Memorandum: nuovo album di Fabiana Martone | Intervista

Memorandum: nuovo album di Fabiana Martone | Intervista

In occasione dell’uscita dell’album Memorandum, intervista a Fabiana Martone, cantante attiva nel panorama napoletano con diverse esperienze e progetti (per citarne alcuni il quartetto al femminile Sesèmamà e la collaborazione con i Nu Guinea).

Memorandum è il nuovo album di Fabiana Martone, realizzato mediante una campagna di crowdfunding, che le ha permesso di registrare, produrre e distribuire 11 tracce. Il disco, pubblicato da SoundFly con distribuzione Self, è stato presentato lo scorso 11 novembre alla Feltrinelli di Napoli.

Memorandum ha visto Fabiana Martone nelle vesti di “autrice, arrangiatrice, direttore artistico, e produttrice artistica ed esecutiva”, supportata nella realizzazione di questo progetto da Luigi Esposito e Bruno Tomasello. Nella scrittura dei testi la cantante è stata affiancata da diversi autori: Ciro Tuzzi, Marco d’Anna, Emanuele Ammendola, Luca Di Maio, Alessio Arena, Umberto Lepore, Salvatore Rainone e da Bruno Savino di SoundFly.

Fabiana Martone e Memorandum

Il mondo di Fabiana Martone è colorato di un’atmosfera rarefatta che si sostanzia attraverso una voce carismatica. Tutto è perfettamente incastonato: la stretta consonanza tra testi, melodie ed armonie è il vero asso nella manica di questo lavoro. Si avverte nota dopo nota, brano dopo brano, la volontà di portare avanti un progetto, di rendere realtà qualcosa che già esisteva ed andava solo trasformato in musica. Una bella magia potersi lasciar trasportare dalle undici canzoni di Memorandum, aventi un ciclo tematico nel quale si susseguono i momenti di una giornata: dalle canzoni del mattino (Geopolitica sentimentale, Memorandum e Niente ‘e che), si giunge poi alle tracce del dopo pranzo (Me passa ‘o genio e L’albero di Carnevale), continuando con quelle della sera (Sospesi a Corso Malta, Era solo avere, Citofonare Martone) e, completando quasi il cerchio con il pezzo di una notte insonne (La quadratura della luna), si termina con le canzoni dei sogni (Il fuoco e Sirena). In Memorandum vi è la partecipazione di un ricco team di musicisti (Fabrizio Fedele, Emiliano Barrella, Luigi Scialdone, Lorenzo Campese, Gabriel D’Ario, Francesco Fabiani, Davide Maria Viola, Derek di Perri, Michele Maione, Lino Cannavacciuolo, Marco D’Anna, Rainone e Lepore  e gli stessi Esposito e Tomasello), che hanno reso l’album ancora più variegato ed emozionale.

Il cerchio di Memorandum si chiude con una preziosa novità all’interno del disco, in quanto l’album contiene un artbook con undici tavole (una per ogni canzone) realizzate da vari artisti, illustratori, disegnatori e pittori (Martina Troise, Cyop e Kaf, Nikkio, Clelia Leboeuf, Nando Sorgente, Nicola De Simone, Dario Protobotto, Vincenzo Aulitto, Alexandr Sheludko, Alessandro Rak), i quali hanno avuto la possibilità di trasferire l’interpretazione dei brani di Memorandum in una forma d’arte differente dalla musica.

Memorandum, un monito da scolpire nella testa, un album da ascoltare con calma, per assorbirne messaggi, passaggi e vibrazioni positive.

Quattro chiacchiere con Fabiana Martone

Come nasce questo disco e quali sono state le influenze musicali che hanno segnato Memorandum?

Era una mia idea da un po’ di tempo, quella di provare a fare un disco io, piuttosto che realizzare una collaborazione con qualcuno. Già avevo registrato dischi, il primo da solista, il secondo come cantante, il terzo in cui con la band avevamo arrangiato e scritto i brani in sala, poi dopo tre anni li avevamo registrati. Memorandum l’ho scritto io, mi sono messa in prima persona a lavorarci, proprio per realizzare questo progetto come volevo. L’album ha avuto un’evoluzione durata più o meno tre anni: in questi anni ho conosciuto un entourage di cantautori, così ho avuto maggior contatto con chi la musica la ama e ne redige i testi. È stato lo slancio per iniziare a scrivere le canzoni di questo disco in italiano e napoletano. Mi sono esercitata con questi due lessici, poiché prima scrivevo in lingue poco comprensibili per chi mi ascoltava. All’interno del disco c’è anche un brano di 15 anni fa, regalatomi da un amico, ed ho anche chiesto ad alcuni cantautori di scrivere per me affiancandoli con una mia collaborazione nella parte testuale. Per quanto riguarda le influenze, secondo me è una questione di assorbimento: tutto quello che ascolti e che ti dà una determinata emozione lo ritrovi in quello che è il tuo progetto. Io ho provato a tenere lucidamente di fronte a me l’idea di voler trasmettere un’emozione, la stessa che provo io ascoltando alcuni artisti. Sicuramente, come mia influenza personale, traspare nell’albun un amore spassionato per Pino Daniele, Joni Mitchell, i Beatles; tutti artisti che spero di far passare attraverso di me e la mia musica.

