Azul è un progetto musicale partenopeo in cui confluiscono essenze di mondi diversi, creando atmosfere poetiche, intimiste e misteriose nel segno di una condivisione globale che trova nell’umanità il punto di partenza e di arrivo per un magico incontro tra diverse sensibilità culturali. Incontriamo la co-fondatrice del progetto, Marilena Vitale, le cui parole descrivono il fascino e la sana ambizione di una band che ha scelto il mondo intero come pura ispirazione per la propria musica.
Azul | L’intervista
Il nome Azul significa “Vieni verso il mio cuore”. In quest’epoca di solitudini digitali, può ancora la musica oltrepassare nuove ed antiche barriere?
Sì, “azul” è un saluto che usano i popoli del deserto, luogo per antonomasia senza confini, dove non puoi che pensare di fare affidamento sull’altro per avere una buona vita e quindi aprire tutto te stesso fino a far arrivare l’altro “verso il tuo cuore”. La musica è solo uno strumento per farlo, per rompere la diversità culturale e farsi trasportare da qualcosa di più profondo che unisce tutto il genere umano.
Ogni cosa può tornare indietro, recitano le parole di Multiverso: esiste un punto di partenza ed insieme di ritorno, per vostre ispirazioni del progetto Azul?
La verità è il punto di partenza e ritorno, come in un cerchio in cui l’inizio e la fine si mescolano. Adesso si scrivono i testi accattivanti, con parole di facile riconoscimento, nomi di città buttati dentro senza esserci neanche mai stati. Se posso dire la mia, tutto questo è fruibile per quello a cui ci stanno indirizzando, la lobotomizzazione emozionale, ma non resta dentro. Non ti cambia la vita. Io voglio strapparmi la pelle da dosso quando ascolto una canzone e solo la verità può fartelo fare.
Nella world music del progetto Azul, il napoletano conquista uno spazio speciale, riverberando tutta la sua magia, così come accade con lo spagnolo, il portoghese e naturalmente l’italiano. In quale lingua riuscite a comporre con particolare immediatezza?
La questione linguistica nel nostro mondo è legata essenzialmente al suono della melodia che ho in testa. Spesso è la melodia che mi dice in che lingua scrivere. Sfortunatamente non parlo l’inglese, altrimenti avrei avuto un sacco di ottime melodie da adattare! Comunque il napoletano è una lingua che uso quando sono molto in contatto con una storia che voglio raccontare, lo spagnolo quando voglio nascondermi e dire delle cose che non direi mai, mentre il portoghese è più misterioso: si fa spazio dentro di me come una richiesta di bellezza.
La vostra band nasce dall’incontro di diverse sensibilità: il cantautorato italiano e sudamericano che ispirano Fede’n’Marlen e la rivisitazione andalusa della tradizione partenopea che è nel cuore del progetto Flamenco Napuleño. Identità marcate, nonostante le analogie, per cui trovare una nuova strada comune deve non essere stato semplice: come ci siete riusciti?
L’idea di Azul è nata per portare uno stile musicale “world’ non come si intende “musica del mondo”, ma musica “dal mondo”. Non tocchiamo radici, ma mescoliamo suoni.
Dietro ogni avventura musicale, è chiaro, ci sono dei musicisti. Chi c’è dietro il progetto Azul?
Attualmente fanno parte di Azul: Dario Di Pietro, con il quale condivido esperienze musicale da un po’ di anni. È uno dei chitarristi più versatili che conosca ed anche il più immaginifico: c’è quasi sempre un motivo dietro la scelta di un riff o di un suono specifico che ha scelto; Emiliano Berti, contrabbassista e bassista ( e ballerino!), amante dei Beatles e della bellezza: non di quei bassisti che ti suonano mille note e ti distruggono la melodia, ma di quelli che trovano i giusti incastri armonici per valorizzarla; e poi ci sono io, Marilena Vitale, alla chitarra e alla voce, che scrivo le canzoni e immagino cose attorno alle canzoni. Nello spirito della world music ci sono l’incontro, la ricerca e l’armonia tra le diversità.
Ci racconti un episodio, avvenuto in studio oppure dal vivo, che trovi sia stato particolarmente importante per il cammino del progetto Azul?
È difficile definire un cammino da un singolo evento, però credo sia stato molto emozionante una sera al Marekà Studio di Napoli in cui siamo riusciti a mettere insieme dieci (pazzeschi) musicisti per fare per la prima volta le prove live di due brani che avremmo registrato il giorno dopo (Scalinatella e Versus). Credo sia stato un bellissimo momento di unione.
Con quali artisti desiderereste collaborare, in un giorno non troppo lontano?
Il mio personale sogno è andare a stare un po’ di tempo in Marocco e poter mischiare la mia vita con quella del gnawa, stile tradizionale di musica del nord del Marocco, trance music, quindi con musicisti gnawa. Prima o poi…
I musicisti del progetto Azul sono palesemente instancabili nel loro viaggio di ricerca verso nuovi scenari: vorreste darci qualche anticipazione sui vostri prossimi lavori?
La vita è troppo imprevedibile per rispondere a questa domanda, cerco di non farlo mai..!
Dove possiamo trovarvi sul web ed in particolare sui social?
Da bravi trentenni usiamo molto IG per comunicare date e novità, quindi azul__band; mentre su tutte le altre piattaforme potete ascoltare il nostro disco e i vari singoli!
Fonte immagine: Ufficio Stampa