Con “Frammenti” il giovane cantautore savonese Marco Elba sforna una prima prova decisamente densa di quel sapore underground internazionale che tanto attinge probabilmente da cliché americani anche e soprattutto quando sfida le soluzioni pop più comuni. Un taglio neo-melodico soprattutto nelle scelte vocali ma anche tantissima personalità dentro un lavoro in bilico tra cose che ci aspetteremmo e altre decisamente poco prevedibili. Un breve ascolto per seminare un viaggio dentro il nuovo pop italiano.
Spulciando in rete tra le tante pubblicazioni che hai avuto mi trovo d’accordo su un tema che torna spesso: di Savona ma con un piglio decisamente “neo-melodico”. Come si spiega questa misura lontanissima di cultura e di geografia?
I miei ascolti spaziano tra generi molto diversi, e credo che questa apertura si rifletta naturalmente nel mio stile, rendendolo contaminato da varie influenze tra cui, evidentemente, anche quella neomelodica. Non si tratta però di una scelta consapevole. Il mio approccio è istintivo e si basa su ciò che sento più adatto al brano e al mio gusto in quel momento. Ciò che cerco sempre di fare è esprimermi nel modo più autentico possibile, dando un’impronta personale alla mia musica!
La sperimentazione? Ci sono brani davvero molto interessanti come “Batman” ma anche grandi cliché sapientemente dosati. Come hai gestito questo equilibrio? Compiacere la massa ma dando qualcosa di tuo?
Esattamente, hai centrato il punto! Come dicevo ascolto tantissima musica di tutti i tipi e mi piace spaziare anche quando sono io a produrla. Penso che la la musica sia un equilibrio tra emozione e leggerezza, riflessione e divertimento, perché nella vita c’è spazio per entrambi gli aspetti. Non mi piace fossilizzarmi su un’unica direzione: ogni brano nasce da un’idea, da un’esigenza espressiva, e questo mi porta a sperimentare alternando elementi più ricercati a soluzioni più immediate. L’obiettivo è sempre lo stesso: mantenere autenticità e spontaneità, senza perdere di vista il mio tocco personale.
Summa di tanto romanticismo è la chiusa “Au Revoir” dove il drilling americano impera. Quanta rabbia di rivalsa c’è in questo disco?
Più che rabbia, direi determinazione. Se dovessi descrivermi con una sola parola, sarebbe proprio questa: determinazione. Nel raggiungere i miei obiettivi, nel far sentire la mia voce e nel non arrendermi mai, anche di fronte alle difficoltà più grandi. Credo che questa attitudine emerga chiaramente dalle mie canzoni. Ogni percorso è disseminato di ostacoli e persone che cercano di fermarti, ma è proprio in quei momenti che bisogna trovare la forza di andare avanti, trasformando le difficoltà in spinta per arrivare ancora più lontano!
Da questi “Frammenti” che cosa hai intravisto? Cosa hai riportato a casa per un disco definitivo?
Tutto e niente. Cerco sempre di non fossilizzarmi su ciò che ho fatto, sui risultati che ho raggiunto, ma su dove voglio arrivare. Questo EP è stato fondamentale, ma la mia musica può evolversi e crescere ancora molto. Già nel momento in cui l’EP è uscito avevo molte altre canzoni pronte, il che dimostra come non riesca mai a stare fermo. Non smetto mai di sperimentare, di produrre. Ovviamente ci sono tempi tecnici da rispettare per far sì che tutto venga curato al meglio, ma non vedo l’ora di far ascoltare tutte le cose a cui sto lavorando! “Frammenti” è stato un viaggio bellissimo che mi ha dato tanto e che ricorderò sempre con affetto, ma è solo il punto di partenza!
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