La ricerca del nuovo Dardust: The Shape of Piano To Come

La ricerca del nuovo Dardust: The Shape of Piano To Come

Recensione de “The Shape of Piano to Come”

Il 6 novembre è uscito “The Shape of Piano to Come, vol.1” per la INRI classic ( etichetta che già avevamo incontrato in passato) con una compilation che racchiude 20 brani strumentali al pianoforte di artisti emergenti.

L’obiettivo è quello di cavalcare l’onda del minimalismo pianistico contemporaneo i cui dettami sono già ripercorsi  da Dardust che, non a caso, è una delle punte di diamante della casa discografica.

Di seguito è riportata la tracklist:

Dominique Charpentier, La mer au Fond de tes yeux
2. Francesco Taskayali, Love Is Likely To The Wind
3. Rita Ciancio, Per Amore
4. Salvatore Lo Presti, Sophie’s Lullaby
5. Marco Rollo, Borders
6. Franco Robert, Mustio
7. Eva Bezze, Senza Tempo
8. Francesco Nigri, Latency
9. Igor Longhi, Rapsodia
10. Angel Ruediger, Gaia
11. Cucina Sonora, Fragile umbilico
12. Manuel Zito, My Little Town
13. Vincenzo Crimaco, Carpe Diem
14. No Mindless Scroll, Alado
15. Lena Natalia, View From The Shore
16. Emiliano Blangero, Oltre
17. Francesco Maria Mancarella, The Oceans
18. Javi Lobe, Saudade
19. Alberto Cipolla, La Fenêtre
20. Davide De Angelis, Fantasia

 

L’obiettivo è chiaramente quello di puntare in alto. Gli artisti coinvolti vengono da tutto il mondo e la campagna promozionale alle spalle del progetto è quella realizzata da una casa discografica che sta puntando sul prodotto che ha a propria disposizione.

Arrivando al contenuto del disco, sin dalle prime note si ha quasi un’epidermica sensazione di modernità. I riferimenti classici ci sono e sono evidentissimi, ma la matrice pop e minimalista che contamina moltissimi dei brani presentati rende assolutamente evidente la spendibilità del prodotto sul mercato moderno.

In ogni caso ridurre il tutto ad una spasmodica ricerca del nuovo Einaudi o del nuovo Allevi può suonare riduttivo, gli artisti in molti casi hanno presentano influenze estremamente differenti.

I primi brani quindi rappresentano delle magistrali esecuzioni che dichiarano da subito un intento pop-minimalista, andando avanti però si ritrovano anche atmosfere quasi anni ’50 in brani come quello di Franc Robert (“Mustio”)  o in frenetiche sensazioni come quelle derivanti dal brano “Rapsodia” di Igor Longhi che invece sembra quasi trascinare l’ascoltatore in un film Tim Burton.

A precedere il nostalgico brano “My Little Town” di Manuel Zito c’è un interessantissimo “Fragile umbilico” di “Cucina Sonora”, un pezzo con degli interessantissimi cambi di passo, caratterizzato da un travolgente dinamismo che in qualche modo cozza con le rassicuranti atmosfere dei brani precedenti che portavano quasi ad esser cullati in un mare di passi armonici, ma che in realtà dona una meravigliosa complessità al disco.

L’irrisolutezza del “Carpe diem” di Vincenzo Crimaco  sembra quasi invitare a coglierlo veramente questo sfuggevole istante, “Alado” di No Mindless Scroll mostra chiaramente come, per quanto si possa ricercare la modernità, i riferimenti classici che inevitabilmente contaminano la formazione artistica di questi pianisti sia sempre presente e a tratti quasi preponderante.

Il brano è l’unico tra i 20 presentati ad avere anche un accompagnamento al violino che quasi va ricreare una meravigliosa ballata romantica.

La dicotomia classico/moderno tende a riproporsi (anche se tendendo in modo decisamente più netto verso il moderno) nei restanti brani.

Un disco che non regala solo la piacevolissima sensazione legata all’ascolto di 20 brani eseguiti magistralmente, ma che propone anche un chiarissimo spaccato sulla produzione pianistica contemporanea e che funge da “guida” per illustrare una strada che ormai da un po’ di anni è stata già tracciata, serviva solo qualcuno capace di saperla rimarcare.

Fonte immagine: https://www.leccenews24.it/moda-musica-e/the-shape-of-piano-to-come-pianisti-salentini-rollo-mancarella.htm

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A proposito di Adriano Tranchino

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