Il 17 gennaio esce “Fortune”, il nuovo album dell’enigmatica Aua, cantautrice gardesana che debuttò all’età di soli 20 anni a Sanremo nel 2001 con i Pincapallina.
“Fortune” si presenta come un incredibile racconto che regala all’ascoltatore la possibilità di riflettere su quanto ogni esperienza, esattamente come ognuna di queste storie, malgrado qualsiasi difficoltà, possa tramutarsi in un’opportunità di coltivare la propria buona sorte.
Fortune di Aua: la fortuna e le sue infinite possibilità
L’argomento della fortuna viene trattato in modo singolare in ogni brano, e grazie al lavoro di riflessione e ricerca effettuato dall’artista nella creazione di questo capolavoro, l’ascoltatore si ritrova impigliato in una rete d’emozioni ad ogni nota, ed allo stesso modo risulta impossibile non immedesimarsi in quel turbinio di sinuose parole che quasi tendono a rincuorare chi ascolta riguardo ciò che rappresenta la fortuna. La fortuna non è un’entità statica, bensì si adatta ad ogni storia, accogliendola in maniera inaspettata. Auainfatti da l’opportunità a chiunque voglia di entrare nel suo mondo di possibilità infinite.
Noi abbiamo avuto l’occasione di intervistare questa incredibile artista.
Intervista ad Aua
Fortune si propone come un viaggio attraverso le sfaccettature della fortuna. Qual è stata la scintilla che ha dato vita a questo concetto così complesso?
L’idea è nata da una riflessione su come la fortuna non sia mai una cosa semplice o lineare. È un concetto sfuggente, che si manifesta nei modi più impensabili: a volte sembra benedizione, altre volte maledizione, e solo col tempo riusciamo a decifrarne il senso. La copertina – la fortuna che piange – riassume perfettamente questa ambivalenza. Ho voluto raccontare la fortuna non come un colpo di sorte, ma come qualcosa che si nasconde nelle pieghe delle nostre esperienze, anche quelle più difficili.
Ogni brano dell’album esplora la fortuna in modi inaspettati. C’è una storia particolare che ti ha colpito di più durante il processo di scrittura?
Tutte le storie raccontate nell’album hanno lasciato un segno, ma alcune mi hanno colpito in modo particolare. Una in particolare riguarda una donna che, dopo una perdita importante, ha trovato una nuova direzione nella vita grazie a qualcosa che inizialmente sembrava solo un caso. Quella storia mi ha fatto riflettere su quanto sia difficile riconoscere la fortuna quando la si sta vivendo. Solo dopo, guardandoci indietro, possiamo vederne il disegno.
L’album invita a riflettere su esperienze che possono sembrare dolorose ma che nascondono una forma di fortuna. Come si è evoluto il tuo pensiero su questo tema nel corso degli anni?
Quando ho debuttato con i Pincapallina a Sanremo, c’era sicuramente un pizzico di incoscienza, quella fiducia istintiva nel fatto che le cose sarebbero andate come dovevano andare. Poi la vita ti insegna che la fortuna non è solo un evento improvviso e positivo, ma può essere anche un percorso accidentato che porta in una direzione che non avresti mai immaginato. Questo album è nato proprio dalla consapevolezza che la fortuna può assumere forme che non riconosciamo subito, ma che col tempo si rivelano per quello che sono.
Le sonorità evocative sono una caratteristica distintiva di Fortune. Quali elementi musicali hai scelto per accompagnare i testi e perché?
Lavorare con Federico Donati, Livio Perrotta e Carlo Maria Toller mi ha permesso di costruire un paesaggio sonoro che rispecchiasse le sfumature delle storie raccontate. Ho voluto esplorare suoni che evocassero la natura mutevole della fortuna, mescolando elementi acustici ed elettronici, momenti intimi e arrangiamenti più stratificati. L’idea era creare un senso di imprevedibilità, proprio come nella vita.
In che modo il tuo background gardesano ha influenzato la tua visione della fortuna e le storie che hai deciso di raccontare?
Crescere sulle rive del Lago di Garda significa convivere con un paesaggio in costante cambiamento. Il lago può essere calmo e accogliente, ma anche improvvisamente tempestoso. Questa imprevedibilità è un po’ come la fortuna: non la puoi controllare, puoi solo imparare a navigarla. Credo che questa sensibilità verso la natura mutevole delle cose abbia influenzato molto il mio modo di scrivere.
L’album sembra voler offrire conforto e ispirazione. Quali reazioni speri di suscitare negli ascoltatori che si avvicinano a queste canzoni?
Vorrei che chi ascolta si sentisse meno solo nelle proprie esperienze. Spesso ci troviamo a chiederci se certe cose accadano per caso o per un motivo, se siamo fortunati o sfortunati. Fortune non dà risposte, ma spero che possa offrire una prospettiva diversa, un piccolo spazio in cui riflettere e riconoscersi.
La fortuna è spesso vista come un concetto astratto. Come si può tradurre in musica un’idea così sfuggente e variabile?
La musica ha il potere di catturare le emozioni più sfumate, quelle che le parole da sole non riescono a esprimere. Ho cercato di tradurre la fortuna in suoni che evocassero sorpresa, malinconia, attesa, svolte improvvise. Ho giocato con contrasti sonori per raccontare la dualità della fortuna: melodie delicate che si trasformano in qualcosa di inaspettato, armonie che si aprono o si chiudono come porte sul destino.
Guardando al futuro, quali altre dimensioni della fortuna o dell’esperienza umana ti piacerebbe esplorare nei tuoi prossimi lavori?
Mi piacerebbe approfondire il rapporto tra fortuna e tempo. Come cambia la nostra percezione della fortuna col passare degli anni? Come rileggiamo certi eventi a distanza di tempo? È un tema che sento molto vicino e che potrebbe essere al centro del mio prossimo lavoro.
fonte immagine: ufficio stampa