Si è tenuto mercoledì, 12 dicembre il concerto per la presentazione del nuovo album “O’ Diavolo” del cantautore napoletano Francesco Di Bella al Teatro Sannazaro. Il cantautore ha tenuto sotto scacco emotivamente il pubblico per un’ora e mezza, nella quale non si è potuto fare a meno di ballare e sciogliersi in un tripudio di ritmo e sonorità incalzanti.
È stata l’occasione giusta per presentare, tra l’altro, i nuovi componenti della band: Salvatore Rainone alla batteria e Roberto Porzio alle tastiere. In scaletta anche i vecchi brani, tratti da “Ballads Café” del 2014 e “Nuova Gianturco” del 2016, che hanno avuto una forma diversa.
Il nuovo album di Francesco Di Bella “O’ Diavolo”
Il suono tagliente di una chitarra, un ballo tribale cadenzato, lo scoppio fulgido di luci rosse offuscate, in un’amalgama di atmosfere ancestrali, una maschera a sancire l’apertura di uno spettacolo al cospetto di Ade e i movimenti scomposti di un ragazzo che si appresta a condividere la sua catabasi in un clima di tragedia euripidea.
È la tappa napoletana del “O’ Diavolo” tour al teatro Sannazaro del cantautore napoletano Francesco Di Bella che ha presentato il suo ultimo album “O’ Diavolo”. Il cantautore è salito sul palco con una maschera, ha dato vita ad una danza irregolare, rapito da un suono ritmico, ha sancito l’epifania di una nuova sonorità, un lavoro divergente rispetto ai suoi ultimi due album. I suoni affilati e secchi della chitarra hanno spezzettato l’atmosfera, hanno preso forma divenendo i caratteri di un manifesto di una nuova sonorità, una sonorità pungente, ma allo stesso tempo malinconica, anche un certo ritorno al vecchio sound dei 24 Grana.
Il singolo ” O’ Diavolo”, il brano che apre l’album, ha aperto il sipario. Si sono manifestate, già dai primi battiti della cassa, emozioni velenose, grumi di emozioni che si sono fuse immediatamente in toni rabbiosi, in un messaggio chiaro: «O Diavolo sona, o’ diavolo canta, ‘o diavolo piace a tutte quanta».
Ecco la tornada del brano che ci ricorda una presenza, senza tempo che scorrazza tra noi mortali. Il diavolo è emblema di questo ultimo lavoro di Francesco Di Bella. Il diavolo porta con sé la zavorra del piacere, la dona a coloro che vogliono fare di ciò una virtù. Ti invita ai suoi banchetti prelibati, si fonde nei meandri della esistenza di ognuno di noi divenendo fumo dolciastro, che ottenebra i cuori e l’amore e distilla odio, competizione, denaro, piacere nei beni materiali. Su ciò il cantautore vuole porre l’accento: sulla contemporaneità, sull’annichilimento dell’epoca contemporanea.
Lungi dall’essere solamente figura negativa, il diavolo ha costantemente rappresentato nelle nostre esistenze anche il piacere sano della vita, incarnandosi, tuttavia, divenendo il corpo di tutto ciò che è piacere. In questo lavoro Di Bella, però ce lo presenta come la materializzazione di un certo nichilismo e dell’edonismo consumistico. Il diavolo striscia, è in una costante frizione con la nostra anima, crea solchi indelebili: non si può rinunciare al piacere dell’amore, della musica, dell’erotismo, ma il cantante ci ammonisce, bandisce un certo tipo di piacere, quello vano dato dal consumo e dalla nostra abitudine all’attaccamento delle cose materiali.
L’album, in questo senso, è una sorta di vademecum canoro e spirituale, che sotto forma di note musicali sprizza cristalli di emozione che sono nient’altro che invocazioni al ricercare l’amore come componente essenziale per una esistenza piena e soddisfacente. Così nel singolo “‘O Diavolo” il riff di chitarra a suono distorto del ritornello ha tutta la forza e la tenacia del desiderio, della vitalità, del diavolo quello buono, ma allo stesso tempo si deflagra in una melodia calda che scioglie quell’impasto voluttuoso radicato nella nostra anima e ce la eleva nel piano del sentimento e dell’amore.
L’album è pregno di tutto ciò che è amore, sentimento e tratta tematiche sociali. Passa dalla malinconica “Canzone ‘e carcerat” alla più dura “Notte senza luna”; “Scinne ambresse” e “Sul pe te”, invece, sono pregne di amore e gioia per la vita, con un immancabile velo malinconico.
Ma è “Rub-a-dub style” quella che, tra le più, nasconde un significato di apertura ad una nuova poetica: quello di un ritorno ad uno stile dub, alle sonorità caratteristico di quello che è stato il fenomeno delle posse. Dunque, in uno scoppio di emozioni, in questo ultimo lavoro che è un fluido emotivo che ci impregna la pelle, Francesco Di Bella “Ci ha pigliato pe ‘o core” e chissà se ritroverà a pieno quel suo “rub a dub style”.