Lucia Manca pubblica il suo terzo EP dal titolo Attese, vol.1, prima parte di quello che si preannuncia come un lavoro diviso in due parti e legato a un percorso di maturazione artistica ben ragionato.
Nella cultura di ogni tempo la parola attesa si è prestata a più significati. L’attesa di una notizia, di una persona, di un qualcosa che più o meno è ineluttabile. Allo stesso modo le figure dell’attesa possono essere le più varie: la sottile colonna di fumo emanata da una sigaretta accesa, il mare contemplato nel tardo pomeriggio, una passeggiata in solitaria la sera. Lungo questa direttrice si sviluppa Attese, vol.1, terzo EP di Lucia Manca prodotto da Matilde Davoli e Gigi Chord per Factory Flaws/peermusic Italy e uscito il 12 marzo scorso.
Classe 1985 e originaria di Lecce, Lucia Manca si avvicina sin da bambina al mondo della musica e nel 2011 pubblica il suo primo disco omonimo a cui seguirà, sette anni dopo, l’album Maledetto e benedetto. Durante questo arco di tempo Lucia ha avuto modo di compiere un percorso di maturazione artistica tramite collaborazioni con nomi di punta del panorama indie: Jolly Mare, Populous e Le luci della centrale elettrica.
Attese, vol.1, il viaggio di Lucia Manca tra le figure della malinconia
Attese, vol.1 rappresenta un nuovo capitolo di questa maturazione artistica e, come suggerisce il nome, ne costituisce soltanto la prima parte, in attesa di una seconda. Si spiega così la presenza di soli quattro brani, ma ciò non implica una minore qualità. Anzi, Lucia Manca ci mette dentro tutta sé stessa per confezionare un prodotto davvero raffinato.
«Mentre scrivevo le canzoni nuove, mi sono resa conto che ricorreva spesso il tema dell’attesa, come se ogni canzone fosse una scena dello stesso film, dove il momento più bello è l’incontro finale con se stessi». Le parole della stessa Lucia sono utili per capire quella che potremmo definire la “chiave di lettura” dell’album: una sequenza di immagini diverse che finiscono per convergere verso un unico punto, rappresentato dalla malinconia.
Fin da Come un’onda, brano di apertura dell’album, veniamo trasportati all’interno di questo mondo dolceamaro, fatto di atmosfere jazz e accompagnato dalla voce calda e passionale di Lucia che viene accompagnata dagli arrangiamenti di tastiera dal retrogusto synth pop, ai quali si alternano i già citati Davoli Chord e Populous, e dal contributo di altri due musicisti: Emanuele Coluccia al sax e Andrea Rizzo alla batteria e alle percussioni.
Se chiudiamo gli occhi e ascoltiamo tutti e quattro i brani di Attese, vol. 1, non dovremmo stupirci di immaginare di star seduti al tavolino di un bar, magari affacciato sulla riva del mare, sorseggiando un bicchiere di vino e osservando, assorti nei nostri pensieri, i cerchi designati dal fumo di una sigaretta (figura ricorrente in tutte le canzoni) poggiata sul posacenere. Poi, in quello stesso momento, su di un immaginario palco sale una donna, un po’ malinconica e un po’ innamorata, che illustra ai presenti un trattato sull’attesa in forma di lunga canzone.
Questo è Attese, vol. 1, una prima parte di un viaggio sulla speranza e sulla paura che l’azione dell’attendere implica. Nel contesto storico e sociale che stiamo vivendo in questi giorni, dove ognuno di noi è in “attesa” di qualcuno o di qualcosa, la voce di Lucia Manca è la colonna sonora ideale per questi momenti di stasi.
Fonte immagine copertina: Gigi Chord (ufficio stampa)