Play. La musica ha dato inizio al suo viaggio: atmosfere trasognate, vortici in attesa, gioie labili, ricordi fugaci, sogni persistenti e un’estatica percezione (quasi cromatica) del reale. Questo è il viaggio della musica dei Malmö, una band che nasce a Caserta e sorprende per autenticità e originalità d’idee. I Malmö sono Daniele Ruotolo (chitarra e voce), Vincenzo De Lucia (piano e chitarra), Marco Normando (basso) e Vincenzo Del Vecchio (batteria e glockenspiel). “Debuttano con un Ep post rock nelle intenzioni e pop intelligente nelle linee vocali intrise di malinconia per ciò che non è più”, debuttano con Palloni Aerostatici, un titolo che evoca immagini e accostamenti cromatici, un’immagine che meraviglia e trova conferma in ogni traccia, arrangiamento dopo arrangiamento, parola dopo parola.
Diamo la parola ai Malmö nella seguente intervista, parola che d’altronde conferma la passione di cui è intriso il percorso artistico di questa band.
I Malmö e il viaggio sconfinato della musica
Malmö è il nome di un comune svedese e della vostra band. Si tratta di un caso?
Vincenzo Del Vecchio: No, assolutamente non è un caso. Non è facile sintetizzare in una parola un’identità, un approccio, una sensazione che per di più all’inizio di questo fantastico percorso non era ancora delineata, soltanto vista come una proiezione lontana. A più di un anno dall’inizio di questo viaggio possiamo dire di essere proprio sulla strada che volevamo percorrere, stiamo diventando ciò che volevamo essere, circondati dai paesaggi musicali che volevamo dipingere; e questo nome ormai ci calza a pennello. Malmö non è un comune o una squadra di calcio, Malmö è un luogo lontano, una meta; e la nostra musica vuole essere il viaggio, non un viaggio in aereo dove tra la partenza e l’arrivo c’è un buco spazio temporale, bensì un viaggio lento, lento, lento…in nave o magari in mongolfiera per godere al massimo di ogni istante, di ogni singolo panorama che ti separa dalla tua meta, cosicché ci sia più gusto anche nell’approdo.
È facile sognare ad occhi aperti ascoltando la vostra musica. Quando avete cominciato a sognare insieme e come vi siete incontrati?
Marco: Ancora ricordo quando chiesi per la prima volta a Daniele (voce e chitarra): “Vogliamo suonare insieme?” eravamo seduti ad un bar mentre si fantasticava sulla musica e sui sogni ad occhi aperti che questa ci produceva. Con gli altri membri del gruppo, già allora, ci legava un bel rapporto d’amicizia e stima artistica, ed è così che l’intesa è stata quasi naturale. Dopo poco i sogni di viaggi lontani, di posti affascinanti da vedere e da sentire, trascinandosi dietro le nostre forti radici, hanno iniziato a prendere forma in sala prove. Pur provenendo da contesti musicali diversi, ognuno di noi riesce a mettere un po’ di se stesso in modo molto naturale ed è questo che ci rende quello che siamo.
Il vostro debutto con “Palloni Aerostatici” ha una sorprendente e delicata nota di malinconia. Il titolo dell’Ep suggerisce un percorso verso l’alto: da dove viene questa ispirazione?
Vincenzo De Lucia: Ci serviva un’immagine che comunicasse l’idea di ampiezza e rarefazione contenuta nella nostra musica, il viaggiare come esperienza. I palloni aerostatici non hanno fermate obbligate: accarezzati dal vento dominano i paesaggi per soddisfare l’esigenza di una prospettiva diversa, staccati dal suolo per assaporare un senso di leggerezza. La stessa invenzione della mongolfiera sembra essere stata partorita dall’ingenua fantasia di un bambino: può un pallone gigante vincere le grandi leggi della fisica? Un’immagine così delicata e sognante che racchiude in sé una potenza sconfinata.
“Siamo fradici naufraghi stanchi e dispersi a rincorrere sogni più duri di scogli infrangibili” sono parole forti almeno quanto il titolo della canzone. Possiamo scorgere un invito a non arrendersi nel tentativo di realizzare un sogno?
Daniele: Senza ombra di dubbio! Anche se nelle nostre atmosfere musicali e in alcuni dei testi si coglie una certa vena malinconica, c’è di fondo un approccio ottimistico alle cose più o meno importanti della vita, c’è una speranza nel lieto fine e nella ricerca costante di tutte quelle cose che possano renderla più semplice. La cura degli affetti, la realizzazione dei propri obiettivi e, indubbiamente, coltivare i propri sogni sono una necessità. Esiste un equilibrio necessario tra pragmatismo e romanticismo, tra la naturale visione del mondo e una spinta spirituale ed emotiva. In tutto questo, i sogni rappresentano, anche se in qualche caso restano solo una semplice illusione, un sostegno nel mare burrascoso, un punto fermo nell’involontario scorrere del vissuto quotidiano.
Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Daniele: Il primo obiettivo in questo momento è registrare un disco con tutto il materiale che abbiamo prodotto in questi due anni. La speranza è quella di riuscire a fare un ulteriore salto di qualità che ci permetta di portare in giro la nostra musica anche in posti dove non siamo riusciti ad arrivare fino ad oggi. I presupposti ci sono tutti, c’è solo da rimboccarsi le maniche e mettersi a lavoro.