Playing 4 Time il nuovo ep di Mux: intervista al producer

Playing 4 Time il nuovo ep di Mux: intervista al producer

Playing 4 Time è il nuovo Ep del producer napoletano Gian Paolo Fioretti in arte Mux. Pubblicato dall’etichetta discografica Elastica Records, sempre molto attenta alle produzione elettroniche del Meridione, l’album arriva sei mesi dopo il suo primo lavoro discografico ufficiale ArtificialScape.

L’Ep si compone di 5 tracce strumentali ( Test of Heart, Evening Tide, Sunrise Spring, Awake, Playing 4 Time) che si condensano intorno a uno unico concept: il tempo. Mux descrive e scolpisce attraverso le sue sonorità elettroniche i diversi momenti della giornata. Un invito in musica a riappropriarsi del proprio tempo, a viverlo e sentirlo, liberandosi dalle convenzioni del tempo circolare e cronometrato.

All’interno di Playing 4 Time, intervista a Mux

Come inizia il percorso artistico di Mux? Come ti sei avvicinato alla musica elettronica?

Per prima cosa vorrei ringraziare Eroica Fenice per l’interesse e lo spazio concessomi. Direi che il mio percorso artistico e l’avvicinamento alla musica elettronica sono due elementi inscindibili. Infatti il progetto Mux è nato a cavallo tra il 2015 ed il 2016. Producevo beat “tradizionalmente” Hip Hop già dai primi anni del 2000 (all’epoca il mio pseudonimo era “DjVis”: feci uscire anche un demo dal titolo “Fuego Desaparecido”).

Dopo varie produzioni, esperienze e collaborazioni, ho sentito l’esigenza di muovermi verso altre sonorità, anche perché nel 2009 avevo iniziato a studiare basso elettrico con Mario “4MX” Formisano (Almamegretta), che m’introdusse alla musica elettroacustica, alle sue varie forme compositive, ed al Dub, facendomi così incuriosire verso il mondo dell’elettronica in generale. Nel 2011, insieme ad altri due miei amici, decidemmo di formare un gruppo, gli Ear Injury, con cui ho avuto la possibilità di calcare diversi palchi in giro per l’Italia e di collaborare con artisti nazionali ed internazionali. Grazie a queste esperienze ho sentito la necessità di approfondire e migliorare le mie competenze e così, nel 2013, mi sono iscritto al corso di Musica Elettronica del Conservatorio di Avellino.

Come nasce Playing 4 Time? Qual’è il lavoro che c’è dietro?

Playing 4 Time nasce dalla riflessione del rapporto che oggi ognuno di noi ha con il “tempo”. Sebbene il “tempo” sia la dimensione nella quale si concepisce e si misura il trascorrere degli eventi e all’interno di una composizione indichi il suo andamento/velocità (dunque dei riferimenti oggettivi ed universalmente codificati), allo stesso momento è una percezione soggettiva e strettamente personale, quindi non un sentire rigido e fisso; basti pensare a come negli ultimi vent’anni si sia modificato questo rapporto, anche grazie alle nuove tecnologie. “Prendendo tempo” è la traduzione più fedele del titolo dell’EP. È un invito a riappropriarsi del proprio tempo nonostante si viva immersi in una società frenetica, nella quale vige il culto dell’immediatezza e della velocità, che spinge sempre più l’individuo a divenire automa manovrato dai propri impegni ed angosce, non più libero di scegliere i propri ritmi. La scelta più rivoluzionaria oggi diventa quella di tornare a godere del significato più profondo di ogni frammento che abbiamo a disposizione, riappropriandosi del proprio quotidiano. Gli elementi cardine dell’intero EP, su cui ho incentrato il lavoro compositivo, sono la poliritmia e gli incastri ritmici, tentando di rimanere nella semplicità dell’ascolto.

In cosa si differenzia da ArtificialScape?

Non saprei dare una risposta precisa a questa domanda. Ovviamente sono due lavori nati con modalità diverse e che si pongono obbiettivi differenti; tuttavia l’approccio e la tecnica alle composizioni è stata più o meno la stessa. Sicuramente “ArtificialScape” ha preso forma attraverso delle esperienze e delle percezioni vissute in più momenti ed in diversi periodi della mia vita, quindi ne è risultato un lavoro anche meno immediato è più “pensato”, mentre “Playing 4 Time” è basato principalmente su un’analisi personale ed istantanea, impossibile da racchiudere in un lasso di tempo definito ma che mi accompagna tutt’ora nella vita di tutti i giorni.

Che consigli daresti ai giovani produttori di musica elettronica?

Di approfondire lo studio della musica (non solo elettronica) cercando di sviluppare un proprio linguaggio ed una propria voce. Di prendersi del tempo e non avere la fretta di voler pubblicare tutto e subito. Bisogna imparare a superare le paure e i giudizi esterni, sapendo anche accettare le critiche, senza considerarle dei fallimenti personali. La grandezza/bellezza della musica è questa: non è una competizione, una gara di visibilità, ma è un modo ulteriore per poter comunicare ciò che non si riesce a trasmettere nelle modalità tradizionali, sia ad altri che a se stessi.

Progetti futuri?

Sto lavorando a del materiale nuovo, ma è tutto in fase embrionale. Il progetto a breve termine è quello di portare “Playing 4 Time” live per l’Italia e sto ragionando grazie ai ragazzi di Orchidea Concerti e all’Elastica) sulle modalità per realizzare il tutto, sperando di riuscirci in tempi brevi.

Ringraziamo Gian Paolo Fioretti per la disponibilità concessa.

A proposito di Angelo Baldini

Sono nato a Napoli nel 1996. Credo in poche cose: in Pif, in Isaac Asimov, in Gigione, nella calma e nella pazienza di mia nonna Teresa.

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