Calendario dello smartphone alla mano: inizia il nostro viaggio nella musica anni ’70.
Impostiamo l’anno al 1979 e immaginiamo di tornare a quel lunedì 31 dicembre di quattordicimilacentosedici giorni fa per intraprendere un incredibile tour nella canzone degli anni Settanta.
Scanzonati, brilli, incoscienti, indossiamo camicie a fiori, jeans a zampa di elefante, minigonne strette, zeppe vertiginose o sandali rasoterra, con ornamenti artigianali che variano dalle piume, alle conchiglie, alle pietre.
Stiamo viaggiando nella parte posteriore di un furgone aperto, sotto lo sguardo di Madre Natura. Abbiamo deciso di aspettare la mezzanotte in discoteca per lasciarci alle spalle i memorabili anni Settanta celebrandoli con le canzoni del decennio, le cui note saranno gocce di miele che addolciranno il sapore salato delle lacrime di commozione, inevitabili per l’occasione.
Stiamo appunto per salutare un’epoca che, oltre a vantare mode estreme, stravaganze notturne, provocazioni e conquiste, è costellata da nomi che sono entrati mirabilmente nella Storia della Musica.
Dietro le lenti specchiate di occhiali che celano sopracciglia nere, folte e definite, il buttafuori ci lancia uno sguardo di assenso e noi, finalmente, accediamo al locale notturno.
“Noi siamo figli delle stelle, senza storia, senza età, eroi di un sogno;
noi stanotte figli delle stelle, ci incontriamo per poi perderci nel tempo”.
Non possiamo fare a meno d’immaginare di essere accolti dall’intramontabile “Figli delle Stelle” di Alan Sorrenti che, con la sua carica d’energia, ci ricorda che siamo quelli che sognano di cambiare il mondo. Tutti polvere di stelle, senza se e senza ma.
La canzone lascia poi spazio a un sovrapporsi di sintetizzatori e chitarre che improvvisano e discorrono fortemente distorti da effetti eco e di riverbero. Si tratta della breve traccia strumentale dei Pink Floyd, “Any Colour You Like” con la quale sembra che la band ci dica: “You are the master of your universe and your own destiny. Make it any colour you like”.
Non è un caso, gli anni Settanta sono un simbolo della libertà.
Siamo capitati, infatti, in un periodo che concede ancora spazio al sogno e all’amore.
Canzoni anni 70 italiane, non poteva mancare Lucio Battisti
È il momento ora di una quelle canzoni anni 70 italiane che diventerà patrimonio musicale di tante generazioni. Noi che veniamo dal 2018 lo sappiamo bene, perché immancabilmente abbiamo sentito riecheggiare le sue parole laddove ci sia stato qualcuno a imbracciare una chitarra.
Dal fiore, alle rocce, al mare verde, al prato, al mare nero, la “Canzone del Sole” evoca un passato e un’innocenza infantile ormai sfumati.
Lucio Battisti ci fa ballare su note intrise di nostalgia, ma a ricreare un’atmosfera deliziosamente “freak” è l’allegria coinvolgente di un gruppo funk statunitense, che ha rivoluzionato la musica da ballo, pescando dalla tradizione funky e rhythm’n’blues. Stiamo parlando degli Chic.
Ecco che la tipa col carrè dai perimetri lineari e geometrici si alza dalla poltroncina e ricomincia a saltellare e ballare, spinta dalle buone vibrazioni di “Le Freak”, che infonde uno spirito di leggerezza nell’aria. Quest’ultimo viene istantaneamente spezzato da un brano tagliente e pruriginoso, “Pazza Idea” di Patty Pravo, canzone del 33 giri più venduto del 1974, famosa anche in altri Paesi e tradotta in diverse lingue. Il pezzo ci fa empatizzare con una sensazione, un’idea folle. L’autrice parla di un momento intimo col suo attuale compagno che vorrebbe sostituire con un amore perduto, mai dimenticato.
Ma si torna presto a ballare energici e ironici, disinvolti e trasgressivi, sul tema della relazione trilaterale.
Con un trionfo di xilofoni e “Uhhh!” vari, prende in mano la situazione “Il triangolo” che ci racconta di un uomo che, invitato a casa da una donna, trova anche un suo amico ad attenderlo. “Lui non è il mio tipo” canta Renato Zero, e a un primo ascolto del brano non si capisce che problemi abbia il cantante col poligono. Lo preferiva isoscele, o magari scaleno? Ma no! “La geometria non è un reato”, allora: “Ci proverò”, afferma provocatoriamente il cantautore, accettando idealmente un rapporto a tre.
Pian piano, un’altra canzone si distende nell’aria.
Sta lasciando entrare la batteria nel mezzo.
Ora costruisce un grande crescendo.
La sentite questa adrenalina, questo furore?
È la stupenda “Stairway To Heaven” dei Led Zeppelin, una delle più importanti canzoni della storia del rock. Evoca spiriti ancestrali, scenari fantastici e ipnotici. È magia pura, la sintesi della musica anni ’70.
Musica anni ’70, la serata continua
La canzone successiva colpisce dritto al cuore.
Stiamo per ascoltare una delle pietre miliari della discografia di Bowie e della musica anni ’70: la struggente e malinconica “Heroes”, una perla partorita nel periodo più oscuro dell’autore, a Berlino.
La canzone non tratta un amore che scade nel melenso, parla di una rivoluzione. Il muro di Berlino si fa ostacolo fra due amanti, protagonisti di un disperato urlo d’amore, al centro di un mondo diviso.
“We can be heroes, just for a day”, recita l’indelebile ritornello del brano, dando luogo a un inno epico, un concentrato di emozioni e interpretazioni.
Sta incalzando una nuova ritmica.
Possiamo immaginare il barista nell’angolo, indaffarato a preparare cocktail, che cadenza tutto entusiasta ed elettrizzato la sua testa dalla criniera voluminosa e con il ciuffo alto, fonato sul davanti.
La chitarra inizia a scalpitare.
La gente intorno a noi si sta scaldando.
È il momento dei Knack, con “My Sharona” .
Sull’onda dell’immaginaria eccitazione suscitata dal singolo, possiamo renderci conto di quanto le canzoni degli anni ’70 restino ancora semplicemente perfette.
Concludiamo il nostro viaggio nella la musica anni ’70 con l’evergreen “L’anno che verrà” di Lucio Dalla.
Con la sua tipica ironia, ci fa sentire il peso delle tragedie nazionali di un momento in cui l’Italia sta uscendo dagli anni di piombo.
Il Nostro, prestando orecchio alla realtà circostante e traducendola in musica, ci ha donato una melodia capace di unirci tutti nel desiderio di una vita libera e colma di speranze, che non possono e non devono morire.
Ora, dopo esserci fatti coccolare dal binomio “anni 70 musica”, possiamo reimpostare il calendario dello smartphone all’anno 2018, il nostro tour nella musica degli anni Settanta è terminato.
Siete anche voi sopraffatti da un crescente sentimento di nostalgia nei confronti di quell’epoca in cui l’autostop era il modo più cool per girare il mondo?
Vi sentite malinconici?
Colpa della musica e delle canzoni anni ’70.
Foto di SHVETS production: https://www.pexels.com/it-it/foto/donne-musica-giovane-casa-9050187/