Il Testamentum Porcelli, noto anche come Testamentum Grunni Corocottae Porcelli, è un breve testo satirico in latino risalente al III-IV secolo d.C. Si tratta di una parodia di un testamento, in cui un maialino, consapevole della sua imminente fine, detta le sue ultime volontà, lasciando le sue parti del corpo a diverse categorie di persone. Questo testo, apparentemente giocoso, offre uno spaccato della cultura popolare e della tradizione alimentare dell’epoca, e ha ispirato, in tempi recenti, il cantautore Vinicio Capossela per la sua canzone “La ballata del porco”.
Il maiale nella cultura contadina: simbolo di abbondanza e sacrificio
Nella cultura contadina, il maiale ha sempre avuto un ruolo fondamentale. Allevato in casa, rappresentava una riserva di cibo preziosa, che garantiva la sopravvivenza della famiglia durante i mesi invernali. La sua macellazione era un evento comunitario, un rito che coinvolgeva parenti e vicini, e che si concludeva con la preparazione di salumi e insaccati.
Questa importanza si riflette anche nel folklore alimentare, dove il maiale compare spesso come protagonista di proverbi, detti e racconti.
Il Testamentum Porcelli: un’antica parodia latina
Contesto storico e autore del Testamentum Porcelli
Il Testamentum Porcelli è un testo anonimo, scritto in latino volgare, che risale probabilmente al III-IV secolo d.C. L’opera è citata da San Gerolamo, che la definisce una filastrocca popolare recitata dagli studenti per divertimento.
Trama e struttura del Testamentum Porcelli
Il testo si presenta come il testamento di un maialino, Grunnio Corocotta, che, sentendosi vicino alla morte per mano del cuoco, decide di dettare le sue ultime volontà. Con un linguaggio che imita quello giuridico, il maialino lascia le sue parti del corpo a diverse categorie di persone: le setole ai calzolai, le orecchie ai sordi, la lingua agli avvocati e ai chiacchieroni, le budella ai cuochi, e così via.
Il linguaggio e lo stile parodico
Il Testamentum Porcelli è una parodia del diritto testamentario romano. L’autore utilizza termini giuridici e formule stereotipate, ma li applica a un contesto assurdo e grottesco, creando un effetto comico. L’opera è anche una satira sociale, che prende di mira le diverse professioni e i vizi umani.
Ecco un estratto:
«E il maiale viene afferrato dai servi il sedicesimo giorno delle calende di Candelora [potrebbe trattarsi della festa pagana dei Lupercalia poi cristianizzatasi e fissata da Giustiniano al 2 febbraio: in questo modo, il sedicesimo giorno precedente, ovvero il 17 gennaio, ben corrisponderebbe all’epoca di macellazione dei maiali], sotto il consolato dei consoli Tegame e Speziato, quando abbondano le verze. E quando egli vide che doveva ormai morire, implorò un’ora di tempo e chiese al cuoco di poter fare testamento. E così chiamò a sé i suoi parenti per poter lasciar loro le sue cibarie (…). Delle mie interiora donerò ai calzolai le setole, ai sordi le orecchie, a chi fa continuamente cause e parla troppo la lingua, ai bifolchi le budella, ai salsicciai i femori (…) ai bambini la vescica (…), ai corridori ed ai cacciatori i talloni, ai ladri le unghie. (…) Carissimi miei estimatori e preparatori, chiedo che con il mio corpo vi comportiate bene e che lo condiate di buoni condimenti, di mandorle, pepe e miele in modo che il nome mio sia lodato in eterno».
La ballata del porco di Vinicio Capossela: un omaggio al Testamentum Porcelli
L’album “Ballate per uomini e bestie”
Nel suo album del 2019, “Ballate per uomini e bestie”, Vinicio Capossela, noto cantautore italiano, riprende il tema del Testamentum Porcelli nella canzone “La ballata del porco”. L’album è un’opera complessa e multiforme, che esplora il rapporto tra uomo e natura, tra civiltà e barbarie, tra passato e presente.
Analisi del testo de “La ballata del porco”
Nella “Ballata del porco”, Capossela rielabora il testo latino in chiave moderna, mantenendo l’ironia e il tono parodico, ma aggiungendo elementi di riflessione sulla condizione umana e sul rapporto con gli animali. Il maiale, simbolo della civiltà contadina e del sacrificio, diventa portavoce di un messaggio di generosità e di condivisione, ma anche di critica sociale.
Così canta Vinicio: «Ma se è destino morire scannati voglio pure farvi beati e che non si butti via niente di una vita in sacrificio per voi (…). Il testamento del maiale lascia a tutti in parti uguali, il testamento del porco che a nessuno vuol fare torto (…). Le ossa le lascio a terra ma solo dopo che han fatto brodo, prima al ricco e poi a chi ha poco, mano mano che scema la carne, finché non ne rimane niente e fa da minestra per il pezzente. Così a tutti lascio in pegno questo mio corpo tondo, in vita disprezzato e immondo, a contrastare il regno del duo che regge il mondo (…): fame e miseria. E così sia».
Confronto tra il Testamentum Porcelli e La ballata del Porco
Entrambi i testi usano la figura del maiale per parlare di temi più ampi, ma lo fanno in modi diversi. Il testo latino usa la parodia legale e la satira sociale per divertire e criticare. Capossela riprende la parodia, ma aggiunge una riflessione sulla condizione umana, sul sacrificio e sulla generosità.
Il Testamentum Porcelli e “La ballata del porco” sono due opere che, pur distanti nel tempo e nel contesto, dialogano tra loro, offrendo spunti di riflessione sulla cultura, sulla società e sul rapporto tra uomo e animale.
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