Discesa degli Inferi con Visit Campi Flegrei

Visit Campi Flegrei

Visit Campi Flegrei (qui) accompagna i suoi  viaggiatori in uno dei sentieri di trekking più affascinanti nei Campi Flegrei, conosciuto da molti come la “Discesa degli Inferi”.
L’escursione parte dalle pendici del Monte Nuovo, nato con l’ultima eruzione dei Campi Flegrei, risalente al 1538, per arrivare in cima, attraversando la pineta e la macchia mediterranea che circonda la zona delle fumarole, per scendere poi alle sponde del Lago d’Averno, situato all’interno di un cratere vulcanico di 4000 anni fa. Il Lago d’Averno è considerato da Dante come l’ingresso agli Inferi perché si racconta che in passato le sue acque esalassero acido carbonico e gas che non permettevano la vita agli uccelli. Da qui il nome “Avernus”, dal greco “Aornon”, luogo senza uccelli.

Discesa degli Inferi, l’escursione naturalistica tra incanto e mistero con Visit Campi Flegrei

La terra campana è un palcoscenico naturale tutto da scoprire, incastonato in un’atmosfera suggestiva che è baciata quasi sempre dal sole. Gli scorci panoramici che offre sono solenni e di grande impatto per il cuore di chi ha voglia di mettersi in cammino e lasciarsi sedurre dalla loro immensa bellezza.
Basta qualche passo attraverso il bosco di querce dei Campi Flegrei per irrobustire le nostre radici e sentirci più saldi, più forti, e per avere il nutrimento necessario ad avanzare in stretta connessione con Madre Terra. L’entusiasmo e l’energia scandiscono il ritmo delle passeggiate sollecitando ogni senso tra il profumo degli eucalipti, la freschezza e la purezza dell’aria, oltre a tutto il buono che la natura offre da toccare e assaporare.
La Discesa degli Inferi appare come un luogo stregato in cui meraviglia e cultura si sposano in un turbinio di emozioni innescate da uno scenario d’incontestabile bellezza, puntellato da lecci, salici bianchi, cannucce, salicornie, ginestre, pini marittimi, pesci, gabbiani, molluschi e antiche rovine, come il “Tempio di Apollo”, che è una grandiosa sala termale sita lungo la sponda orientale del lago.

Ammirare il lago al calar del sole è come assistere a un’allucinazione dalle tinte oniriche. Si trascende il reale con Visit Campi Flegrei.

Mossa da non so quali fili invisibili, personalmente, al tramonto ho preso istintivamente le cuffie dallo zaino per lasciarmi cullare da quel famoso leggero arpeggio orientaleggiante di Ghigo che apre la canzone “Fata Morgana” dei Litfiba. La voce di Piero Pelù mi ha trascinata negli angoli più reconditi della mente generando immagini casuali, confuse, costellate di labili illusioni. La potenza della batteria e dei riff di Ghigo, poi, mi hanno fatto trovare l’uscita d’emergenza che mi ha ricondotta alla realtà. 

Fata Morgana ha già cambiato ogni profilo
Aspetto a parlare prima che l’illusione si sia mossa

Ogni singola parola di questa strofa ribolle ancora nel sangue.

C’è d’inquietante che, nei meandri del web, ho avuto modo di leggere che il Lago d’Averno, negli ultimi secoli, è stato oggetto di studio per l’effetto ottico, definito “Fata Morgana“, che si presentava sul suo specchio d’acqua. Si tratta di un miraggio, creato da una serie di riflessi e rifrazioni della luce, che distorcono l’immagine degli oggetti presenti all’orizzonte. Questo ha alimentato leggende secondo le quali la fata Morgana della mitologia celtica inducesse i marinai a credere di essere nei pressi di castelli “volanti” apparsi sotto forma di visioni, per attirarli a sé e ucciderli.
Posso giurare che le acque scure e immobili del Lago d’Averno serbano ancora l’aura misteriosa di un tempo e la Discesa degli Inferi è consigliatissima agli amanti della natura e del mistero.

Fonte immagine per il tour di Visit Campi Flegrei: Chiara D’Auria

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A proposito di Chiara D'Auria

Nata e cresciuta in Basilicata, si laurea in Filologia Moderna presso l’Università Federico II di Napoli. Scrive per abbattere barriere e scoperchiare un universo sottopelle abitato da anime e microcosmi contrastanti: dal borgo lucano scavato nella roccia di una montagna avvolta nel silenzio alle viuzze partenopee strette e caotiche, dove s'intravede il mare. Scrive per respirare a pieni polmoni.

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