Recensione di Ceppeccàt, nuovo album pop della Sossio Banda, formazione giunta ai dieci anni di carriera.
Un ascolto divertente e decisamente intrigante per quanto siano rimarcati i cliché di un certo tipo di scrittura. Parliamo della celebre formazione di Gravina di Puglia condotta per mano da Francesco Sossio Sacchetti: la famosa Sossio Banda che festeggia dieci anni di lunga carriera con un disco, ripeto, assai interessante e ottimamente prodotto. Si intitola Ceppeccàt, che in pugliese significa che peccato oppure c’è peccato!
Di peccati capitali si parla, si parla dell’uomo e della sua vita quotidiana, delle sue debolezze e del suo lato oscuro senza il quale probabilmente non esisterebbero neanche le virtù. La Sossio Banda dipinge tutto questo in sette brani inediti (ovviamente sette come i vizi capitali da cui prendono il titolo) che ci arrivano con piglio popolare, bandistico tipico della cultura pugliese con questa sezione di fiati. Ma anche derive greche, balcaniche, ricorrendo – e questo risulta assai importante – a strumenti appartenenti alla tradizione come tamburi a cornice, ciaramelle, bena, fisarmonica, chitarra e mandola e tutti rivisti e riadattati nella loro voce in una chiave che inevitabilmente ha sembianze moderne… e questo lo si avverte nel canto di Loredana Savino e in quel certo modo forse assai pop di gestire la vocalità, ma anche nella produzione che non tradisce la pulizia delle nuove tecnologie.
Forse ci saremmo saziati con gusto maggiore se tutto il suono e gli arrangiamenti avessero rispettato le tradizioni in modo più didascalico, ma è anche vero che è proprio questa rilettura nel tempo che fa della Sossio Banda un momento elevato della riscoperta musicale delle nostre radici e di tante altre contaminazioni che arrivano via mare. Almeno questo vale per quel che riguarda generi importanti come questo che si distaccano anni luce dal solito abusato pop mainstream.
Paolo Tocco
Immagine: ExitWell