Italodisco: storia del fenomeno italiano anni ’70-’80

Italodisco

Le sonorità della disco dance stanno tornando in voga e lo si sente dalle recenti hit pop nazionali e internazionali (Da The Weeknd ai The Kolors). C’è stato però un filone unico che ha fuso la musica leggera italiana con le sonorità provenienti da oltreoceano: Italodisco è uno stato mentale e l’atmosfera di una discoteca forse più sentimentale.

Gli anni 70 aprono le danze

La madrina del genere è da considerarsi Marcella Bella, che aprì le danze con il suo singolo Nessuno Mai del 1974, di cui sarà fatta una cover in inglese dal gruppo caraibico Boney M. : la hit che prenderà il nome di Take the Heat off Me due anni dopo.

La segue a ruota la mitica Raffaella Carrà, con la sua prima hit Italodisco Rumore, il 45 giri da dieci milioni di vendite. A far l’amore comincia tu, divenuta una delle maggiori hit da discoteca di sempre, è solo di due anni dopo. La canzone è stata tradotta in diverse lingue e remixata nel 2011 da Bob Sinclair: è questa la versione che sentiamo nell’iconica scena iniziale de La Grande Bellezza di Sorrentino.

È del 1977 Figli delle stelle di Alan Sorrenti, che rimase in vetta alla Hit Parade per una settimana, ma che è rimasta indimenticabile fino ad oggi.

Nel frattempo, cominciano a sentirsi nella Italodisco tutte le influenze provenienti dalla liberalizzazione sessuale e dall’estetica sgargiante di lustrini e capelli cotonati.  Il ’77 è l’anno di Zerofobia e della hit Mi vendo. In Zerolandia compare Triangolo nel 1978: i due singoli non hanno nulla da invidiare alla produzione da pista da ballo mondiale e, di sicuro,  furono una mossa audace ma decisiva anche per ispirare altre voci che di lì a poco intraprenderanno il loro percorso nel genere.

Sono figli di questa eredità Splendido Splendente e Kobra di Donatella Rettore. Il primo, del ’79 introduce il tema della chirurgia estetica, oltre che della fluidità dei corpi e dell’immagine; la seconda è pieno manifesto della liberalizzazione del desiderio femminile, che inizia ad affermare innanzitutto di esistere in questi anni.

Comprami (1979) di Viola Valentino viene criticato come antifemminista, ma la cantante ha affermato più volte che tutte possono innamorarsi «dello sfigato di turno perché ci sono dei valori che vanno al di là del denaro» e che la protagonista «si vende per amore, sogni e poesia, non per una cosa da poco». D’altronde la volontà di vendersi e lasciarsi andare con un uomo non ha niente di antifemminista.

Italodisco: gli anni 80 e Disco Bambina

In Italia tanti artisti incominciano a dare la propria voce al genere, fra cui Mina e Tony Renis.

Negli Stati Uniti il 12 luglio 1979 è conosciuto come la Disco Demolition Night, serata nella quale una manifestazione a Chicago contro la disco music finì in sommossa. Ciò distrusse la disco in senso puro dello Studio 54 e di Donna Summer, ma la mancanza di ispirazioni oltreoceano non fermò la Italodisco che vide in questo decennio la sua massima diffusione.

Disco Bambina del 1983, nella sua semplicità e l’innocenza della voce di Heather Parisi, può definirsi un manifesto: è così stupida e orecchiabile che piace a tutti e ad oggi qualunque amante del genere si intitolerebbe un Disco Bambino.

Scalano le classifiche dei primi ’80 i Righeira con i singoli Vamos a la Playa e No tengo dinero: la loro Italodisco è qualcosa da sentire e ballare, senza l’impegno del significato. Sulla loro scia nasceranno gli Scotch, gruppo Italodisco di cui ricordiamo Discoband e Take Me Up.

Il 1981 è l’anno di due canzoni che riaffiorano ancora oggi fra le feste e gli eventi. Ma quale idea di Pino D’Angiò è da qualche mese virale su Tik Tok e il cantante, con i suoi ruggenti 70 anni, gira i club di tutta Italia. La canzone racchiude il concetto di Italodisco nel senso più moderno possibile, il testo è catchy, si ricorda facilmente e la narrazione è assolutamente coinvolgente con la sua ironia schiacciante.

Chi non ha mai fatto un trenino con Maracaibo di sottofondo? Il brano è di Luisa (Lu) Colombo, che questa canzone l’ha vista riprodotta alle feste fino alla nausea. In realtà la canzone merita un po’ più di attenzione: è la storia di Zazà, una ballerina di Maracaibo che però sotto copertura faceva scambio d’armi con Cuba. Zazà sopravvive a un colpo di pistola, a una tempesta con conseguente naufragio e al morso di uno squalo.

Non si può non citare Paul Mazzolini o Gazebo, che nell’annata 1982/83 scalò le classifiche Mondiali con le hit Italodisco Masterpiece e I Like Chopin. Le sonorità di Nell’aria (1983) di Marcella Bella si possono ritrovare in molte canzoni disco di oggi, il ritornello è iconico e il testo più sentimentale e passionale di molti altri del genere.

Tanti artisti fiorirono e scomparvero nel giro del decennio, che poi diede spazio alla musica dance degli anni ’90.

Fonte immagine di copertina: Wikipedia

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