Voce dei Moseek, oggi Elisa è in arte Mille: frangetta, eye-liner, timbro squillante. Con il suo ultimo singolo, Cucina Tipica Napoletana, riconferma il suo progetto nel fuoco di un indie-pop scritto in italiano, con cura e dovizia, che si presta ad essere portavoce di un’esigenza di racconto salvifica. L’urgenza cantata con il sorriso, nei mille colori di un videoclip dove Mille volteggia in diversi outfit, incarna la risposta di un’artista che vuole imporsi sulla scena italiana perché ha voglia di dire ed ha tutti gli strumenti per poterlo fare.
Abbiamo intervistato Mille
Cambiare, anche dopo un passato in band con i Moseek, e creare un nuovo progetto italiano, sicuramente porta ad un’evoluzione. Chi è oggi Mille?
In verità la band i Moseek è un progetto ancora in essere. Non uscirà nulla per ora, anche per non destare confusione nel pubblico, che potrebbe chiedersi se io canti in inglese o in italiano. Io personalmente riesco a scindere le due dimensioni; vivo estremamente ludico il lavoro della musica con i Moseek: cassa dritta in inglese, testi meno da psicoterapeuta, un’atmosfera giocosa, un gruppo che al momento però non ha uscite programmate. Mille invece è un progetto diverso, in italiano, ma esistono entrambi, proprio perché non voglio rinunciare ad alcun tipo di comunicazione.
Cosa significa scrivere in italiano? Quali sono stati i momenti, le scelte, che ti hanno fatto aprire gli occhi e ti hanno portato sulla strada di utilizzare questa lingua per esprimere le tue storie, emozioni, sensazioni?
Ho notato il mio approccio a come vivo e a come affronto la vita attraverso la psicoterapia. Quando ho incominciato a confrontarmi con la mia lingua, l’italiano, lo facevo scrivendo al pianoforte; in quella dimensione non c’erano riferimenti, se non alla mia vita, a come mi sentivo, a quello che stavo vivendo e non potevo che prescindere da me. Una nuova dimensione personale: io ho sempre avuto una passione per la psicologia, però mi mancava un passaggio ed è quello del superamento delle cose e probabilmente mettendo nero su bianco attraverso i testi in italiano, io sento di superare alcune cose. Scrivere è uno dei mezzi per superare.
Che rapporto hai con la lingua inglese? L’italiano è la lingua della spontaneità?
Paradossalmente c’era più studio in inglese, ma per quanto possa essere appassionata, non è la mia lingua madre, inoltre vivo in Italia e parlo poco in inglese, pertanto per scrivere in inglese dovevo anche andare a pescare delle cose, dovevo studiare per scrivere una canzone. In italiano invece è un’azione nata di getto e non immaginavo che ciò potesse accadere. Anche perché avevo smesso di scrivere in italiano, da piccola, intorno ai 12 anni, quando condividevo la stanza con mio fratello, che mi prendeva in giro per le canzoni che scrivevo e per discrezione ho iniziato a scrivere in inglese. L’italiano è la mia lingua madre, quindi il meccanismo non è più “ora scrivo una canzone”, ma le parole mi vengono di getto, durante la giornata, in maniera estemporanea, mentre sono in un posto X, segno le parole e le melodie sul telefono.
Quanto i luoghi influenzano la scrittura di Mille?
Tutti i posti influenzano la mia scrittura: dall’ascensore alla piscina; poi mi piace spostarmi, voglio sentirmi dentro alle cose che faccio. Per questo mi sono trasferita a Milano, perché è una città che mi ha fatto innamorare, che ho frequentato per lavoro, ma poi l’amore per questo posto è stato il motore del mio trasferimento. Milano mi ispira con le sue tradizioni, ma anche con le sue differenze: il modo il organizzarsi per una cena due settimana prima; come socializzare, conoscersi.
Esprimersi anche attraverso le copertine, che sono appunto disegnate da te…
Esserci a 360 gradi era una cosa che mi premeva, farmi attraversare da tutte le cose che circondano le canzoni. È stato un caso quello della copertina, stavamo per uscire con un singolo, ma non eravamo in dirittura d’arrivo. Ho raccontato che disegnavo da sempre e ho utilizzato i miei disegni come copertine, così come ho creato io stessa il logo di Mille. Mi piace che la musica sia il contenitore che faccia poi spingere l’acceleratore sulla parte creativa: anche per quanto riguarda i video, ho voluto che la mia musica fosse messa per immagini; ho proposto così di fare dei video tutti collegati tra di loro. Ciò non significa “faccio tutto io”, ma mettere a disposizione le idee che ho e circondarmi di persone che le realizzino, scegliendo con chi viaggiare in questo percorso.
Quanti singoli di Mille ci dobbiamo aspettare?
Per i più attenti, nel videoclip di Cucina Tipica Napoletana si può capire quanti singoli potranno uscire. Nel video infatti ci sono diverse me con addosso diversi outfit, alcuni già visti nei singoli precedenti, altri nuovi, che indicano quali e quanti saranno gli altri singoli. Sono canzoni più o meno legate e scritte nello stesso periodo, poiché io ho iniziato a scrivere un anno e mezzo fa in italiano, questi brani sono la fotografia di un anno e mezzo di vita.
Come vivi il problema dello stop alla musica? Farai uscire nuovi brani?
Il problema del non fare concerti è un problema concreto, ma io credo che se hai musica da far uscire devi farla uscire, anche perché non c’è un momento propizio. Chi vuole protestare, va bene, lo faccia; chi vuole far uscire musica va bene altrettanto: è una questione personale, ed io non sono in grado di giudicare cosa sia adeguato e cosa no. Io scelgo di far uscire per amor proprio, per tutto il lavoro che c’è dietro, durato più di un anno.
Grazie a Mille
[Foto di Ufficio Stampa]