Dieci tracce, per un totale di 38 minuti di ascolto: sono i numeri di riferimento dell’ultimo lavoro musicale di Eduardo De Felice, cantautore napoletano, classe 1981, che ha pubblicato lo scorso 30 ottobre 2020 Ordine e Disordine, un album di ottima fattura, suonato da moltissime mani, denso di armonie leggere ma minuziosamente architettate. Secondo disco per il cantautore, che lascia un po’ in sordina le atmosfere del primo album, maggiormente acustico e radicato al passato, per ingrossare le fila del cantautorato figlio della vecchia scuola romana. Echi di Max Gazzè, Niccolò Fabi, Daniele Silvestri, Riccardo Senigallia, risuonano nella composizione e negli arrangiamenti, continuando a dispiegarsi nella penna del cantautore dallo stile quotidiano ma attento alla dovizia di particolari, a tratti prosastico: non si avverte l’esigenza di una rima dopo l’altra ma di una costruzione lenta e sincera, come quella di un racconto, in cui emerge la verità riga dopo riga. Confessioni, piccoli scorci di realtà sono cuciti su di un suono prettamente cantautoriale, raffinato e gentile; la presenza di numerosi strumenti, tutti rigorosamente suonati da musicisti, immerge l’ascoltatore in un sound che non segue le mode; il segno che il cantautorato non è morto e nonostante cambi e stia modificando forma, talvolta ha bisogno di ripristinarsi nella sua forma originaria: voce, strumenti, necessità di racconto.
Già l’ultima traccia del precedente album “È così” vedeva la presenza di Claudio Domestico, in arte Gnut; il secondo disco si riallaccia a questo sodalizio, dato che la produzione artistica e gli arrangiamenti sono proprio del cantautore dell’Ammore ‘O Vero.
Il gusto introspettivo del cantautore si mescola alla riflessione dei testi e alla volontà di costituire un album ricco di suoni, generando così un buon mix per un ascolto lineare, efficace e pieno di spunti interpretativi.
Ordine e disordine è distribuito da Apogeo Records, registrato al “Kammermuzak” studio di Soccangeles (Napoli) da Carlo Di Gennaro e Giuseppe Innaro; missato al “Peppey Roads” studio (Pozzuoli) da Giuseppe Innaro e masterizzato presso “Arte dei Rumori” studio di Napoli da Giovanni “Blob” Roma.
La copertina, fotografia scattata da Aldo De Felice, dimostra essere in linea con lo spirito canonico del disco: la semplicità di vedere le cose per ciò che sono, senza filtri né elucubrazioni mentali. Così come una medaglia, con due facce, Ordine e disordine porta avanti l’idea che, grazie alla musica, i pensieri raggomitolati nella mente possano districarsi, proprio come i rami degli alberi che si levano al cielo.
Non è un disco nato per le vendite, è un disco che vive di musica, per questo motivo può permettersi di essere anacronistico, suonato, denso di significato: il fine di questo album non è il mercato ma l’ascolto sincero da parte di un orecchio attento alle parole quanto agli arrangiamenti.
Tra i dieci brani la prima traccia, Il dubbio e la certezza, dimostra essere il manifesto di ciò che seguirà nel disco, nonché segno tangibile di ciò che ci si deve aspettare dal lavoro di De Felice. Sottolinea la deriva della scuola romana Sivestri-Fabi, nello stile e nei suoni, Viaggia Ragazzina, brano dal sound vivace, spensierato, una nota leggera ben sistemata nella tracklist dell’album. Prosegue il terreno della malinconia Nostalgia, un brano orchestrale, con una composizione armonica a più riprese e un finale ritmato. Chiude il cerchio Percezioni, titolo simbolo del lavoro discografico di Eduardo De Felice: le percezioni emotive sono infatti necessarie per attraversare l’album, in modo che non resti solo un anacronistico tentativo ma un nuovo importante insegnamento.
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