Disponibile su tutte le piattaforme digitali il nuovo singolo del cantautore Sampaolo, Tutto quello che manca. Radici, ispirazione e progetti di un cantautore in grado di mettere in musica, con semplicità, tutte le vibrazioni della natura umana
Pierfrancesco Sampaolo, in arte Sampaolo. Orvietano per nascita, romano per scelta, figlio del periodo d’oro della musica, quello a cavallo tra gli anni 80 e i 90.
Due album con il progetto Quinta Istanza, di cui è voce, musicista e produttore. Poi la band blues The Johnny’s Band e il duo Brigitte Bordeaux. Grazie alla collaborazione con Luca Carocci, ora suo produttore, approda a un progetto da solista che gli permette di definire sempre più distintamente la sua cifra musicale.
Una scritta sul muro, Compleanno al Pigneto, Bello ma inutile sono i primi frutti di questo progetto. Il nuovo singolo si chiama Tutto quello che manca, ora su tutte le piattaforme digitali.
Nato dal dolore per la perdita dell’amico e compagno di progetti Maurizio Johnny Volpetti, il brano passeggia con lentezza e grazia in mezzo alla gente, tra le cose che sono intorno, tra quelle che inspiegabilmente vengono trattenute e quelle che, inconsapevolmente, vengono perdute.
Sampaolo la definisce: “Una riflessione disarmante sulla natura umana”.
Un percorso musicale onesto e coerente. L’anima da busker emerge da tutto quello che scrivi e dalla tua immagine.
Grazie. Beh, diciamo anche che tutto questo girovagare porta a spasso anche diversi etti di disagio esistenziale, onesto e coerente anche lui.
Quant’è difficile preservare la propria identità in mezzo alle pressioni della scena musicale?
È abbastanza difficile, perché bisogna cercare di trovare se stessi il più possibile. Come in tutte le cose si fa presto a passare dall’ispirazione all’imitazione. Io cerco, ed è molto faticoso, di fermarmi ancora un pelo prima.
La tua scrittura sa di vita vera, è semplice e densa, artigianale e profonda al punto da intercettare la vita anche dove non si vede.
Beh, forse è proprio quello che dovrebbero fare gli artisti: scovare la vita in ogni cosa, soprattutto in quelle apparentemente banali e quotidiane. Ed è lì che provo maggiore stupore.
Anche la questione artigianale è una modalità che abbiamo scelto, un po’ per necessità urgente un po’ per controtendenza un po’ perché la velocità è sopravvalutata.
Qualche mese fa hai scritto Che te ne frega, dedicata a tua figlia Sofia. Un passo in più verso un cammino personale alla ricerca di dove veramente abitiamo.
E tu hai capito dove abiti veramente?
Eh, ancora no, sia perché fisicamente vivo in due città diverse sia perché il disagio di cui sopra rende irrequieta ogni collocazione, salvo poi sentirne sempre la mancanza. Ma Sofia devo dire che ha dato una bella assestata al tutto.
L’ultimo singolo è dedicato ad un amico scomparso. In Tutto quello che manca in realtà parli di tutto quello che non basta, degli avanzi lasciati in soffitta e del tempo che ci ammazza.
Fra le varie cose che chiunque può vederci, è una canzone sul senso di insoddisfazione, sul non dare valore a quello che abbiamo, che perdiamo di vista per seguire quello che riteniamo ci manchi.
Maurizio Volpetti era il batterista con cui condividevo i Brigitte Bordeaux; il vero Busker era lui in fin dei conti, sempre libero di essere quel che era. Tutto quello che manca l’avevo scritta per i Brigitte ed era uno dei suoi brani preferiti, anche da suonare.
Il tuo percorso è stato fino a qui sperimentale e, almeno così sembra, autentico. Progetti futuri?
Continuare così facendo anche un po’ meglio, se posso. Per questo ringrazio sempre il mio fratello e produttore Luca Carocci, che crede in me molto più di me, e tutti i compagni di viaggio che mi aiutano in questo percorso denso di bellezza e di verità.
Immagine in evidenza: ufficio stampa