Finale del Festival di Sanremo 2025: tutta l’Italia acclama Olly

Finale del Festival di Sanremo 2025

Dopo una maratona – termine a libera interpretazione – durata cinque giorni, qualche miliardo in più sul conto corrente di Gabry Ponte e innumerevoli sondaggi riguardo la migliore conduzione, siamo finalmente giunti all’attesissima serata conclusiva della maratona – in tutti i sensi – della 75ª edizione del Festival della Canzone Italiana. Se avete trascorso il vostro sabato sera dedicandovi a qualche attività più soddisfacente che stare sul divano con un occhio rivolto alla TV e l’altro alle home dei social network pronti a litigare per l’andazzo della classifica o se, semplicemente, volete rivivere i momenti migliori della finale del Festival di Sanremo 2025, ecco qui la nostra ultima cronaca sanremese dell’anno!

I co-conduttori

Ad adempire all’arduo compito di accompagnare Carlo Conti nella conduzione artistica del Festival, in questa serata conclusiva, è toccato ad Alessandro Cattelan, che molti sperano di vedere nel ruolo di conduttore nelle prossime edizioni, e Alessia Marcuzzi. Che, ahimè, non riescono a convincere.

Il primo, che in questo Sanremo 2025 ha ricoperto un ruolo importante (conduttore di Sanremo Giovani e del Dopofestival) sembra aver riscontrato qualche difficoltà nel brillare nelle vesti di co-conduttore, complice anche probabilmente il ruolo decisamente ristretto che questa figura ha ricoperto quest’anno – i tempi accelerati imposti da Conti hanno fatto sì che, più che contribuire alla conduzione, i “co-co” abbiano ricoperto un ruolo di valletti. Diciamocela tutta: Cattelan è decisamente più a suo agio nelle vesti di protagonista che in quelle di comparsa.

Ma il vero disastro è stata la Marcuzzi: voci di corridoio dicono che il pubblico si sia chiesto più volte se fosse sotto effetto di qualche sostanza stupefacente, e effettivamente l’atteggiamento da svampita con costante ricerca di baci e abbracci l’ha fatta risultare piuttosto fuori luogo. Non è chiaro se sia un ruolo imposto dalla produzione, se sperasse di regalare punti al Fantasanremo con i suoi abbracci o se, semplicemente, il contesto l’abbia messa un po’ a disagio.

Gli ospiti della finale del Festival di Sanremo 2025

Come era già stato preannunciato, la serata finale si è aperta con l’entrata in scena del vero eroe di questo Festival: Gabry Ponte, il primo ospite della serata finale di Sanremo 2025, nonché ideatore del tormentone Tutta l’Italia.  Dopo aver acquistato un’isola alle Bahamas, la nave Costa Toscana e mentre sono in atto le trattative per il Suzuki Stage grazie agli incassi ottenuti in questi giorni, si presenta sul palco abbigliato come un istruttore di crossfit costretto ad andare a cena fuori per deliziarci con la versione integrale del maledetto jingle. A interpretare il brano è Andrea Bonomo, che ha ben pensato di tentare di camuffare la propria identità per non essere preso d’assalto dal pubblico ormai esasperato dal sentire la sua voce riverberare nel cervello.

Secondo ospite di questa serata è il sempre gradito Alberto Angela, che con il suo elogio alla canzone Terra Promessa si emoziona e emoziona il pubblico. Niente da dire, non ne sbaglia una.

L’Ariston ha, poi, accolto uno sventurato Antonello Venditti che, tra una febbre che persiste da più di due settimane e qualcuno che su Wikipedia decide di darlo per morto, festeggia i suoi oltre cinquant’anni di capolavori musicali – e occhiali da sole – ricevendo un meritatissimo Premio alla Carriera.

Quarto ospite della serata è stato Edoardo Bove, centrocampista della Fiorentina che di recente ha dovuto interrompere la carriera calcistica a causa di un arresto cardiaco avuto sul campo. Colpiscono la dolcezza e la sensibilità con cui il giovanissimo calciatore racconta la sua esperienza, sottolineando l’importanza del primo soccorso.

Altri ospiti della serata sono stati Vanessa Scalera, che ha presentato la quarta stagione di Imma Tataranni, la performance di Tedua in Piazza Colombo e quella dei Planet Funk a bordo della nave Costa Toscana.

