Il 14 aprile vedrà la luce Elephant Claps, primo disco dell’omonima band milanese (qui la pagina fb per poterli seguire). Il gruppo, che comincia a farsi conoscere a Milano e nei dintorni nel 2015, è composto da sei componenti: Mila Trani (soprano), Serena Ferrara (mezza soprano), Naima Faraò (contralto), Gianmarco Trevisan (tenore), Matteo Rossetti (bass) e André Michel Arraiz Rivas (beat box).
Elephant Claps: un disco di sole voci
Il disco consta di nove brani eseguiti esclusivamente attraverso le voci dei componenti della band, senza alcuna necessità di strumenti.
«I nostri pezzi nascono spesso da un’idea ritmica, o da una frase senza senso, e prendono forma dopo lunghe improvvisazioni e infinite risate. In fase compositiva abbiamo imparato ad ascoltarci, a comunicare e a creare un nostro sound. Quando improvvisiamo incolliamo le nostre voci, sappiamo anticipare quello che farà l’altro e ci inseriamo laddove manca qualcosa, per creare equilibrio».
Noi di Eroica Fenice abbiamo scambiato quattro chiacchiere con gli Elephant Claps
Come nasce la vostra band e cosa vi accomuna, oltre all’ovvia passione per la musica?
Dal nucleo di Mila e Serena la ricerca si è orientata verso cantanti con un’affinità nell’attitudine musicale. Ognuno di noi ha sviluppato individualmente la necessità di spaziare a più livelli con il proprio strumento e da parte di tutti c’è stata la volontà di creare musica solo con la voce. Abbiamo anche in comune una certa propensione all’ilarità..
Il nome del vostro gruppo ha un significato particolare?
Ci piaceva l’idea di essere sei parti che compongono un’unità così abbiamo cercato tra gli animali e il grosso e docile elefante ci è sembrato perfetto: ama stare in gruppo e in differenti culture ha significati molto affascinanti tra cui saggezza, pazienza e fortuna. I claps si sono aggiunti per marcare il fatto che il groove per noi è fondamentale, il nostro pachiderma ha un gran senso del ritmo.
Quali sono gli artisti a cui vi ispirate maggiormente?
Zap mama, Bobby Mc Ferrin, Manhattan Transfer per parlare di artisti che hanno messo la voce al centro della loro ricerca. Poi le influenze spaziano tra band che ci fanno ballare e voci che ci affascinano…da Miriam Makeba ai Cypress Hill, da Jamiroquai a Nina Simone…
Ad aprile uscirà il vostro primo album che reca il nome omonimo della vostra band. Perché questa scelta?
È come il primo figlio che si chiama col nome dei genitori: è una tradizione, una sorta di rito.
Se doveste descrivere il vostro disco con una sola parola, quale scegliereste?
Energia, senza dubbio.
Ogni artista afferma di avere una propria canzone nel cuore. Qual è la vostra?
Essendo in sei è molto difficile trovare un solo brano che possa rappresentarci ma direi blackbird perché è la prima e unica cover che abbiamo cantato arrangiata per sole voci.
Grazie per l’intervista.