In qualche momento imprecisato dei primi anni ‘40, negli street corner di città degli Stati Uniti come New York, Philadelphia, Chicago, Detroit, Los Angeles era possibile ascoltare dei gruppi di adolescenti afroamericani che cantavano senza strumenti, armonizzando parole d’amore e attirando l’attenzione di un pubblico che diventerà negli anni sempre più vasto. Così è nata la musica DooWop: canzoni a cappella, eseguite da voci onomatopeiche, ovvero voci che sostituivano e quindi imitavano il suono degli strumenti musicali (doo doo wop – da qui probabilmente deriva il nome del genere, ma esistono varie teorie), accompagnando la voce principale. Dagli anni ’40 ad oggi il percorso è stato lungo ma estremamente affascinante, regalando agli appassionati di musica tantissime sorprese.
Origini ed evoluzione del DooWop
Ricostruire le origini di un genere musicale è sempre un compito gravoso, ma in questo ambito specifico lo è ancora di più perché, essendo un genere nato per strada, da giovani artisti per lo più indigenti (motivo per cui molti di loro non avevano gli strumenti) e senza alcuna conoscenza del copyright (uno sconosciuto allora), si finì nello stesso grande equivoco del blues: chi ha scritto cosa e quando. Una premessa dirimente sta comunque nel constatare che, come è avvenuto spesso nelle diverse ramificazioni della musica afroamericana degli Stati Uniti, il punto di partenza principale rimane il gospel e lo spiritual, ovvero la musica di natura religiosa. Le comunità afroamericane di quegli anni infatti si stringevano attorno alle chiese, posti sicuri e importanti centri di aggregazione, poiché nonostante l’approvazione dei tre emendamenti nella seconda metà dell’Ottocento (abolizione della schiavitù, diritto di cittadinanza e diritto di voto) queste comunità erano ancora soggiogate dal razzismo, molto più forte e violento negli stati del Sud rispetto a quelli del Nord.
Prime tracce del DooWop
Per avere le prime testimonianze registrate di quello che poi sarà, qualche anno più tardi, riconosciuto come DooWop, dobbiamo tornare alla fine degli anni ‘20, precisamente nel 1928 e 1929, dove prima con Doodlin Back del Triangle Quartette (un brano in cui l’accompagnamento strumentale è presente ma si possono già ascoltare le inconfondibili armonizzazioni tipiche del DooWop), poi con i Mills Brothers (primi riconosciuti ad imitare il suono degli strumenti con la voce) e gli Ink Spots, è evidente che la strada è tracciata. I brani sono costruiti sulle maglie del jazz e dello swing (ma anche del rhythm and blues) con l’accompagnamento di batteria e chitarra, ma nel giro di qualche decennio si libereranno degli strumenti (seppur per un breve periodo), lasciando tutto lo spazio solo alle prodigiose voci dei giovani cantanti.
Prime registrazioni in studio
Sarà verso la seconda metà degli anni ‘40 e gli inizi dei ‘50 che alcune piccole case discografiche indipendenti decisero di iniziare a collaborare e promuovere questi giovani talenti (tra i 16 e i 19 anni) e portarli in studio di registrazione: il primo gruppo DooWop a registrare un singolo furono i Sunny Til and The Orioles, il cui cantante divenne presto una delle star più popolari e il sex symbol del momento. Seguendo le loro orme, i nuovi gruppi vocali, tra cui The Swallows, si specializzarono non solo in ballate romantiche ma anche in un tipo di spettacolo dal vivo molto più vivace e spesso sessualmente esplicito. Il nuovo genere divenne presto il prediletto da esibire nei balli scolastici o alle feste.
Primi cambiamenti
Il nuovo fenomeno musicale si diffuse in maniera rapidissima portando con sé anche i primi cambiamenti: l’introduzione degli strumenti musicali. The Harptones ad esempio registrarono la stessa canzone, My memories of you, prima nel 1954 e poi nel 1956, e le due registrazioni illustrano perfettamente la differenza tra la prima musica DooWop e quella successiva: erano stati introdotti pianoforte, batteria e addirittura il sassofono. La bellissima e popolarissima Sh-Boom de The Chords anche presentava una base strumentale che velocizzava la melodia.
La nuova formula del DooWop
Così nella seconda metà degli anni ‘50 la musica DooWop era ormai consacrata: diventato il genere più appetibile ai giovani, iniziò il suo percorso di ramificazione, fondendosi con il soul, il blues e soprattutto il rock and roll, raccogliendo e incorporando i grandi della musica come Elvis Presley, The Beatles, Beach Boys, The Who, Ramones per citarne alcuni. Tra i tanti meriti del DooWop va ricordato che molti gruppi erano interrazziali e alcuni avevano anche voce femminile, come The Platters.
DooWop e musica pop moderna
Seguendo le tracce della musica DooWop è quindi impossibile non riconoscere l’enorme eco che questo genere ha avuto nella musica in generale e nell’ambito del pop di oggi in particolare. Basti pensare alle boy band: gruppi come i Backstreet Boys, One Direction o addirittura nel KPop con i Big Bang o G-Dragon che si sono spesso esibiti a cappella (anche se non necessariamente); in cantanti solisti come Britney Spears, Bruno Mars e anche Madonna. Tutti loro hanno un legame strettissimo col DooWop, che ne siano consapevoli oppure no, chi lo sa…ma io credo di sì.
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