Si conclude in bellezza – in tutti i sensi – con il ritorno in scena di Mahmood, che prima dell’annuncio dei vincitori ha presentato il suo nuovo singolo Sottomarini, e di Bianca Balti, alla quale è spettata la consegna dei premi per il miglior testo e il miglior componimento musicale.

Gli artisti in gara

Prima artista a esibirsi nella serata finale del Festival di Sanremo 2025 è Francesca Michielin che, con l’ennesimo outfit mortificante (che le perdoniamo poiché dovuto a problemi di salute) dell’edizione, propone il suo brano Fango in paradiso. Segue Willie Peyote con Grazie, ma no grazie, canzone che nel corso della prima serata sembrava aver ottenuto una certa attenzione da parte del pubblico ma che, nel corso del tempo, è inspiegabilmente passata in sordina, finendo per portare a casa un immeritatissimo sedicesimo posto in classifica.

Terza artista a cercare di convincere con il proprio brano è Marcella Bella, ma purtroppo, anche stavolta, non convince per niente, aggiudicandosi l’ultimo posto in classifica. L’insuccesso non è tanto da attribuire alla sua performance quanto al testo: un’imbarazzante accozzaglia di frasi fatte che risultano più come un’unione di biografie da social network che come un reale messaggio femminista. Rimarrà indubbiamente nella storia il fatto che, a detta dell’artista, sia venuta a conoscenza della sua posizione in classifica soltanto stamattina poiché ieri sera ha ceduto al richiamo di Morfeo. Neanche fossimo sotto la conduzione di Amadeus. 

Assistiamo poi all’entrata in scena di Bresh, che, reduce forse dallo stress provocato dalla tripla esibizione nel corso della serata delle cover, inciampa mentre percorre la scalinata. Fortunatamente non gli hanno fatto ripetere per tre volte l’ingresso, e l’attenzione è stata in fretta spostata su quanto il suo outfit fosse, per una volta, degno di nota. Sempre degno di nota, ma in tutt’altro senso, è invece l’abbigliamento dei Modà che, nel corso di questa settimana, con le loro camicie dalle fantasie improponibili hanno attirato le ire di tutte le industrie della moda nel mondo. Non eccezionale ma dignitosa, specie considerando le difficoltà riscontrate da Kekko nel corso di questo Festival, è invece la performance canora

Sesta cantante a esibirsi è Rose Villain con Fuorilegge, che a nessuno è parsa così distinguibile dal brano con cui ha partecipato al Festival lo scorso anno, ma riesce comunque a colpire con una vocalità impeccabile e un abito da capogiro. A seguire vi è Tony Effe, questa volta non ingioiellato e senza macchie di fondotinta a dissacrare il colletto della giacca. Interpreta una versione meno stonata rispetto a quella delle altre sere della discussissima Damme na mano, che è, sì, stata protagonista di diversi meme sui social network negli ultimi giorni, ma – inspiegabilmente – pare anche aver fatto colpo su buona parte degli ascoltatori, rientrando tra le 5 canzoni di Sanremo più ascoltate su Apple Music.

La finale prosegue a ritmo serratissimo, nonostante gli sguardi torvi di Carlo ad ogni accenno di ritardo sembrino essersi affievoliti nel corso delle serate: è la volta di Clara che, nonostante l’ottima esibizione nel corso della serata delle cover, risulta in gara un potenziale sprecato con un brano che non rimane impresso nella memoria – e le poche frasi che colpiscono lo fanno per i motivi sbagliati. Riascoltiamo, poi, Serena Brancale, probabilmente uno dei nomi più sottovalutati di questo Festival. La sua posizione in classifica e la sua assenza nella top 10 della serata delle cover hanno suscitato non poche polemiche da parte degli spettatori: l’amara consolazione è che, forse, il fatto che molti siano stati delusi dal suo non essere apprezzata a sufficienza le porterà maggiore attenzione in futuro.

