Tommaso Paradiso e Fabio Rovazzi, la nuova frontiera dei tormentoni estivi

Tommaso Paradiso e Fabio Rovazzi, la nuova frontiera dei tormentoni estivi

Tormentoni estivi, parliamone!

Il contenuto del seguente articolo è ironico, il lettore è dunque gentilmente invitato a non indignarsi e a non prendere seriamente niente di ciò che è scritto.

Sono ovunque, ci inseguono, non c’è modo per fuggirli o anche soltanto evitarli: sono i tormentoni estivi!
Ogni anno, con l’arrivo della primavera, decine e decine di cantanti spagnoli e sudamericani si destano dal sonno letargico per invadere il mercato musicale con le loro canzoni (tutte uguali!) sulla bellezza dell’estate: i balli, gli amori, le passioni…
Li vedi ballare sulle spiagge, sulla sabbia bollente senza alcuna difficoltà. Hanno per tutta la durata del videoclip un sorriso a 32 denti stampato in faccia perché loro non sono persone normali. Una qualsiasi persona normale, in quelle condizioni, suderebbe o inciamperebbe rovinosamente, ma loro no perché non sono umani: sono cyborg creati dall’industria discografica!

Come se non bastassero i vari J Balvin, Alvaro Soler, Daddy Yankee, Luis Fonsi (quello di Despacito, il cyborg latino-americano più potente di sempre), anche l’industria discografica italiana ha deciso di passare al lato oscuro e seguire le orme della musica latino-americana, la più grande fabbrica al mondo di tormentoni estivi preconfezionati. Ci siamo dovuti sorbire Baby-K e J-Ax & Fedez che, per fortuna, non canteranno più insieme per un po’ (speriamo a lungo).

Quest’ultimi tra una ventina/trentina d’anni saranno probabilmente ricordati come gli Al Bano & Romina Power del XXI secolo. Possiamo già immaginare un distopico film di un ormai ottuagenario Checco Zalone, che sulle note di Italiana di J-Ax & Fedez, si indigna con il ristoratore norvegese di turno, reo di non portare rispetto alla cultura italica.
Qualcosa negli ultimi anni, però, è cambiato, l’azione pervasiva e dissacrante del web che, originariamente, avrebbe dovuto contrastare i grandi monopoli industriali musicali, li sta invece cambiando. A poco a poco, il liquame informatico postmoderno sta ricoprendo l’industria, potenziandola, rendendola ancora più pericolosa di prima, creando dei mostri ancora più paurosi: Tommaso Paradiso e Fabio Rovazzi.
Sì, proprio loro, apparentemente innocui ma decisamente più malvagi di qualunque altro cantante.

Tommaso Paradiso, l’uomo vaporwave  dei tormentoni estivi postmoderni

Si presenta come un belloccio, tutto passione e romanticismo. Si narra che sia nato da un amore galeotto tra Jerry Calà e Sophie Marceau (la protagonista de Il tempo delle mele), ma in realtà fonti attendibili-di cui non possiamo svelare il nome- ci hanno svelato in esclusiva che Tommaso Paradiso è nato da un progetto militare segreto di un nucleo della Democrazia Cristiana ancora in vita. Il suo compito è quello di ristabilire l’egemonia culturale del partito ormai estinto.

Ha iniziato a mostrare il suo potere con Completamente nel 2016, ma è stato un tentativo che non ha portato grandi frutti. La svolta è arrivata l’anno scorso con Riccione. Gli anni ’80 sono risorti e sono tornati a prendersi ciò che gli apparteneva. Insieme agli anni ’80 è ritornata la riviera romagnola, troppo a lungo accantonata per altre località moderne e più esotiche.

Paradiso, a colpi di vaporwave, synth anni 80 e amori passionali ha ricreato quelle bellissime atmosfere magiche da Prima Repubblica. Quando a salvarci da stragi, attentati e oscure vicende politiche bastava l’amore. Quell’amore che Paradiso racconta in Questa nostra stupida canzone d’amore, servendosi di simbologie moderne come la nazionale del 2006. Un amore che ci salva dalle tensioni politiche sul nucleare tra l’America e la Corea del Nord perché “La Corea del Nord non potrà fermare tutto questo!”. Viene da chiedersi ma “tutto questo” cosa? Ma l’amore ovviamente!
Non soddisfatto, quest’anno, oltre a Questa nostra stupida canzone d’amore, ha pubblicato un altro singolo, diventato anch’esso un tormentone estivo: Felicità Puttana.

Felicità Puttana è il suo capolavoro postmoderno. Paradiso continua a servirsi di moderne simbologie come il “vocale di 10 minuti” declinandole in forma nostalgica, trasformandole in elementi sempiterni della nostra tradizione. Riesce a vedere del positivo in tutto: nel traffico delle vacanze, nel volante che scotta… Ma la vera chicca è al minuto 4:00, quando la canzone cambia e assume tratti latino-americani:

“Destro, sinistro, ritmo, ritmo
Arriva la parte che preferisco
Il viola e l’arancio sopra le teste
Il corpo che si scioglie col bianco”

Una parte che non sembra avere molta coerenza con il resto della canzone ma non importa, l’importante è che ci sia l’amore.

Fabio Rovazzi, un apparente bravo ragazzo 

Passiamo adesso al secondo pericoloso creatore di tormentoni estivi: Fabio Rovazzi.
Apparentemente è il classico nipotino che le nonne riempirebbe di baci e chili di pasta al forno, ma dietro quella faccia da bravo ragazzo si nasconde un piano malvagio: sostituire tutte le storiche canzoni da baby-dance con le sue.
Fa tanto l’ingenuo dicendo che lui ha scritto Andiamo a comandare per gioco. Non è vero, non fidatevi di lui. È disposto ad utilizzare ogni mezzo pur di diventare il signore indiscusso della baby-dance e la presenza di uomini malvagi come Gianni Morandi (Volare e Faccio Quello Che Voglio) e Al Bano (Faccio Quello Che Voglio) nei suoi video è la conferma del suo piano diabolico. Se non si ferma l’ascesa di Rovazzi il nostro decennale patrimonio storico di canzoni da baby-dance come Gioca Jouer, Un cocomero tondo tondo, Stendi i panni, I due liocorni, la Pesciolino Dance e Io ho una zia che sta a Forlì potrebbe scomparire. La malvagità del suo progetto è testimoniata anche dalla natura ancipite delle sue canzoni, non solo adempiono alla funzione da baby-dance ma funzionano anche da tormentoni estivi. Rovazzi è un pericoloso individuo e va fermato per il bene delle future generazioni!

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A proposito di Angelo Baldini

Sono nato a Napoli nel 1996. Credo in poche cose: in Pif, in Isaac Asimov, in Gigione, nella calma e nella pazienza di mia nonna Teresa.

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