Finalmente, dopo 5 anni, Calcutta ha annunciato l’uscita del suo nuovo album Relax, prevista per il 20 ottobre. Diciamo che di relax se n’è preso parecchio, mentre migliaia di fan aspettavano impazienti; ma ammettiamolo, per le canzoni di Calcutta è sempre valsa la pena aspettare.
Ma chi è Calcutta?
Genio introverso, maestro dell’indie italiano, Edoardo D’Erme, in arte Calcutta, è un cantautore, nato a Latina il 19 aprile 1989. Da adolescente impara a suonare la chitarra da autodidatta e nel 2007 inizia a dedicarsi completamente alla musica. Nel 2009 fonda il duo Calcutta assieme al batterista Marco Crypta; poi, quando nel 2011 quest’ultimo abbandona il progetto, Edoardo mantiene il nome e continua da solo, creando canzoni che sono una perfetta combinazione di Battisti e indie-pop. Nel 2012, con l’etichetta discografica Geograph Records, esordisce con il suo primissimo album Forse… mentre, nel 2015, esce il suo secondo album con la Bomba Dischi, Mainstream: con questo raggiunge finalmente un pubblico più vasto. Passano tre anni ed Edoardo dona finalmente un nuovo album: Evergreen, album che lo consacra come re della nuova scena cantautoriale indie italiana; nel 2019 Calcutta pubblica una versione aggiornata di Evergreen con l’aggiunta di brani inediti e poi, dopo un breve tour italiano, silenzio stampa. Infatti, ad eccezione di qualche collaborazione, Edoardo torna ufficialmente nel mondo il 22 maggio 2023 con l’annuncio del suo prossimo tour che avrà inizio questo dicembre.
I testi delle canzoni di Calcutta, a volte dal tono lievemente malinconico, sono sempre tratti da esperienze personali che, attraverso metafore, più o meno percepibili al primo ascolto, e uno stile di linguaggio diretto, creano melodie che passano da ritmi allegri a ritornelli sorprendentemente tristi. In definitiva, Calcutta è uno degli artisti indipendenti più affermati nel panorama dell’indie italiano, il primo del suo genere ad aver organizzato un concerto live in uno stadio, a Latina, e su un palcoscenico rilevante come l’Arena di Verona.
Ecco un piccolo viaggio nelle canzoni di Calcutta più amate di sempre
1. Cosa mi manchi a fare
Cosa mi manchi a fare è letteralmente la canzone che ha consegnato Calcutta nelle mani del pubblico italiano, seconda traccia dell’album Mainstream. Le parole del brano sono estremamente semplici eppure assolutamente d’impatto. È normale, al primo ascolto, pensare che sia completamente priva di senso; tuttavia, Edoardo non scrive mai una sola parola che non abbia un significato ben preciso. Se le varie strofe, infatti, ci strappano anche un sorriso con quei «Ricordami le olive sono buone/Mi prenderò un gelato con il tuo sapore/Ti strapperò la faccia se non mi dai il cuore» – anche qui, ogni singolo verso non manca di valore come, ad esempio, per il gelato al sapore dell’amata che mangia per riempire il vuoto dentro di lui – il ritornello è un chiaro inno alla tristezza e alla disillusione; per quanto l’io-narrante voglia fare l’orgoglioso, quello che se ne frega della fine della relazione, ammette, senza giri di parole, che sarà difficile reimparare a vivere senza di lei: «Ma non mi importa se non mi ami più/E non mi importa se non mi vuoi bene/Dovrò soltanto reimparare a camminare/Dovrò soltanto reimparare a camminare/Se non ci sei tu». Cosa mi manchi a fare è, indubbiamente, tra le canzoni di Calcutta più amate di sempre.
2. Hübner
Tra le canzoni di Calcutta, Hübner, settima traccia di Evergreen, si classifica in assoluto tra le preferite di molti. Il ritornello, per quanto ritmato, è molto smielato e il suo significato va ricercato proprio nel titolo della canzone. Dario Hübner, infatti, è stato un attaccante del Brescia a cui, nel 2001, vennero fatte due offerte estremamente allettanti, una dal Venezia e l’altra dall’Inghilterra ma Hübner le rifiutò entrambe per entrare nel Piacenza e se inizialmente la scelta del giocatore non fu assolutamente capita dai fan, successivamente fu proprio lui a spiegarla: Piacenza è più vicina a Crema, città dove viveva sua moglie. Ed ecco perché nel ritornello Calcutta afferma che «In questo mondo che pieno di lacrime/Io certe volte dovrei fare come Dario Hübner/E non lasciarti a casa mai a consumare le unghie» – in sostanza l’autore ragiona sul fatto che, spesso, il lavoro lo porta lontano da casa, dai suoi affetti e che forse, a volte, sarebbe meglio fare come Dario Hübner e riconnettersi all’amore piuttosto che continuare a seguire, incessantemente, la strada del lavoro. Sarà forse questo il motivo delle varie interruzioni tra un album e l’altro?
