). La nuova pubblicazione, dal titolo Dove voglio stare è stata fatta ascoltare in anteprima il 21 marzo ad un evento tenutosi presso le officine San Carlo di Napoli. L’album è stato in seguito ufficialmente pubblicato il 22 marzo, e al suo interno sono presenti anche i singoli Pazzià, alla cui produzione ha collaborato anche il chitarrista di Manu Chao, Lucky Salvadori, e le pale eoliche. Qui di seguito la recensione dell’album e l’intervista.
Recensione Album
La nuova uscita targata Tartaglia Aneuro conta 11 brani, per una durata totale di 39 minuti. Complessivamente il suono dell’album rimanda allo stile già definito della band negli album oltre e per errore: tamburi avitabiliani, ricordano la terra partenopea, risuonano forti in brani come Sent’ancora e O’ mar. Grande attenzione anche alle tematiche più attuali, come la tutela dell’ambiente, la difesa dei diritti umani, le morti in mare e una aperta condanna alle guerre, oltre che un forte invito a non disunirsi e non restare mai indifferenti davanti alle tragedie che avvengono attorno a noi. Poi il sound cambia, le pale eoliche ne presenta uno molto più reggae… insomma, l’album è un mix perfetto di suoni e culture, non solo evidenziato dai temi precedentemente citati, ma anche dalle lingue che si mischiano al napoletano e all’italiano all’interno dei diversi brani: spagnolo (pazzià e ninna nanna), inglese (Carmela) e tanti altri elementi che invece rimandano allo stesso tempo alla tradizione e alle proprie radici, come appunto l’uso del dialetto e lo scacciapensieri che si sente in nun ammala’ ll’ammore. Insomma, un album in perfetto stile del gruppo.
L’intervista ai Tartaglia Aneuro
A cosa vi ispirate quando componete voi Tartaglia Aneuro? C’è una grande unione di stili e generi diversi nei vostri lavori che viene fatta magistralmente!
«Ci ispiriamo alle musiche che sentiamo sincere e vere, più facilmente questa qualità la troviamo nelle musiche popolari del mondo… la visceralità e la spiritualità di cui sono intrise ne fanno una fonte di verità, tra di loro Hanno sempre delle affinità sia ritmiche che espressive e di solito l’esigenza che muove queste musiche si assomiglia – continuano i Tartaglia Aneuro – Abbiamo cercato di valorizzare queste somiglianze nel far sposare stili diversi e mescolandoli con elementi moderni. Il nostro tentativo è di raccogliere dalla tradizione e cucinarla nel presente, come un cuoco che unisce varie ingredienti per crearne nuovi piatti, in questo caso da dare impasto a dei cuori e a delle orecchie. Inoltre tanti artisti hanno nutrito il nostro percorso, da quelli vicino a noi ed altri lontani ma in ogni caso è anche grazie alle loro note se siamo riusciti a sfornare questo album, frutto di un lavoro corale fatto di amicizia, passione e cuore. Ringrazio chiunque ne ha fatto parte o chiunque ha ispirato un sorriso o una riflessione che ha nutrito queste canzoni».
La vostra tendenza a cantare in lingue diverse (napoletano, inglese, spagnolo e nei brani più vecchi come “le range fellon” anche francese) è data da un desiderio di unione che volete esprimere attraverso la vostra musica?
«Cerchiamo linguaggi in grado di tradurre le nostre emozioni in musica, siamo affascinati da ciò che è diverso e crediamo che dall’ unione delle diversità nasca il nuovo. Nel nostro piccolo cerchiamo di tenere fede a questo concetto senza porci il limite della forma o della lingua. Certamente nello scrivere in lingue diverse c’è la possibilità di comunicare concetti in vari modi…si può dire una stessa cosa ma che tradotto in lingue diversa prende un sapore a sé, come ad esempio alcune parole del napoletano che non trovano un vero riscontro in italiano».
A chi o che cosa dedicate questo nuovo album?
«Questo disco è dedicato a un’intenzione, l’intenzione di voler essere nel posto dove si vuole e quindi cercare di muovere ogni passo che si fa nel nome della passione, dell’amore, per cercare sempre di essere nel luogo dove voglio stare» ci confessano i Tartaglia Aneuro.
Chi è la “Carmela” che ha dato ispirazione ai Tartaglia Aneuro?
«In realtà la Carmela della canzone non è ispirata a una persona reale, ma è dedicata a quel sogno proibito, a quella bellezza poetica che il nostro popolo è riuscita a descrivere. Incarna un po’ tutte quelle donne a cui è dedicata la canzone napoletana, infatti ha dentro una rivisitazione di frasi di canzoni napoletane, alcune classiche ed una moderna, non vi svelo nulla ma le orecchie più attente si saranno accorte che ci sono varie citazioni tradotte in inglese, in caso contrario vi invito a scovarle. È un omaggio alla nostra cultura in stile little Italy per ricordare in primis la nostra ricchezza ed in secundis che anche il nostro popolo, in momenti di difficoltà ha cercato fortuna altrove. Siamo stati anche noi a sbarcare in un paese ignoto con addosso solo sogni e speranze, dovremmo ricordarlo quando parliamo di persone che hanno la stessa necessità».
Porgiamo ancora un grande ringraziamento ai Tartaglia Aneuro per averci concesso l’intervista e vi invitiamo ad ascoltare il nuovo album, disponibile su tutte le piattaforme digitali.
Foto immagine in evidenza: crediti a Roberta Del Medico