Soundelirio: le antichità rock del futuro

C’è tutto dentro questo esordio. C’è il tempo, la storia, ci sono i grandi dischi, c’è quel gusto favolistico e narrativo del folk, ci sono le voci dai contorni pop, c’è il suono suonato e arrangiato che a tratti sembra analogico… e poi il crossover delle chitarre elettriche, le tinte progressive di follie ed evanescenze, la forma radiofonica e anche quel gusto alternative che a tratti si fa grunge. Che bella prova quella dei Soundelirio dal titolo “Mostralgia”, crasi letteraria tra mostri e algia, che tanto vuol significare quanto si soffre nella propria unicità. Disco a firma del duo marchigiano di Francesco Quinto e Alessandro Tacchini che aspettavamo anche in vinile (degna celebrazione fisica di un lavoro simile)… si torna al passato senza mollare la presa con tutto quel che è a due passi dal futuro.

Iniziamo da questo moniker particolarissimo. Il delirio del suono?

In realtà, non il delirio del suono ma il suono che cura (o vorrebbe curare) il delirio. Delirio inteso come disorientamento dei tempi, dei valori, delle parole, dei sentimenti. Dell’anima. Basta guardarsi intorno. Sembra un romanzo di fantascienza distopico. Tutti arroccati, spaventati e quindi rabbiosi. Tutti in cerca di oasi e confort zone. Nessuno si racconta all’altro per quel che è davvero. E’ la parata delle maschere. E non c’è alcun valore aggiunto in questo. Per noi la musica è bellezza. E dietro ogni bellezza c’è armonia, equilibrio e soprattutto verità. Che poi è la cura per ogni male.

Bella anche la copertina che riprende un po’ il concetto di mostro… anche se dai tratti assai meno inquietanti…

Perché i mostri che raccontiamo e che ci interessano non sono inquietanti. Quelli inquietanti li lasciamo alle cronache o ai reality show. I nostri mostri sono infinitamente autentici, senza pelle, teneri. E per questo interessanti. Il loro ringhio produce poesia perché non reagisce al dolore con rabbia ma lo usa per trascendere. E cercare corrispondenze invisibili. Il “cane-mostro” di Mostralgia è così. Bisogna osservarlo da vicino per rendersi conto che non vuole far paura a nessuno; anzi… la paura è tutta sua…mentre ci osserva spaesato, in un mondo alieno come questo…

Che sia la diversità il vero focus del vostro messaggio?

La diversità intesa come autenticità. Chi è autentico è per forza “diverso”. Diverso dalla massa, dagli stereotipi, dalle etichettature, dalla conformità alle aspettative sociali e mondane. Chi si sforza di trovare e poi esprimere la propria voce sarà sempre e per sempre un outsider ma allo stesso tempo sarà unico. Interessante. Siamo convinti che chiunque, se è davvero in comunione profonda con se stesso, può esprimere un valore aggiunto nell’universo. E il nostro messaggio vuole sommessamente delineare questo.

E se così fosse, questo disco, liriche a parte, in cosa esprime la diversità?

Abbiamo scritto Mostralgia pescando dentro di noi tutto quello che ci piace del rock. E che ci è sempre piaciuto. Lo abbiamo suonato e arrangiato senza alcun pc, tutto in analogico. Tutto quello che si sente nel disco è frutto di strumenti veri e dita martoriate da corde di metallo. Le nostre radici affondano in quel rock suggestivo e un po’ malato dei decenni scorsi. Non abbiamo fatto attenzione al trend del momento. Il sogno dei Soundelirio, del resto, è quello di riuscire un giorno a trovare un suono perfetto e scrivere una manciata di brani “senza tempo”. Ecco la diversità in musica, per noi.

Siamo già nella quinta stagione secondo voi? O siamo già oltre?

La quinta stagione non esiste se non in noi stessi. Se ci arriviamo, se approdiamo nel suo territorio, saremo immuni al gelo dell’inverno e alle calure estive. E’ il luogo dove si ascolta la propria vocazione e si ha il coraggio di seguirla. Chi percorre quella strada avrà sempre qualcosa da dire. E qualcosa da dare. Sta a noi riconoscere e valorizzare coloro che sono nati nella quinta stagione.

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