Decimo artista a esibirsi è Brunori Sas, che con L’albero delle noci continua a convincere gran parte del pubblico della critica: testo raffinato, volto sorridente, stile pulito e sonorità un po’ alla Lucio Dalla. Qualcuno dice fin troppo simili a Lucio Dalla, ma d’altronde qualcuno lo dice ogni anno in riferimento ad almeno un brano in gara. Riascoltiamo, poi, Viva la vita di Francesco Gabbani, brano che sembrava non aver attirato eccessivamente l’attenzione ma che è riuscito comunque a ottenere una buona posizione in classifica. Forse non tra i pezzi più memorabili del cantautore, ma la sua allegria e la sua eleganza riescono sempre a colpire. Colpisce anche Noemi, con un outfit impeccabile, una vocalità pazzesca e grinta da vendere, purtroppo non si può dire altrettanto del brano in gara. A penalizzarla è, forse, il fatto che il testo e le tematiche trattate risultino fin troppo trite e ritrite in un’edizione del Festival all’insegna dei cuori spezzati, ma quantomeno continua a dare prova di abilità canore di tutto rispetto.

È poi la volta di Rocco Hunt, a cui essere portavoce della musica napoletana quest’anno non ha portato lo stesso successo di quanto accaduto con Geolier nella scorsa edizione. Mille vote ancora rimane per il momento un po’ nell’anonimato, ma bisogna riconoscergli che abbia fatto un buon percorso sanremese, coerente con il personaggio e senza strafare. E, a proposito di coerenza con il personaggio, i The Kolors ci hanno dato anche quest’anno un assaggio di quale sarà il brano che ci perseguiterà per tutta l’estate. La loro presenza a Sanremo sembra effettivamente più un modo per presentare le proprie hit che un reale tentativo di vittoria; la cosa certa, però, è che riescono sempre nel proprio obiettivo: sfornare un tormentone memorabile e far ballare le persone sugli spalti, a cui in occasione della finale si è unito Fru dei The Jackal, giusto per aggiungere un pizzico di brio a un Sanremo all’insegna della sobrietà.

A seguire vi è Olly con la sua Balorda nostalgia, brano che è riuscito a guadagnarsi una standing ovation parziale nel corso della seconda serata e ha rientrare immediatamente tra i favoriti di questo Festival. Posizione che sembrava contendersi in un testa a testa con Achille Lauro, che si è esibito proprio dopo di lui ottenendo anch’egli una standing ovation da parte del pubblico ma, come vedremo in seguito, le cose non sono andate esattamente come ci si aspettava.

Tra i brani più discussi di quest’anno c’è quello dei Coma_Cose, Cuoricini, una critica – forse meno riuscita del dovuto – alle interazioni umane nell’epoca dei social network sotto forma di tormentone. Comprensibile la delusione da parte dei fan, considerando che il duo ha abituato il pubblico a tutt’altro genere musicale e tutt’altra tipologia di testo, ma siamo certi che questa canzone continuerà a essere tra le più canticchiate di questa edizione.

È poi il turno di Giorgia, che in questo Festival è riuscita a riscattarsi dopo la performance mediocre ottenuta nel corso della sua partecipazione precedente: il brano valorizza decisamente di più la sua vocalità e il suo duetto con Annalisa è riuscito a trionfare alla serata delle cover. Il brano in gara sembra, invece, essere più divisivo. Così come divisivo è stato Simone Cristicchi con Quando sarai piccola: se nel corso della prima serata l’artista aveva portato a casa una standing ovation, seguita da lodi per la profondità e l’impatto emotivo del testo, sembra che l’entusiasmo per questa canzone si sia gradualmente spenta con il trascorrere dei giorni. Non abbastanza da impedirgli un’ottima posizione in classifica, ad ogni modo.

Artista successiva a esibirsi è Elodie, che questa volta non sembra essere riuscita a convincere pienamente il pubblico: il suo duetto con Achille Lauro ha suscitato un certo entusiasmo, ma non si può dire altrettanto di Dimenticarsi alle sette, la canzone portata in gara.  Personaggio di cui, invece, non si dimenticherà nessuno dopo questa edizione del Festival è il cantautore Lucio Corsi, che con Volevo essere un duro, inno alla normalità e alla fragilità, è riuscito a far breccia nel cuore di tutti, ma davvero tutti: critica, colleghi in gara e pubblico di diverse generazioni. Degno di menzione è anche l’omaggio a Toy Story che ci ha regalato nel corso della Finale di Sanremo 2025.