Durante il video che presentava la campagna di Musicraiser per il crowdfunding hai detto: “una donna, che fa musica, a Napoli, una sfida”. Spiegaci un po’ questa frase nel tuo percorso da musicista.

La frase che ho detto, come tutto il video, è ironica, nonostante ciò ha un fondo di verità: nel mondo si vive una disparità ingiustificata, però io credo che laddove c’è cuore, volontà, desiderio, anche un seme riesce a fare quello che vuole. La verità è che se uno si dà da fare e mantiene saldo un punto a cui tendere, riesce. Come è stato per me con il disco. Io sono riuscita a fare una cosa che prima non avevo fatto, avendo una direzione chiara, portandola avanti senza perdere l’obiettivo.

Scegli due canzoni del tuo album che vorresti non passassero inosservate all’ascoltatore.
La prima è “Sospesi a corso Malta” ed la mia canzone preferita del disco. La seconda, “il Fuoco”, perché è un brano in cui, oltre la parte emotiva di crescita personale, si affronta un tema che mi fa riflettere. L’umanità si pone su questo pianeta in maniera squilibrata. A noi non interessa quello che ci circonda. Questo testo dice che siamo noi la causa del nostro stesso male, perché l’ambiente ha bisogno di respirare e ritornare all’equilibrio.

Hai diverse iniziative in cantiere, ultimamente due di queste sono le collaborazioni con i Nu Guinea e le SesèMamà. Quali sono i punti fondamentali che ti fanno dire “sì, partecipo a questo progetto”?

Collaboravo con i Nu Guinea già anni fa. Tutto è iniziato perché loro hanno avuto un’idea e io dissi “qualsiasi cosa vogliate fare, io la voglio fare con voi”. Conoscendoli da tempo, sapevo che qualsiasi loro progetto mi sarebbe piaciuto e sarebbe stato stimolante. Si tratta di una collaborazione da cui ora sto raccogliendo i frutti, perché c’è la possibilità di fare un tour; sono contenta di lavorare con loro perché sono due persone belle che fanno parte della mia vita. Nel passato ho avuto diverse collaborazioni, quelle che si ripropongono testimoniano che mi sono sentita umanamente alla grande a farne parte. Dal punto di vista musicale cerco di fare una selezione. Ad esempio anche quello delle Sesèmamà è un progetto nato, senza una chiara e precisa volontà, dal desiderio di incontrarci per studiare un repertorio e cantare insieme. Io personalmente volevo cantare con Annalisa Madonna. Brunella Selo e Annalisa avevano avuto quest’idea; Elisabetta Serio e Annalisa già avevano suonato insieme: è stata, dunque, un’evoluzione molto naturale, che poi ha portato di conseguenza al nostro primo disco. Pur essendo molto conosciute come Sesèmamà, non c’è stato un grande riscontro dal punto di vista del live.

Edizione 2018 di Musicultura, arrivata finalista insieme ad altri 16 artisti, ad un passo dalla finalissima allo Sferisterio di Macerata. Come è stata vista la tua canzone, secondo te perché è stata apprezzata? E soprattutto, cosa secondo te non ti ha resa vincitrice?

Musicultura è stato un bel concorso, alle semifinali live sono passata con due progetti, uno da solista e quello con le Sesèmamà, infatti ho dovuto chiedere se era possibile partecipare con entrambi. Alla fine mi hanno selezionata per la prima finale, scegliendo il mio progetto solista, per cui sono andata a suonare a Recanati. Il live è stato bello, ho ricevuto grossi apprezzamenti, argomentati in modo molto stimolante, poiché non ci si è limitati al semplice commento e complimento, ma sono stati espressi pensieri interessanti. La giuria di qualità ha sottolineato il modo in cui cantavo, raffinato e coinvolgente, ed infatti a Recanati ho vinto il premio Miglior Esibizione. Non sono arrivata alla finalissima, dove su 16 sono passati 8 cantanti; credo però che se fossi passata, uno dei premi lo avrei vinto io. È stata un’esperienza in cui credevo e quando non si realizza qualcosa in cui credi è normale restarci male.

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A proposito di Alessandra Nazzaro

Nata e cresciuta a Napoli, classe 1996, sotto il segno dei Gemelli. Cantautrice, in arte Lena A., appassionata di musica, cinema e teatro. Studia Filologia Moderna all'Università Federico II di Napoli.

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