3. Del verde
Del verde, tratta anch’essa dall’album Mainstream, rientra probabilmente a pieno titolo tra le canzoni di Calcutta più melense di sempre. Edoardo, anche qui, riesce ad essere il paladino dei cuori malinconici e del non detto, riuscendo comunque a dire tutto quello che serve per emozionarci, sempre. Il brano tratta di un amore estremamente potente a cui l’io-narrante non ha intenzione di rinunciare, un amore che si distacca dalla realtà cittadina odierna per rifugiarsi nel mondo della natura, quasi bucolico. Il narratore non accetta di perdere l’amata, farebbe di tutto per ricongiungersi a lei, anche solo per una notte: «Ti presterò i miei soldi per venirmi a trovare […]/Ci vorrebbe una notte […] per ricominciare». Tuttavia, il punto più alto del climax si raggiunge al verso «Vestiti da Sandra che io faccio il tuo Raimondo» in cui l’autore paragona i due protagonisti della canzone alla COPPIA per eccellenza, l’emblema dell’amore italiano: Sandra Mondaini e Raimondo Vianello. L’amore in Del Verde è puro, semplice ed essenziale.
4. Paracetamolo
Paracetamolo, seconda traccia di Evergreen, sembra, apparentemente, rientrare tra le canzoni di Calcutta completamente nonsense. Eppure, se quel «Lo sai che la Tachipirina 500/Se ne prendi due diventa 1000» nasce da una spiritosa conversazione tra Edoardo e una sua amica che si chiedeva quanta Tachipirina assumere, in realtà ha un vero e proprio significato nascosto: il Paracetamolo, comunemente conosciuto come Tachipirina, ha come uno degli effetti collaterali quello di influenzare a breve termine l’intensità delle emozioni di conseguenza, prenderne due sarebbe come raddoppiare la potenza del suo effetto sui sentimenti dell’io-narrante: «E adesso che mi prendi per la mano vacci piano/Che se mi stringi così/Io sento il cuore a mille». E quindi non importa dove, ma con chi, «Se siamo in metro o in treno non mi importa», l’amore è rischioso sempre.
5. Sorriso (Milano Dateo)
Sorriso, meglio conosciuta come Milano Dateo, è tra le canzoni di Calcutta che fanno parte della versione aggiornata dell’album Evergreen. Se solitamente è Frosinone la città che fa da padrona nei testi di Edoardo, qui c’è una Roma che resta in sordina mentre Milano predomina. Non si capisce bene a chi si stia veramente riferendo Calcutta, se a un’amica o a un amore, data l’alternanza dei versi con all’inizio «Cara amica mia promettimi», per poi passare a «Ti prego amore mio promettimi» e concludere con un incerto «Ok va bene dai promettimi». Quel che è certo, però, è che lui ci tiene che il suo ricordo resti acceso nella mente della ragazza, anche a distanza di anni «Se qualcuno poi ti parla di me, parla di me/Un sorriso ti spaccherà in tre» – per la precisione gli anni sono due, due anni in cui non la bacia: «Manca un’ora e arriva il lunedì/E non ti bacio da due anni». Per quanto confuso possa apparire il testo, ci trasmette ugualmente una potenza assurda.
Bonus track!
Passando un attimo alle (non esattamente) canzoni di Calcutta, bisogna ricordare che Edoardo ha scritto testi per vari artisti come, ad esempio, Fedez, J-Ax, Nina Zilli, Elisa e, in particolare, Francesca Michielin. Soffermandoci su quest’ultima non si può non pensare alla canzone Io non abito al mare, tratta dal suo terzo album 2640, uscito nel 2017. Il pezzo è stato presentato dalla Michielin con le seguenti parole: «Questo è un brano che esalta la difficoltà di comunicare, la differenza che c’è tra sentire ed ascoltare, gli ostacoli in mezzo alle nostre parole. Pur nella tensione di un mondo di relazioni forzatamente passionali, c’è voglia di abbracciarsi, di non avere paura di mostrare quel lato del sentimento che è pura tenerezza» e non c’è dubbio che i due autori siano riusciti al meglio nel loro intento: la ballata ci riporta all’essenza dei sentimenti; Francesca ed Edoardo ci cullano attraverso la melodia e il testo estremamente coinvolgenti. Nonostante la canzone sia nell’album della Michielin è fuori dubbio che la performance che coinvolge entrambi gli artisti all’arena di Verona sia la più bella in assoluto.
In definitiva, indagare sui significati nascosti del linguaggio criptico delle canzoni di Calcutta rischia di farci cadere in una lettura troppo profonda e, in realtà, anche un po’ inutile, che smorza il piacere di ascoltare i suoi brani. Edoardo ci ha fatto prendere treni, aerei e metro e, dopo tanta attesa, non vediamo l’ora di scoprire cosa ha in serbo per noi con il suo nuovo album Relax!
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