I Sula Ventrebianco ritornano con Più Niente

Sula Ventrebianco

La prima volta che si ascoltano i Sula Ventrebianco (qui per il sito ufficiale) si resta alquanto sbigottiti. Per chi è cresciuto a suon di Metallica e Pantera, sembra impensabile che, nel panorama musicale napoletano indipendente così legato al rinnovamento di suoni e temi tipici della tradizione, possa esserci un gruppo del genere. Un gruppo così potente, così rock. Un rock così hard e alternative da rendere i Sula una realtà eccezionale e unica sia nel panorama musicale regionale che in quello nazionale.
Lo scorso 10 marzo, a suggellare i loro dieci anni di attività, hanno pubblicato il loro quarto lavoro discografico “Più Niente” (cliccare qui per lo streaming). Il disco, che rinnova la collaborazione con la Ikebana Records, è uscito tre anni dopo il loro ultimo lavoro, “Furente”; e vanta nel suo “making of” esponenti illustri come Alberto Ferrari (Verdena), che ne ha curato i mix.

Sula, l’album dei Sula Ventrebianco 

L’album, contenente sedici tracce, è stato completamente registrato in analogico. Si apre con una breve strumentale “fischiettata” di un minuto, Yellow Stone, che anticipa i ritmi entusiastici e trascinanti di Saleinsogno. La terza traccia è Diamante, dove le chitarre elettriche cedono la scena ai synth e al violino di Caterina Bianco nella realizzazione di un suggestivo brano d’amore. I ritmi, però, ritornano di nuovo a essere serrati e sostenuti con Wormhole, un tormentato esame di coscienza costellato di paranoie e ansie. Seguono musicalità più distese con Una che non resta, una piacevole rock ballad d’amore. Neanche il tempo di riprendere fiato che i Sula riprendono a martellare, questa volta con Subutecs. Arriviamo dunque alla settima traccia, Merak, una strumentale di quasi due minuti. È il punto di svolta e rottura dell’intero album che segna la fine della prima parte, caratterizzata dall’alternanza di sonorità potenti e frenetiche ed altre più distese, e l’inizio della seconda parte maggiormente rabbiosa e introspettiva. Seguono in ordine L’Ade a te, Arkam Asylum, Metionina e Attraverso. Dei veri e propri sfoghi emotivi volti a liberarsi da ansie e paranoie, fuggendo da una dimensione claustrofobica e oppressiva; per spingersi sempre oltre e ritrovare la tanto agognata serenità. La frenesia di questi tre pezzi si interrompe con Resti, la dodicesima traccia interamente scritta dal cantante, Sasio Carannante, per suo figlio. Un inno di speranza e fiducia, una promessa di impegno verso una piccola creatura: “imparerò a sentirmi un gigante e a stare attento a non schiacciare niente”.
Prima della fine, i Sula ci regalano un’altra impetuosa scarica di adrenalina con Dubhe, strumentale di un minuto e mezzo, Arva e Batticarne; quest’ultimo brano inizia con il cigolio di una betoniera. Fine di tutto è Amore e Odio, una ballad su due entità così diverse ma allo stesso tempo cosi strettamente necessarie l’una per l’altra.

Sula e Più Niente, considerazioni

I Sula Ventrebianco si dimostrano ancora una volta una band validissima, di uno spessore enorme. “Più Niente” è l’ennesima prova di un gruppo che, con impegno e dedizione, continua nella sua ricerca sonora e lirica, evolvendo il suo stile ma non snaturandolo mai. Vi invitiamo ad ascoltare più e più volte questo album perché, se a un primo ascolto potrebbe non lasciarvi nulla, al secondo potrebbe rapirvi e spingervi ad ascoltarlo sempre più attentamente per addentrarvi sempre più nelle sue diverse interpretazioni. Ancora una volta, i Sula si sono migliorati, spingendosi oltre.

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A proposito di Angelo Baldini

Sono nato a Napoli nel 1996. Credo in poche cose: in Pif, in Isaac Asimov, in Gigione, nella calma e nella pazienza di mia nonna Teresa.

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