L’ipocrisia del razzismo: intervista a Tommy Kuti

Tommy Kuti

Tommy Kuti è uno degli artisti rap più in voga del momento. Un simbolo per tutti quei figli di seconda generazione nati e cresciuti in un’Italia sempre più multi-etnica. Una forte risposta a chi, ancora oggi, semina odio e alimenta pregiudizi razziali speculando sulle paure e sull’ignoranza delle persone. Forte di un recente contratto con l’Universal Music, l’artista Afroitaliano è pronto a spiccare il volo e a realizzare il suo sogno d’infanzia: diventare un rapper di successo.

Noi di Eroica abbiamo avuto il piacere di intervistarlo e di rivolgergli qualche domanda.

Tommy Kuti, l’intervista

Durante il tuo percorso artistico hai più volte cambiato “identità”: Mista Tolu, Tolu Kuti e poi Tommy Kuti. Potresti quindi raccontarci questi cambiamenti attraverso il tuo lungo viaggio nel rap?

In realtà sono sempre stato Tommy Kuti: la gente a scuola e i miei amici mi hanno sempre chiamato Tommy. Il mio nome di battesimo è però Tolulope Olabode Kuti. Purtroppo era troppo difficile da pronunciare per i padani che mi circondavano, quindi sin da quando ero bambino mi hanno sempre chiamato tutti Tommy, una cosa importante. A me è sempre piaciuto come nome Tommy. Suona proprio come il nome di un rapper Afroitaliano, non trova?

“ […] Sono troppo africano per essere solo italiano e troppo italiano per essere solo africano…”. Qual è stata la tua esperienza da Afroitaliano in Italia?

Se devo essere sincero a parte gli stereotipi che hanno su di me gli sconosciuti e le saltuarie volte in cui ho dovuto discutere pesantemente con gente razzista, la mia esperienza di Afroitaliano è piuttosto positiva.
Cioè, nonostante il razzismo e la discriminazione che ho percepito a scuola e negli ambienti lavorativi, sono riuscito a circondare me stesso di gente aperta mentalmente, ma soprattutto sto riuscendo a raggiungere i miei obiettivi. Fuck racism, I am Tommy.

Nel tuo curriculum vanti una laurea in Scienze della Comunicazione a Cambridge. A fronte di ciò, quali differenze e/o similitudini hai riscontrato tra l’Inghilterra e l’Italia?

Ma in realtà non è che io me ne vanti, cioè sono un rapper, dovrei essere almeno in galera o perlomeno dovrei essere già stato in un riformatorio, invece ho finito il liceo, non mi sono mai fatto bocciare e mi sono pure laureato. Per favore non lo dica agli altri rapper.

Sinceramente. anche se ho vissuto per 3 anni a Cambridge mentre frequentavo la Anglia Ruskin University, non sento di poter esprimere un giudizio su un paese tanto vario come l’Inghilterra.
Mentre ero lì a studiare frequentavo tutti gli altri studenti internazionali provenienti da ogni parte del globo, ed in classe, all’Università, gli inglesi erano una minoranza.
Ah, forse sì, la più grande differenza tra l’Italia e l’Inghilterra è il fatto che nella città dell’Università più prestigiosa del mondo viva una grandissima quantità di stranieri, senza che debba arrivare Salvini a fare un comizio.

Nei tuoi testi, inoltre, è sempre molto presente il tema della “provincia”. Cosa consigli a tutti quei ragazzi che magari si sentono soffocati e oppressi dalla provincia?

Trovate i pregi della vostra terra, scoprite il pregio della vostra provincialità che in certi casi può rendervi molto più originali dei ragazzi di città, Tommy Kuti è giù con voi!

Nei tuoi brani ironizzi molto spesso sui luoghi comuni e i pregiudizi razzisti. Pensi sia questa la strada giusta da seguire per demolire il ritorno sempre più forte dei fenomeni razzisti?

Ma in realtà non è che io ironizzo sui luoghi comuni, è che mi viene da sorridere mentre racconto un’Italia che già di per sè è comica. Un’Italia in cui la mamma ti dice di non giocare con Hassan perchè è nero, ma in realtà, tu figlio, magari hai appena finito di ascoltare Willy Willy di Ghali e conosci tante parole in marocchino. Un’Italia che non vuole le moschee ma ama i Kebab, un’Italia che dice di odiare i Negri ma… secondo voi i clienti delle prostitute Nigeriane, Brasiliane o Rumene sono italiani o stranieri? Cioè non sono io che ironizzo sui razzisti, sono loro che fanno ridere.

Pochi mesi fa hai firmato un contratto discografico per l’Universal. Cosa riserverà il futuro a Tommy Kuti?

Che potrò dire a mia mamma e al mio papà che per lavoro faccio il rapper, è sempre stato il mio sogno.
A parte quello, aspettate tutti il nuovo disco ufficiale di Tommy Kuti!

Ringraziamo di cuore Tolulope per la disponibilità concessa. 

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A proposito di Angelo Baldini

Sono nato a Napoli nel 1996. Credo in poche cose: in Pif, in Isaac Asimov, in Gigione, nella calma e nella pazienza di mia nonna Teresa.

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