I Corde Oblique ritornano con Leaver | Recensione

I Corde Oblique ritornano con Leaver | Recensione

Il nuovo singolo di Corbe Oblique: Leaver

A distanza di tre anni dalla pubblicazione dell’album in studio The moon is a dry bone, la band Corde Oblique torna con Leaver, il nuovo singolo disponibile su tutte le piattaforme digitali che ha anticipato l’uscita dell’omonimo EP. L’album prevede anche l’uscita di un’edizione fisica asiatica in digipack distribuita dalla label di Pechino Lost Nocturne ed è stato presentato già in anteprima il 22 aprile 2023 al Kingston Live di San Nicola La Strada a Caserta.

Corde Oblique e le sfumature alternative di rock

I Corde Oblique nascono nel 2005 da un’idea di Riccardo Prencipe, chitarrista del gruppo e compositore sia dei testi sia della musica ma anche dottore di ricerca in storia dell’arte. La band ha abbracciato – e continua tuttora – una distribuzione dei suoi album davvero vasta in Europa, con case discografiche non soltanto italiane ma anche tedesche, francesi, cinesi, portoghesi, inglesi e russe. Esibendosi in tanti posti per tutto il continente, vantano collaborazioni con numerosi artisti, tra i quali per esempio Miro Sassolini (voce storica di Diaframma), Duncan Patterson (Anathema), Donatello Pisanello (Officina Zoé), Maddalena Crippta, Milo Manara, Franco Fontana e Simone Salvatori (Spiritual Front).

In questi tre anni di assenza di nuovi album, i Corde Oblique hanno lavorato per cambiare il loro sound attraverso il quale si approcciano all’espressione della loro visione del mondo e dei sentimenti che lo caratterizzano. Infatti, ritornano con un nuovo album ricco di sfumature e suggestioni fin dal singolo Leaver, che se da un lato continua il loro lavoro di rimandi a emozioni e persuasioni artistiche attraverso un linguaggio rock, dall’altro dimostra un sound cambiato, ricco di contaminazioni artistiche, virato maggiormente sull’elettronica e sui synths analogici. Questa volta con Riccardo Prencipe alla chitarra classica ed elettrica e all’ebow, con Rita Saviano alla voce, con Salvio Vassallo al synths e con Edo Notarloberti al violino, creano atmosfere oniriche e avvolgenti, attraverso rimandi non più legati necessariamente a certi suoni familiari che raccontano la tradizione antica del nostro Sud, ma riferiti anche a narrazioni nordiche.

«In questo nuovo lavoro cambiamo sound contaminandolo con l’elettronica, chitarre elettriche e synths analogici e le influenze dei Sigur Ros, Pieter Gabriel e Massive Attack si fondono con le nostre atmosfere eteree e sognanti» afferma, infatti, Riccardo Prencipe dei Corde Oblique a proposito di Leaver.

I Corde Oblique con la loro musica disegnano un vero e proprio viaggio nell’interiorità più profonda, tracciando talvolta richiami a dimensioni artistiche, mondi inesauribili nella loro immensa vastità, quadri affascinanti dai colori cangianti che dipingono sfumature sottili eppure così espressive. L’EP parte proprio con il singolo Leaver, che racconta del dolore della separazione, un brano impetuoso caratterizzato da un climax di note che crescono sempre di più fino a sprigionare tutta la loro carica emotiva. Segue John Ruskin – Shooting Star, diviso in due parti delle quali la prima cita un grande storico dell’arte britannico mentore dei preraffaelliti, mentre la seconda è cantata in hopelandic, la lingua dei versi inventata dai Sigur Ros. Si conclude con Chapter 7, una cover della band austriaca Estatic Fear dove l’atmosfera nordica si libera in tutto il suo effetto, attraverso chitarre acustiche con reverse e octaver. Un viaggio sonoro assolutamente da intraprendere!

Fonte immagine: Ufficio Stampa

A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson nasce il 26 Marzo 1998 a Napoli. Nel 2017 consegue il diploma di maturità presso il liceo classico statale Adolfo Pansini (NA) e nel 2021 si laurea alla facoltà di Lettere Moderne presso la Federico II (NA). Specializzanda alla facoltà di "Discipline della musica e dello spettacolo. Storia e teoria" sempre presso l'università Federico II a Napoli, nutre una forte passione per l'arte in ogni sua forma, soprattutto per il teatro ed il cinema. Infatti, studia per otto anni alla "Palestra dell'attore" del Teatro Diana e successivamente si diletta in varie esperienze teatrali e comparse su alcuni set importanti. Fin da piccola carta e penna sono i suoi strumenti preferiti per potere parlare al mondo ed osservarlo. L'importanza della cultura è da sempre il suo focus principale: sostiene che la cultura sia ciò che ci salva e che soprattutto l'arte ci ricorda che siamo essere umani.

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