La musica lo-fi ha fornito sollievo a molti durante la pandemia e ha attirato l’attenzione dell’industria musicale indipendente nel mentre. Le piattaforme di streaming come Spotify, Deezer e Apple Music hanno colto la tendenza, creando playlist esclusive che hanno raggiunto milioni di ascolti. Il numero di canali YouTube dedicati al genere è salito alle stelle, insieme ai live streaming che promuovono il lavoro di artisti lo-fi.
Quali sono le caratteristiche della musica lo-fi?
Lo-fi, o lofi, si riferisce a una produzione con una qualità del suono non professionale o imperfetta. “Lo-fi” è l’abbreviazione di low fidelity, inglese per “bassa fedeltà” e inizialmente si riferiva a una registrazione di bassa qualità caratterizzata da imperfezioni, come rumore di fondo o errori di esecuzione, registrata con apparecchiature poco costose (l’opposto dell’alta fedeltà o della produzione hi-fi): tutte cose che erano disprezzate dagli operatori del settore. Negli anni ’80 e ’90, la lo-fi era considerata una forma di produzione musicale dal suono più autentico rispetto ai metodi professionali. Molti artisti punk, indie rock e hip-hop hanno perseguito un’estetica lo-fi per ragioni economiche e artistiche.
La lo-fi rappresenta un sottogenere della musica elettronica, che condivide qualità con la musica downtempo, la scena chillwave e l’hip-hop lo-fi. La musica lo-fi mescolava elementi della musica house, jazz, easy listening e hip-hop, con un’estetica musicale fai-da-te che enfatizzava la qualità imperfetta e “casalinga” delle registrazioni. Il risultato è stato una musica che evoca emozioni positive, sensazioni di relax e nostalgia, un suono rilassante e retrò che molti hanno trovato ideale per la musica di sottofondo, soprattutto per lo studio. Spesso vengono inclusi il suono degli animali, della natura, del mare, il graffiare di un disco di vinile, o altre registrazioni di vita quotidiana.
La lo-fi non deve essere confusa con l’ASMR (Autonomous Sensory Meridian Response). Mentre l’ASMR include suoni che provocano il rilassamento fisico, i brani lo-fi sono una creazione artistica che può includere elementi di ASMR, ma vanno molto oltre (quindi “Vicini napoletano che litigano” non è lo-fi).
Una breve storia del genere
La lo-fi è emersa dalla musica fai-da-te e ha subito varie trasformazioni nel corso degli anni, catalizzate dai progressi della tecnologia.
- Anni ’50: il termine lo-fi è stato usato per la prima volta negli anni ’50 come abbreviazione di low fidelity, ovvero registrazioni musicali di bassa qualità, associate a produzioni “fatte in casa” create al di fuori di uno studio professionale. Il genere è diventato popolare tra i giovani che hanno iniziato a sperimentare con attrezzature a prezzi accessibili.
- Anni ’60: il movimento ha dato origine all’uso della classica distorsione e dei suoni delle cassette. Alla fine degli anni ’60, la band statunitense The Beach Boys divenne uno dei primi grandi artisti associati all’estetica musicale lo-fi.
- Anni ’80: la lo-fi è tornata di moda negli anni ’80 con il lavoro del DJ William Berger, che ha dedicato uno spazio nel suo programma radiofonico presso la stazione indipendente di Jersey WFMU alla trasmissione di registrazioni fatte in casa.
Nel corso del tempo, il termine ha è andato a definire qualcosa di più che semplici suoni di bassa qualità, evolvendosi in un’estetica musicale adottata da band indie rock underground come i primi Beck, The Frogs e The Mountain Goats. Alcune persone credono che la moderna musica lo-fi abbia le sue origini nell’ambient house e nella musica chill-out, popolare a Londra verso la fine degli anni ’80. È importante sottolineare che, nel corso della storia, il lo-fi è stato guidato dall’idea che la musica non deve essere perfetta o creata con attrezzature costose. Puoi creare i tuoi ritmi a casa, sul tuo computer o su un telefono cellulare: l’unica cosa di cui hai bisogno è un po’ di creatività.
L’ascesa della lo-fi
Il genere lo-fi ha iniziato ad assumere la sua forma attuale negli anni 2000, sotto l’influenza del produttore musicale giapponese Jun Seba, in arte Nujabes, e del produttore americano hip-hop J Dilla. Seba fuse insieme musica hip-hop, jazz ed elettronica, dando un tocco originale alla sua musica, una musica che non si concentrava sul suono, ma sul mood, un mood rincuorante e sognante. La colonna sonora di Nujabes per la serie animata del 2004 Samurai Champloo ha forgiato un legame indelebile tra questo genere e anime (animazione giapponese) che rimane un elemento visivo di molti live streaming lo-fi. A J Dilla va invece il merito di aver umanizzato le percussioni, decidendo di non sincronizzare perfettamente le note e il tempo musicale, creando un tono più naturale e umano, proprio perché non sincronizzato.
Fu anche durante questo periodo che le persone iniziarono ad avere accesso a personal computer e software di editing audio, come Pro Tools, Logic, Ableton e GarageBand, che facilitarono la creazione e la distribuzione di musica fai-da-te. Allo stesso tempo, piattaforme come Soundcloud, YouTube e Grooveshark hanno svolto un ruolo chiave nella divulgazione delle composizioni artigianali.
Nel 2015, un canale YouTube, ChilledCow (in seguito noto come Lofi Girl), è diventato una sorta di stazione radio hip-hop lo-fi trasmettendo un live streaming continuo che, nel 2017, aveva trasmesso per quasi 13.000 ore a 7,5 milioni di abbonati. Con oltre dieci milioni di abbonati, il canale funge anche da etichetta musicale indipendente, rilanciando il mercato e aiutando gli artisti a promuovere il proprio lavoro. Solo tra gennaio e settembre 2020, le ricerche su Google della parola lo-fi sono aumentate dell’85% e il suo successo continua ancora oggi.
Immagine di copertina: Wikimedia
Io ho parlato di Vaporwave ❤️❤️❤️ nel mio blog