Domenico Albano, 1991, musicalmente conosciuto con il nome Niko Albano, è un cantautore e chitarrista campano. Autodidatta, istruito dal padre con rudimenti di musica, da dieci anni a questa parte si dedica alla composizione di brani originali, partecipando a Premi e concorsi nazionali, che lo hanno portato a pubblicazioni dai grandi riconoscimenti. Dopo aver vinto il Premio della Critica e il Secondo Posto al Premio Mia Martini con il brano Non Serve Domani, Niko Albano auto produce il suo primo EP, intitolato Cadere, un brevissimo album di tre canzoni, che si intrecciano tra loro per tematiche trattate e melodie musicali pop-folk. È un EP suonato, in cui la chitarra è onnipresente e diventa protagonista di un andamento sonoro incalzante; spinta sull’acceleratore per quanto riguarda la voce, che riflette la grinta ed il bisogno di dover comunicare.
I falsetti ed i giochi di intonazione sono una caratteristica del modo di cantare di Niko Albano: già dal primo brano inglese Forget Your Touch del 2017, si può comprendere la spinta folk che supporta l’iper melodico, marchio distintivo del territorio campano. Non Serve Domani, suo secondo fortunato singolo, è il miglior prodotto dell’artista, che attraverso un ritornello pop ed uno special serrato e ritmato, costruisce l’equilibrio per portare al pubblico una canzone di buona fattura, con un messaggio altrettanto sincero. Niko Albano con l’EP Cadere riprende in parte questi due mondi, ma senza catarsi: il dolore, le difficoltà di un periodo complesso sono inevitabilmente sotto i riflettori; restano sentimenti ancora freschi, che si cantano per esigenza.
Chi è Niko Albano? Qual è stato il percorso musicale che ti ha portato alla realizzazione dell’EP Cadere?
Sono Niko Albano, cantante di giorno, ingegnere di notte: la crisi di identità è dietro l’angolo (ride). Suono e canto da più o meno 10 anni; ho iniziato con un concorso radiofonico per radio Crc, nel format “Fatti ascoltare da radio Crc”. Da lì ho cominciato a suonare live, facendomi conoscere musicalmente nel panorama campano. All’attivo oltre l’EP Cadere, ho tre singoli: Forget your touch del 2018; Non serve domani che ha vinto il Premio della Critica e il Secondo Posto al Premio Mia Martini e Volersi liberi del 2019. Cadere è il primo EP, nasce dopo un periodo di difficoltà, tra impegni e lavoro, ma era un progetto che avevo in cantiere da tempo e solo nel trambusto sono riuscito a portare a termine.
Cosa è cambiato dai primi singoli ad oggi? Quali sono state le influenze che ti hanno aiutato musicalmente e nella scrittura?
Rispetto ai primi pezzi degli anni scorsi, l’EP è più maturo sia dal punto di vista di scrittura, sia dal punto di vista musicale, proprio perché adesso l’esperienza si fa sentire. A livello musicale mi sono staccato dal pop puro, il brit pop di Ed Sheeran per fare un esempio, andando verso uno stile, che poi è quello dell’EP, in cui sono riuscito ad unire il mio pop di background (James Morrison, Paolo Nutini) e la metrica del panorama italiano con gli autori che mi hanno influenzato: Pino Daniele, De Crescenzo, Bennato. Devo dire che anche Ghemon mi ha aiutato molto, soprattutto nel suo approccio alla scrittura, dato che Cadere, il singolo del mio EP ha delle strofe molto incalzanti.
Marzo Gelido è un brano suggestivo, complesso nella sua organizzazione armonica, ma altrettanto orecchiabile e con una forte impronta di verità al suo interno. Cosa si nasconde dietro un Marzo vissuto così?
Marzo Gelido è il brano che ha richiesto più tempo in assoluto rispetto agli altri pezzi. Le tre canzoni dell’EP Cadere sono figlie di un periodo di difficoltà sia privato che musicale, infatti ho scelto di chiamarlo Cadere proprio per la situazione che stavo vivendo, per le delusioni da cui sono riuscito a rialzarmi dopo un profondo lavoro su me stesso e una grande introspezione. Marzo Gelido è la terza traccia e chiude l’EP, ma in realtà segna il momento in cui tutto è partito, perché in questo brano parlo apertamente della situazione di negatività che ho vissuto. A differenza di Cadere, dove è presente la sfumatura di speranza, in Marzo Gelido mi crogiolo nella situazione complessa. Ho scelto come titolo Marzo, dato che per antonomasia è un mese difficile, poi il Marzo vissuto quest’anno con lo stato di emergenza globale ha avuto una complessità ancora maggiore.
Qual è il rapporto di Niko Albano con i social? Quanto ti aiutano nell’instaurare un legame con i tuoi fan?
I social sono una condanna e una salvezza, in questo periodo di lockdown io li ho utilizzati al massimo, per spammare la mia musica: ho iniziato a programmare dirette settimanali in cui suonavo e poi ho lavorato alla campagna di promozione dell’EP, che mi vede unico protagonista, sdoppiato, proprio perché sono la persona che ho più visto e con cui ho dovuto fare i conti durante la quarantena. Penso che avere una buona comunicazione porti a buoni risultati, fidelizzi il pubblico e sia un ottimo contorno per avvicinare le persone alla musica: quindi ritengo che i social siano un ingrediente necessario e fondamentale.
Hai recentemente pubblicato tre medley che uniscono la musica internazionale con quella del panorama campano. Come hai strutturato l’idea di un mix così eterogeneo?
I medley napoletani e inglesi che ho pubblicato sono nati per scherzo: il primo è Otherside dei Red Hot Chili Peppers unito a Senza Giacca e Cravatta di Nino D’Angelo. Ero alla Gaiola, a Napoli, facendo casino insieme ad altre persone, suonando in Si minore e tra i vari ritornelli cantati c’è stata la combinazione Red Hot – Nino D’Angelo; mi è piaciuta molto e noto che è il medley di maggior successo, tra quelli pubblicati. Mi sono poi detto di cercare altro su questa scia, quindi la seconda cover che ho composto vede protagoniste Napul’è di Pino Daniele ed Imagine di John Lennon. Ricordo che all’inizio che suonavo, insieme al mio migliore amico Michele, facevamo i fattorini ad una band; uno dei membri mi raccontò l’ipotesi che Pino Daniele avesse rubacchiato da John Lennon, per assonanze musicali tra i brani. Risuonando Napul’è mi sono poi reso conto che gli accordi combaciavano e ho pensato di suonarle insieme. L’ultimo dei medley pubblicato è tra Napulitan di Jovine e English Man in New York di Sting: un azzardo, che mi serviva per chiudere questa triade, registrata a Bologna. Ho scelto come location il Mostro di Casalecchio perché non mi interessava un luogo in cui dimostrare il mio essere napoletano: io mi sento napoletano ovunque mi trovo, non ho paura di esternare le mie origini né sento il bisogno di nasconderle. Siamo nel 2020, dobbiamo essere contenti di poterci muovere e vivere in città sempre diverse, senza paura di mostrare chi siamo e da dove veniamo.
Immagine: Niko Albano