È poi il turno di Irama, che in occasione della serata conclusiva ha deciso di sfoggiare una chioma apparentemente fresca di shampoo e un outfit che tanto ricorda Lady Oscar. Il brano in gara non è tra i migliori del suo repertorio e il titolo, Lentamente, potrebbe suonare come un vero e proprio affronto alle tempistiche imposte da Carlo Conti in questa edizione, ma riesce comunque a ottenere un posto all’interno della top 10 finale.

Dopo l’immancabile spot sulla Liguria, è il turno di un altro artista particolarmente discusso nel corso di questa edizione, Fedez. Al centro delle polemiche fin dalle settimane prima del Festival, tutto ci si aspettava dalla sua partecipazione al Festival tranne ciò a cui si è assistito: un brano che riesce a convincere, salendo nelle classifiche di gradimento giorno dopo giorno, accompagnato da un’interpretazione struggente. Quanto ci fosse di orchestrato in tutto questo è impossibile da definire, la cosa certa è che ha funzionato.

Segue il quartetto composto da Shablo ft. Guè, Joshua e Tormento, che riescono a far ballare con un buon pezzo hip hop/underground, ma in qualche modo sembrano risultare un po’ fuori contesto rispetto alle sonorità protagoniste del Festival. È poi la volta di Joan Thiele, la cui Eco non sembra aver fatto impazzire il grande pubblico, ma in compenso è riuscita ad attirare le attenzioni della nicchia di riferimento dell’artista, che grazie a questo Festival può contare su un nuovo nome da aggiungere alla propria playlist.

Massimo Ranieri tiene duro nonostante il pubblico sia in parte terrorizzato dalla sua improvvisa congiuntivite e ci delizia con una performance vocale – come sempre – degna di nota, sulle note di una canzone che si potrebbe definire tra le più sottovalutate di questo Sanremo.

A notte inoltrata è poi il turno di Gaia, anch’essa tra gli artisti che sembrano aver convinto maggiormente durante la serata delle cover che non con il brano in gara – fin troppo simile a Sinceramente di Annalisa, ma senza la fama di Annalisa che riesce sempre a far passare una qualsiasi canzone orecchiabile come un capolavoro assoluto. Penultimo artista in gara è Rkomi, che inspiegabilmente viene rilegato a un penultimo posto in classifica con un brano orecchiabile che, quantomeno, riesce a distinguersi nel mucchio di testi quasi completamente identici che hanno dominato il palco quest’anno. Forse è stato punito per tutti i punti fatti perdere al Fantasanremo, dato che non si contano le volte in cui il suo nome è stato pronunciato in maniera scorretta – è l’anagramma di Mirko, signori, non è poi così difficile. 

La kermesse si conclude con Sarah Toscano, la più giovane cantante in gara, che sembra essere saltata all’occhio più per gli outfit sempre più improponibili sfoggiati nel corso delle serate che non per la sua Amarcord, ma confidiamo nel fatto che abbia una lunghissima carriera davanti per riscattarsi.

Finale del Festival di Sanremo 2025: la top 5 e i premi

Ad un orario fin troppo clemente considerando ciò a cui Carlo Conti ci ha abituato nel corso della settimana – d’altronde è pur sempre sabato sera – viene finalmente annunciata la classifica della finale del Festival di Sanremo 2025: a contendersi il titolo di vincitore della 75 ª edizione sono Lucio Corsi, Simone Cristicchi, Brunori Sas, Olly e Fedez. All’annuncio seguono copiosi fischi in sala per l’esclusione di Giorgia e Achille Lauro dalla top 5, elemento che continua a far discutere i numerosi fan dei due artisti sui social network.

Giorgia riesce comunque a portare a casa il Premio TIM – La forza delle connessioni, riconoscimento attribuito all’artista più votato sull’app MyTIM, nonché una standing ovation da parte del pubblico all’Ariston, a cui la cantante ha reagito con un’immensa gratitudine e lacrime di commozione.

Simone Cristicchi, con la sua Quando sarai piccola, porta a casa ben due riconoscimenti: il Premio Giancarlo Bigazzi per la migliore composizione musicale e il Premio Sala Stampa Lucio Dalla, assegnato da giornalisti accreditati delle testate radiofoniche, televisive e web.  

Il premio Sergio Bardotti per il Miglior Testo è andato a Brunori Sas, che è riuscito a convincere per la profondità lirica della sua L’albero delle noci.

L’ambito Premio della Critica Mia Martini è invece stato assegnato al brano Volevo essere un duro di Lucio Corsi, che ha ottenuto ben quaranta voti, trionfando sul secondo posto – attribuito a Simone Cristicchi – con quasi il doppio delle preferenze.

Si arriva, quindi, alla classifica finale, che vede Simone Cristicchi al quinto posto, Fedez al quarto e Brunori Sas al terzo, arrivando quindi a un testa a testa tra Lucio Corsi e Olly.

Dopo una serie di inquadrature sui due abbracciati, uno più teso dell’altro, che risultano quasi comici nella loro diversità stilistica, si arriva alla proclamazione del vincitore: è Olly a trionfare, con uno scarto di voti minimo (23,8% contro il 23,4% di Corsi) e reazioni decisamente contrastanti da parte del pubblico. Se da un lato, infatti, il cantautore genovese è molto apprezzato dai giovanissimi e lodato anche dai meno giovani per la “ventata di freschezza” portata al cantautorato sanremese, dall’altro buona parte del pubblico non può fare a meno di sentire un certo amaro in bocca per l’occasione persa di far trionfare un artista con una sensibilità particolare che, nel corso di queste sei serate, è riuscito a incantare tutti con la delicatezza e l’umanità mostrate anche in situazioni non particolarmente piacevoli – sì, stiamo parlando del modo in cui Carlo Conti lo ha ignorato nel corso della serata delle cover.

Si conclude così la finale del Festival di Sanremo 2025, calando il sipario su un’edizione che, nonostante sia stata ritenuta da molti un po’ fiacca sia per quanto riguarda i brani in gara, sia per il brusco cambio di tempistiche e modi di fare show dovuti alla nuova (o, forse, vecchia) conduzione, è riuscito come sempre a macinare telespettatori su telespettatori, con una cifra stimata di 13,4 milioni e il 73.1% di share nella serata finale.

Perché sì, ci si può raccontare quanto si vuole di come la musica italiana peggiori di anno in anno e di quanto il Festival sia caduto in basso, ma alla fine, Sanremo è Sanremo.

Immagine in evidenza dell’articolo “Finale del Festival di Sanremo 2025 | Recensione”: Rai.it

Altri articoli da non perdere
Canzoni de LA SAD: 4 da conoscere
Canzoni de LA SAD

I LA SAD sono una delle rivelazioni musicali degli ultimi anni in Italia. Con il loro stile che mischia trap, Scopri di più

Canzoni di Peggy Gou: le 4 più famose
Canzoni di Peggy Gou: le 4 più famose

Le canzoni di Peggy Gou hanno caratterizzato l'intera estate 2023, classificandosi ai primi posti delle classifiche mondiali, grazie ai loro Scopri di più

Pupo, SU DI NOI, al Teatro Diana
Pupo

“Su di noi … la nostra Storia”, il nuovo spettacolo di Pupo è arrivato finalmente a Napoli al Teatro Diana. Scopri di più

Canzoni dei Green Day, 4 da ricordare
Canzoni dei Green Day, 4 da ricordare

I Green Day sono un gruppo pop punk americano formatosi a Berkeley, in California, nel 1986 e ancora oggi in Scopri di più

Canzoni dei Subsonica: le 3 consigliate
canzoni dei Subsonica

I Subsonica nascono nel 1996 a Torino e fin da subito si sono distinti per aver portato in Italia il Scopri di più

Rare di Selena Gomez: 4 canzoni da ascoltare
Rare di Selena Gomez: 4 canzoni da ascoltare

La cantante americana Selena Marie Gomez, conosciuta con il nome di Selena Gomez, ha rilasciato il suo terzo album in Scopri di più

A proposito di Paola Cannatà

Studentessa magistrale presso l'Università degli studi di Napoli "L'Orientale". Le mie più grandi passioni sono i peluche e i film d'animazione Disney, ma adoro anche cinema, serie TV e anime (soprattutto di genere sci-fi), i videogiochi e il buon cibo.

Vedi tutti gli articoli di Paola Cannatà

Commenta